Intervista a Giancarlo Passarella, giornalista e scrittore


di Laura Gorini - Io, quel ragazzino che non si sentiva accettato, che stava in un angolo e mangiarsi le unghie...

Era un ragazzino timido che non riusciva a farsi accettare dai suoi coetanei. Poi, l' amore per la musica e per la scrittura lo ha aiutato a uscire da quel bozzolo ed è diventato un bravissimo giornalista, oltre che il presidente dell' Associazione Ululati dell' Underground e ideatore del giornale online Musicalnews.com, diventato ben presto uno dei portali più letti dal punto di vista musicale. Lui, Giancarlo Passarella, oltre a essere un grandissimo professionista, è anche un uomo dotato di una spiccata sensibilità. Ed è anche in nome di essa che ha dato alle stampa un paio di anni fa al libro Dolore No-te del quale ci parla in questa chiacchierata a cuore aperto...
Giancarlo, giornalista, presidente dell'Associazione Ululati dell' Underground e direttore di Musicanews.com, com’è nata l’idea di scrivere un libro?
Innanzi tutto, è bene precisare che Musicalnews.com non ha una direttore: infatti è l’espressione di una associazione culturale senza scopo di lucro (ed infatti sul sito non esiste pubblicità di alcun tipo) ed io di quella associazione sono il presidente. Quindi il mio reale ruolo per Musicalews.com è quello di coordinatore giornalistico! L’idea di scrivere Dolore No-te nasce dal mio voler dire grazie allo staff medico che ruota attorno all’onlus Vincere il Dolore: in particolar modo alla struttura interdisciplinare di Terapia del Dolore presso l’Ospedale Palagi di Firenze, diretta dal dottor Paolo Scarsella.
Come sei diventato scrittore?
Prima di Dolore No-te, mi ero occupato solo di realizzare libri di musica: di qualche mese prima è infatti Con questa faccia qui, dedicato all’analisi di ben trenta canzoni della produzione di Luciano Ligabue ed in precedenza avevo realizzato libri su un solo argomento musicale, ovvero i Dire Straits, di cui dall’Ottobre del 1983 dirigo il club Solid Rock.. Dolore No-te pertanto è una rivoluzione per la mia vita (personale e professionale) e lo dovevo fare, perché con la Terapia del Dolore sono rinato, mi muovo, cammino e ho buttato via un sacco di medicine .
E l’idea di scrivere proprio questo libro?
Mi sono chiesto come potevo dire grazie ed in modo tangibile a chi mi stava curando e contemporaneamente cercavano di dare dignità al loro sconosciuto percorso lavorativo: gli ho perciò proposto di intervistare chi conoscevo e che aveva il coraggio di raccontarmi una pagina importante della propria vita.
Si dice che la musica sia la più astratta delle arti, ti ricolleghi in qualche modo al vecchio discorso del collegamento fra musica e pittura nell’arte della fine del XIX secolo?
Non solo, e grazie alla frequentazione del dottor Scarsella, mi sono trovato a collaborare a cinque suoi convegni medici, dove il mio apporto (anche come relazioni) era basato proprio sui benefici dati dalla musica e dal vivere in simbiosi con la natura. Per questa abbiamo trattato della sincronicità, partendo dalle intuizioni filosofiche di C.G. Jung per arrivare a quelle musicali di Sting, con o senza i Police. E come scordarsi del bel convegno di due anni fa (con Alessandro Bottacci, allora responsabile forestale a livello ministeriale sulla biodiversità) che abbiamo realizzato all’Isola di Capraia? Il sottofondo musicale in quella occasione ci è stato fornito da Madre Natura.
C’è un collegamento notevole in questo libro con il tuo lavoro da giornalista trattandosi di interviste, è così?
C’è un forte nesso, perché Dolore No-te (oltre a tre dotte introduzioni mediche) presenta interviste a ben ventidue persone che ruotano attorno al mondo della musica, le quale hanno il coraggio di confessare come hanno vissuto e superato una fase dolorosa della loro vita ed il dolore poteva essere cronico, semplicemente fisico, ma anche culturale, storico, religioso e con le consequenziali somatizzazioni!
