di Mario Setta - SULMONA - Durante la seconda guerra mondiale (1940-1945), al Campo fu
assegnato il n. 78 e divenne luogo di detenzione dei prigionieri alleati
anglo-americani, catturati prevalentemente nella campagna d'Africa.
Secondo una
mappa del settembre 1943 pubblicata da The
Red Cross and St. John War Organization i prigionieri di guerra (POW, Prisoner Of War), detenuti nei campi di
concentramento italiani erano più di centomila. Lo storico inglese Roger Absalom, il maggiore esperto sui
prigionieri di guerra alleati in Italia, parla di circa 80.000 prigionieri
alleati in Italia. Al Campo 78 ve n’erano oltre tremila. Dopo l’8 settembre,
con l’occupazione tedesca, parecchie centinaia fuggirono e si incamminarono a
piedi verso sud per raggiungere i compagni dell’esercito alleato, altre
centinaia furono accolti dalle famiglie sulmonesi e abruzzesi e aiutati a
nascondersi, alimentarsi, difendersi dai rastrellamenti. Si tratta di una delle
pagine più belle di solidarietà umana, passata alla storia come “Resistenza
Umanitaria”.
1. La descrizione del Campo di
JOHN ESMOND FOX, nel 1942: “E’ strano rilevare come uomini di varia estrazione sociale, diversi per
lingua e costumi, credo e razza, imprigionati insieme per qualche crudele
capriccio del fato, dominati con la forza, privati e spogliati della propria
individualità e ridotti al solo comune denominatore di esseri umani, siano
capaci di gettar via l’orgoglio e il pregiudizio per un legame di amicizia,
trovando uno scopo di vita e lottando contro un comune nemico.”
(J. E. Fox, Spaghetti and Barbed Wire tradotto in italiano con
il titolo Spaghetti e filo spinato)
2. Per molti prigionieri l'ambiente e il clima culturale
della classicità latina servono ad alleviare le sofferenze della prigionia. In
quest'ottica, infatti, DONALD I. JONES
sembra quasi aggrapparsi ad Ovidio
per farne un modello ed un maestro di vita. Sotto l’aspetto della vita
quotidiana fa notare che il regolare invio dei pacchi della Croce Rossa, che si
aggiungevano alle insufficienti razioni italiane, permise loro di sopravvivere nel periodo tra l'ottobre del 1942 e il
settembre 1943 a Sulmona, concludendo “ed eravamo in buona salute.” (D. Jones, Escape from Sulmona, Fuga
da Sulmona, ed. Qualevita, Torre dei Nolfi 2002)
3. JOHN FURMAN, trasferito a Sulmona dal Campo n. 21 di Chieti,
scrive:
«Partii
con un convoglio il pomeriggio del 23 settembre; e circa due ore dopo arrivai
in un campo, cinque miglia a nord di Sulmona. Lì ci ritrovammo con gli amici
partiti coi convogli precedenti, e ci affrettammo a farci descrivere tutti i
particolari delle fortificazioni del campo, che erano riusciti a osservare. Un
certo numero di ufficiali - compreso all’incirca fra dieci e cinquanta - aveva messo
in atto un piano di fuga la notte precedente. Le sentinelle vi facevano la guardia,
armate di torce e di altri mezzi anche più offensivi. Al di là del recinto
esterno, erano piazzate le mitragliatrici con un buon campo di tiro.»
(John Furman, Be not fearful, in
italiano Non aver paura,
Garzanti, Milano 1962).
4. WILLIAM SIMPSON non
metterà piede nel campo di Fonte d’Amore, perché poco prima di arrivare, salta
dal camion e si dà alla fuga. Racconta: «Quando svoltammo dalla strada principale… Afferrai
una barra sopra la testa, saltai sul sedile, poggiai il piede sinistro sulla coscia
del londinese e mi accucciai. Da quel lato c’era una siepe alta. Il cuore mi
batteva. Le marce grattavano. Il camion incominciò ad accelerare. Gelai. Era un
suicidio. Mi salvai”.
