di Domenico Logozzo* - Battitore libero, fuori dai conformismi che appiattivano le coscienze. Canzoni vive, mai diventate reperti.
PESCARA
- Rino Gaetano,
a 37 anni dalla morte, è più attuale che mai. Le sue canzoni
vengono cantate da tutti, non solo dai giovani di allora, ma
soprattutto dai giovani di oggi. “Almeno quattro generazioni
parlano di lui, lo ricordano, lo amano, lo citano, lo diffondono”,
si legge sulla pagina facebook a lui dedicata. Consensi sempre
maggiori. E davvero “il cielo è sempre più blu” per Rino
“artista di culto”. E lui continua a regalarci forti emozioni. E
belle sorprese. L’ultima è di qualche giorno fa: pubblicato un
brano inedito e incompleto registrato poco tempo prima del mortale
incidente stradale del 2 giugno 1981.Rino aveva appena 30 anni. Aveva
certamente ancora tanto da dirci. “Ascoltare la voce di Rino
Gaetano – ha scritto Pietro
D’Ottavio su Repubblica - fa
venire i brividi. È l'effetto che regala Ti
voglio, canzone scritta e
cantata dal cantautore scomparso, ma rimasta incompleta fino a poco
tempo fa”.
La
riscoperta si deve alla sorella dell'artista, Anna
Gaetano. Ha affidato il brano
al cantautore romano Artù
che ha completato il testo, con l’arrangiamento della Rino Gaetano
Band, guidata
da Alessandro Greyvision,
nipote di Rino. Nel finale l'incisione originale con la voce del
cantautore calabrese. Il videoclip firmato dal regista Maurizio
Nichetti. Il brano sarà
proposto per la prima volta al pubblico il 2 giugno prossimo a Roma,
durante l’ottavo raduno nazionale del RINO GAETANO DAY, che ogni
anno richiama oltre trentamila persone in piazza Sempione, nel
quartiere tanto caro all'artista. L’ospite speciale dell’edizione
di quest’anno sarà Simone
Cristicchi.
Il
“Rino ritrovato” riporta alla mente
ricordi preziosi. La pagina
facebook “Rino Gaetano-Rino Gaetano Day”,
mette in copertina
i “40 anni di Nuntereggae
più”,
scrivendo:
“La canzone avrebbe dovuto
essere presentata a Sanremo 1978 ma il cantautore fu convinto, per
motivi discografici, a sostituirla con "Gianna";
divenne estremamente popolare dopo la partecipazione al Festivalbar
1978 a Verona
con l'esibizione in accappatoio ed il simbolico lancio della
trottola”. E proprio quaranta anni fa Rino
Gaetano creava a Pescara
la canzone “E cantava le
canzoni”. Quaranta anni
dopo, in Calabria,
il titolo di quel brano che l’indimenticato artista di Crotone
interpretò magistralmente al Cantagiro del 1978, proprio in riva
all’Adriatico, dà origine al nome del concerto a lui dedicato “…
e cantavo le canzoni”, della nota cantante e attrice calabrese
Manuela Cricelli.
Un
nuovo ed importante impegno, dopo quello dello scorso anno come
cantante solista del gruppo Phaleg nello spettacolo “Sulle orme di
Annibale” con Michele
Placido. E’ stata
protagonista dello spettacolo teatrale “L’ultima cantastorie”,
omaggio a Rosa Balistreri
con un concerto anche al Quirinale. Intensa attività. Ha
partecipato, insieme al suo gruppo storico Arlesiana
Chorus Ensemble, come vocalist
e solista ai progetti musicali “Ballata per una madre” e “Taranta
Opera” di Eugenio Bennato.
Laureata in psicologia clinica e di comunità all’ università di
Torino, Manuela Cricelli
è esperta nell’utilizzo del canto come strumento terapeutico e di
indagine psicologica. “Attualmente sono impegnata nella conduzione
di Azione canora,
un progetto di cantoterapia”, ci dice la brillante e molto
apprezzata artista. “L'idea del concerto-tributo a Rino è nata in
una notte d'estate, l'anno scorso, in Calabria, sulla costa jonica
della provincia di Reggio, mentre tornavo a Roccella. In auto
ascoltavo alla radio Sei
ottavi, che è anche la mia
canzone preferita. Mi sono immaginata sul palco, con il suo classico
cilindro, a dare la mia interpretazione delle sue ballate! Ed ecco
che, subito dopo l'estate, cominciammo le prove per realizzare il
progetto con Peppe Platani,
Vincenzo Oppedisano,
Gianfranco Ozzimo
e Paolo Staltari”.
E
non si può non condividere il pensiero di Manuela. Sei
ottavi è effettivamente una
delle più belle canzoni di Rino. Testo meraviglioso. Come una poesia
“… la
luce discreta spiava e le ombre inventava/mentre sul mare una luna
dipinta danzava…”. Da
sogno “…mentre la notte
scendeva stellata stellata/lei affusolata nel buio dormiva
incantata/chi mi dirà buonanotte stanotte mio Dio/la notte le stelle
la luna o forse io”.
Perché
a 37 anni dalla morte tutti cantano ancora Rino Gaetano?
“Rino
aveva una straordinaria dote: l’ironia”, ci risponde Manuela
Cricelli. E sottolinea:”E’ questa sua caratteristica che lo ha
reso immortale. Lo sberleffo intelligente, sempre attuale, che
utilizzava nelle sue canzoni, contro la scena politica e sociale. E’
questa sua ironia, quindi, che determina la modernità del suo
linguaggio accessibile a tutti e la sua "sempreverde"
popolarità, anche tra i giovani di oggi! Del resto Rino stesso aveva
dimostrato lungimiranza quando affermò:" ...Sento che, in
futuro, le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni.
