di Laura Gorini - Alzi
la mano chi non ha mai canticchiato sotto la doccia o in macchina
Dammi
tre parole, sole cuore amore... Sì,
lo splendido tormentone Tre
parole,
interpretato dalla cantautrice Valeria Rossi che è stata
recentemente tra le protagoniste del programma Ora
o mai più.
Valeria con professionalità e dolcezza ci parla di sé e dei suoi
nuovi progetti. L'intervista di Fattitaliani.
Valeria, è passato un po’ di tempo oramai, che
ricordi hai in particolare dell’anno 2001 in concomitanza con il
successo strepitoso di Tre Parole?
Il 2001 ha rappresentato un anno forte, di grandi
stravolgimenti storici, politici e, quindi, di costume, è stato,
infatti, l’anno dell’abbandono della lira a favore dell’euro,
dell’attacco alle Torri Gemelle di New York, della discesa in campo
di Berlusconi. Gli italiani hanno vissuto quell’estate cullati
dalla melodia della mia canzone senza accorgersi totalmente del
grande cambiamento che stava attraversando il Paese. E forse anch’io.
Io ero in studio a completare il mio primo disco con Liliana e
Giulio, i produttori dell’album (e i vari professionisti che si
avvicendavano agli strumenti), ne uscivo solo per calcare e
condividere i grandi palchi con i big della musica, con la
straordinaria opportunità di rubarne i segreti.
Se non ricordo male, questo brano al tempo è
stato dapprima escluso dal Festivalbar,
ma in che modo poi è stato portato alla ribalta pochi mesi dopo? Ti
ha sorpreso ciò?
È stato subito chiarito come siano imprevedibili
le strade della musica, è necessaria tanta pazienza ed una
perseveranza sovrumane per portare avanti i propri progetti di vita,
non è ammessa nessuna distrazione, un po' come per i calciatori di
serie A. La casa discografica lo propose a Salvetti Junior, il patron
del Festivalbar, il quale lo rifiutò, senza poter prevedere che
sarebbe stato il maggior successo dell’estate e dovendo quindi
richiamarmi in corsa. Quell’anno Tre parole
vinse il Festivalbar
ma la canzone non compare nella compilation ufficiale, era stata già
stampata prima della finale. Come vedi, il mio è stato, e lo è
tuttora, un percorso contraddistinto dall’anomalia, ciò conferma
che la musica, così come il destino di ciascun individuo, il più
delle volte, prende strade che la ragione non conosce.
Qual era il suo maggiore punto di forza, secondo
te?
Tre parole è un brano che
ha la forza del “classico senza tempo”, ovviamente perchè non lo
so, posso dire che contiene in sé la doppia faccia della vita, ossia
la gioia e la malinconia, a braccetto tra loro. Infatti, è stata lo
spunto per un film bellissimo di Daniele Vicari che lo ha usato come
climax nel suo film “Sole cuore amore”.
Credi che se fosse uscito oggi avrebbe riscontrato
lo stesso successo?
Non si può dire, certo è che ora i tempi di consumo
delle cose sono molto veloci quindi è difficile apprezzare cose che
non rientrano immediatamente in canoni standard.
Parlando di te invece, cara Valeria, come e in che
modo ti sei avvicinata alla musica, e in particolare al canto?
Iniziavo a cantare nel momento in cui avevo
difficoltà a parlare. Il canto è sempre un modo per definirsi, lo
usano anche gli uccelli in natura per dire che ci sono. È stato un
mezzo a cui aggrapparsi per trovare un’identità, non ne ho più
bisogno, ora ho un rapporto di piacere con la voce. A partire dal
liceo, ho lasciato gli studi di pianoforte ed iniziato quelli di
voce, prima nelle scuole di musica poi affiancata da tanti maestri,
ho iniziato con il canto jazz, la mia passione.
E che cosa ci racconti della tua esperienza sotto
la guida della maestra Orietta Berti?
Avere a che fare con una persona di tale caratura è
una benedizione, Orietta è perfetta, è presente ed equilibrata,
generosa ed attenta. Le persone lo avvertono anche a livello
inconscio, infatti è amatissima e richiestissima. Con lei non c’è
nemmeno bisogno di tante parole, la sua presenza è talmente positiva
che ti riempie. Negli Anni Sessanta lei già cantava a Sanremo, è
l’incarnazione della voce, allo stesso tempo è un modello da
seguire in quanto una professionista che si tiene sempre allenata,
non si dimentica di avere un ruolo ed è fedele a sé stessa.
Secondo te, perché è un’idea così diffusa che
il pubblico se un artista esce, anche solo momentaneamente, di scena
pensa che non stia facendo più niente, anche se in realtà non è
così?
Gli italiani hanno una forte inclinazione per il
melodramma, tendono ad identificarti con il tuo personaggio artistico
per cui non esisti se non in quella forma quindi se non sei nello
schermo in realtà stai solo aspettando di esserlo, come un
personaggio triste relegato in un angolo in attesa che si accendano
le luci, è una dinamica pericolosa e piatta, mono-dimensionale,
direi, noi tutti dovremmo impegnarci a cercare di leggere le cose
meno superficialmente ed empatizzando di più, anche rispetto a noi
stessi prima che rispetto agli altri.
Vedremo Valeria Rossi impegnata in qualche
progetto imminente? Se sì, ce ne vuoi parlare?
Dal punto di vista musicale è previsto il lancio del
brano La gente non parla con
il supporto di Universal, ma quello è già fatto; le canzoni sono
come i figli, una volta scritte ed indirizzate, vanno per la loro
strada ed è difficile fare scommesse sul loro destino, a me
interessa sempre di più quello che sto costruendo di giorno in
giorno, ho tante passioni, la lettura, la scrittura, la relazione
sociale costruttiva, è da qui che nascono idee nuove.
Vuoi salutare il pubblico dando qualche consiglio
mirato a tutti i giovani che ci leggono, desiderosi di intraprendere
la carriera musicale?
L’unico consiglio che mi sento di dare è quello di
individuare qualcuno più avanti di te e di seguirne l’insegnamento
per un bel po' prima che arrivi il momento di lasciare andare le cose
come devono.
Intervista a Lisa
Intervista a Lisa