(William Simpson, A Vatican Lifeline
’44, tradotto in italiano col titolo La guerra in casa
1943-1944. La resistenza umanitaria dall’Abruzzo al Vaticano).
5. SAM DERRY, The Rome Escape Line, Linea di fuga 1943-1944:
Sulmona-Roma-Città del Vaticano, Qualevita 2011.
L’autore, Sam Derry, dopo il suo audace salto dal treno che lo sta
conducendo da Sulmona a Roma e da qui in Germania, si nasconde in un pagliaio
nelle vicinanze di Roma, a Salone. In seguito, nascosto su un carretto, sotto
un cumulo di cavoli, raggiunge Roma e incontra Mons. O’Flaherty, che lo ospita
prima al Collegio Teutonico, poi nella Città del Vaticano e che insieme
creeranno la Rome Organization,
salvando oltre tremila persone tra prigionieri alleati ed ebrei.
6. JACK GOODY, Oltre i muri. La mia prigionia in Italia, Il mondo 3 edizioni, Roma
1997.
Jack
Goody, antropologo di fama mondiale, docente a Cambridge, fuggiasco sulle
montagne della Valle del Sagittario, dopo essere saltato dal treno che lo
portava in Germania. In una conferenza all’università di Teramo ha detto: «Non ho passato molto tempo in Abruzzo, ma il
tempo che vi ho passato è stato molto intenso e mi ha segnato per sempre.»
Nel maggio 1998 è tornato in Abruzzo, a visitare il Campo di concentramento n.
78 di Fonte d’Amore, a Sulmona. Da uomo libero, dopo più di mezzo secolo, Goody
si è avvicinato alla baracca che l’aveva visto prigioniero ed è rimasto solo,
pensoso, in lacrime.
7. UYS KRIGE è uno
dei più grandi scrittori sudafricani, autore di
poesie, racconti, opere teatrali. Amico di Ignazio Silone, che parla di
lui nella prefazione al dramma “L’avventura di un povero cristiano”, scrive un’opera dal titolo “The way out”,
tradotta in italiano con il titolo “Libertà sulla Maiella”(ed.
Vallecchi, Firenze 1965), nella quale
narra dettagliatamente la sua prigionia al Campo ’78 e la sua fuga, accolto dai
contadini di Villa Giovina a Bagnaturo, dai pastori alla “casa delle vacche”, e
in seguito a Campo di Giove, a Palena, a Gamberale fino al Molise, dove si
ricongiungerà con gli alleati.
8. AA.VV.
(a cura di Rosalba Borri-Luisa Fabiilli-Mario Setta), E si divisero il pane che non c’era,
nuova edizione a cura dell’Ass. Cult.“Il Sentiero della Libertà/Freedom Trail”,
Qualevita, Torre dei Nolfi 2009;
“Bellissimo libro che hanno scritto gli alunni e gli insegnanti di una
scuola di Sulmona e che io conservo
gelosamente” (CARLO AZEGLIO CIAMPI, Presidente della Repubblica Italiana); “Fascinating –
and moving – reading” (T.L. RICHARDSON,
Ambasciatore Britannico in Italia)
9. Roger Absalom,
A Strange Alliance, tradotto in italiano
col titolo L’alleanza inattesa: Mondo
contadino e prigionieri alleati in fuga in Italia (1943-1945), a cura di
“Uguccione Ranieri di Sorbello Foundation”, ed. Pendragon, Bologna 2011.
10. Maria Rosaria La Morgia e
Mario Setta, Terra di Libertà, storie di uomini e donne
nell’Abruzzo della seconda guerra mondiale, ed. Tracce, Fondazione
Pescarabruzzo, 2014; “L’epopea
misconosciuta della gente abruzzese che accolse, nascose e sfamò i fuggiaschi
italiani e stranieri dopo l’armistizio dell’8 settembre”, Giuliano Capecelatro
su rivista “Leggendaria”.