Quale fra gli artisti intervistati è il tuo preferito in assoluto e che hai fortemente auspicato intervistare?
Non esiste una risposta a questa tua arguta domanda, perché ciascuna intervista ha posto al centro la persona e la sua fase dolorosa, non considerando se una malattia era più grave dell’altra, ma nemmeno la notorietà del personaggio. A tutti poi è stato dato lo stesso spazio, lo stesso numero di domande e sono rimasto perciò democraticamente avvinto da tutti, ma indubbiamente la storia della malattia che colpisce la cantautrice Marydim in viaggio di nozze, risulta sarcasticamente anacronistica al punto giusto. Quasi fosse una trama di un film!
Hai mai pensato di poter sviluppare una vera e propria “storia” a livello narrativo in qualche tuo futuro romanzo?
L’idea mi è balenata nella mente, ma il problema è il tempo: gestire l’associazione Ululati dall’Underground ed un sito come Musicalnews.com, sono attività che portano via ore ed ore ogni giorno e non mi paga nessuno! Ed infatti mi devo trovare altre cose da fare per guadagnare la pagnotta.
Il fatto di parlare del dolore in questo libro, è come dire un tentativo di “esorcizzarlo”?
Questa è un primo effetto! Citando un proverbio napoletano, ti dirò che un problema è come un cubetto di ghiaccio: basta prenderlo in mano e si comincia a sciogliere!
Come mai la scelta in particolare di trattare il tema del dolore?
Mi ci sono trovato dentro totalmente, perché non ti ancora detto come ho conosciuto il dottor Paolo Scarsella. Cercavo di curare i problemi di sciatica che ho ereditato dal ramo materno della mia famiglia, quando ho letto sul televideo Rai che la Regione Toscana aveva stipulato una convenzione per la cura di alcune malattie, tramite l’agopuntura, l’algologia e veniva citata appunto la Terapia del Dolore.
L’ho contattato, ho fatto la prima seduta (mutuabile!) e piano piano mi sono avvicinato al suo modus operandi.
Quale credi che sia oltre la musica un’ottima cura per superarlo e/o esorcizzarlo appunto?
Pensa a quante volte abbiamo detto/pensato che una canzone ci faceva sentire bene o un disco era quello giusto per tirarsi su di morale. Ora tutte queste infantili intuizioni, hanno una spiegazione scientifica e si parla di dopamina liberata dal nostro interno, piuttosto che di frequenze dei suoni che rendono l’intero corpo in piena sintonia.
Per quanto ti riguarda nella tua vita personale invece, quando e come hai deciso che saresti diventato un giornalista?
A 10 anni ho scritto il mio primo articolo che è apparso su un settimanale valtellinese, visto che vivevo a Sondrio. Ero molto timido, chiuso in un mio mondo e solo tramite la scrittura (e poi la conduzione radiofonica) sono riuscito a crearmi il mio percorso: quando incontro i miei compagni delle Elementari o delle Medie (ma anche delle Superiori), molti stentano a credere che io sia quel bambino che stava in un angolo, si mangiava le unghie e non veniva accettato dagli altri.
E la scelta di buttarti a capofitto sull’argomento musica?
Uno zio paterno (che lavorava in Svizzera) venne a trovarci per le vacanze di Natale e mi regalò un registratore che aveva costruito lui: c’era anche la radio e mi misi ad ascoltare i programmi specializzati in anteprime musicali (trasmettevano dal Lussemburgo, piuttosto che da Londra) e rimanevo ore a sognare su chi fossero. Nei mesi successivi quelle canzoni arrivavano in Italia (e molte venivano coverizzate) e cominciavo così a capire come venivano recensite e promosse, anche in modo diverso da come la pensavo io. Iniziai dunque a scrivere su dei quadernoni le mie personalissime recensioni.
Qualche altra opera letteraria e/o nuovo progetto imminente?
Stiamo pensando seriamente (con il dottor Scarsella) di dare un seguito a Dolore No-te: non credo sarà un semplice vol. 2 (quindi con solo altre interviste), ma mi piacerebbe raccontare anche dei cinque convegni medici che abbiamo fatto in questi anni.

Fattitaliani

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