Che, grazie alla comunicazione di massa, capiranno cosa voglio dire.
Capiranno e apriranno gli occhi, anziché averli pieni di sale”.
Cosa
apprezza maggiormente di Rino?
“La
sua enorme creatività, la sua fantasia, la ruvidezza del suo canto,
e il coraggio di fare, nelle sue canzoni, nomi e cognomi di uomini
politici corrotti! Apprezzo il fatto che la sua arte non è mai stata
condizionata dagli schieramenti politici! Lui diceva la verità.
E la verità non ha colore politico. Le sue erano canzoni d'amore per
la collettività,
contaminata dal potere corrotto”.
Qual
è il suo messaggio più attuale?
“Credo
che nelle sue canzoni lui non smetta mai di dirci di essere fuori
dagli schemi, di non restare ingabbiati nelle logiche di un sistema
vizioso
e perduto. Con i suoi testi intelligenti e ironici, ci urla le
contraddizioni sociali e le passioni, ci urla di essere individui
pensanti e pieni di sentimento. Di amare e vivere
con pienezza la nostra esistenza. Un messaggio più che mai attuale e
universalmente valido”.
Sempre
fuori dagli schemi. “Un battitore libero, fuori dai conformismi che
appiattivano le coscienze”, ha scritto nel 2001 il giornalista del
Tg1 di origini calabresi Vincenzo
Mollica, presentando il libro
“Rino Gaetano live”,
pubblicato da Emanuele Di
Marco. Le canzoni, l’impegno
sociale, di denuncia, l’amicizia, l’amore: “Il problema me lo
pongo al di fuori, con distacco, e colgo il lato tragicomico”,
diceva Rino Gaetano
che negli anni iniziali della carriera aveva fatto la
“sperimentazione” in Abruzzo. Tante serate e anche seguitissime
trasmissioni su “Radio 103”, l’emittente privata abruzzese
anticipatrice dei tempi, che diede spazio alle originali proposte di
tanti cantautori emergenti divenuti poi molto famosi. Gente che ha
lasciato il segno. Come Rino Gaetano che ci ha consegnato messaggi
ancor oggi attualissimi.
Lo
ha ricordato qualche anno fa a Pescara,
nella trasmissione televisiva Rai “Settimanale Tgr”, il prof.
Andrea Ledda, che nel 1975 era
stato l’animatore dell’avventura radiofonica coraggiosa e
straordinaria di “Radio 103”. Trampolino di lancio per tanti
artisti. “Cantanti-poeti”, li ha definiti Ledda, intervistato dal
giornalista della Rai Berardo
Aurini. “Qualcosa di
diverso” entrava nel mondo della musica leggera italiana. Pescara
allora era una piazza importante, anche perché proprio qui la casa
discografica RCA aveva una “agenzia strategica” per il
Centro-Sud. E la promozione dei cantanti partiva spesso dall’Abruzzo.
Dalla radio alle feste in piazza: Pescara, Francavilla al Mare,
Silvi, Città Sant’Angelo, Montesilvano e via via tutti i luoghi
del divertimento della riviera adriatica.
Il
prof. Ledda
ricorda ancora: “Rino Gaetano era misconosciuto e aveva inciso un
disco strepitoso Ma il cielo é
sempre più blu. In Abruzzo
tornava spesso. E proprio a Pescara gli era venuta l’idea di
scrivere nel 1978 E cantava le
canzoni, dopo avere fatto
amicizia con un gruppo di emigranti che lavoravano in un’industria
automobilistica tedesca. Li aveva incontrati in uno stabilimento
balneare. E gli era rimasta impressa la ripetitività con la quale
selezionavano ed ascoltavano al jukebox
sempre le stesse canzoni, i successi del momento”. Dedicata agli
emigranti “E cantava le
canzoni” evidenziava la
capacità che Rino aveva nel mettere insieme, senza banalità, la
tristezza, la speranza, la bellezza della donna amata, tante
sensazioni. “E partiva
l'emigrante e portava le provviste/ due o tre pacchi di riviste /E
partiva l'emigrante/ ritornava dal paese/ con la fotografia di Bice
bella come un’attrice/ E cantava le canzoni che sentiva sempre a lu
mare …” E qui
l’abruzzesità
dell’ispirazione l’ha voluta sottolineare, usando il dialettale
“lu mare”, anzichè “al mare”. Una espressione tipica della
gente d’Abruzzo che dal legame fortissimo con le radici montanare
fa emergere la nostalgia del ritorno “a lu mare”.
Emigrazione
e pregiudizi. Questioni importanti, affrontate da Rino sempre con
molta determinazione. In un’intervista a “Ciao 2001”, che
Emanuele Di Marco
ha ripreso in “Rino Gaetano
live”, il cantautore fece
questa riflessione: “Essere emigrati è uno dei gravi problemi del
Sud. In alcune città del Nord mi sono trovato con gente che ci resta
male quando gli dici che sei calabrese: si aspettano ancora il
baffone con la lupara, scuro e piccoletto, lo sguardo torvo e il
cappellaccio. Io oltretutto sono alto e neppure moro di capelli.
Ricordo che a Milano il gestore di un locale, per vendicarsi
dell’ostracismo per gli italiani in Svizzera, aveva appeso un
cartello: vietato l’ingresso agli svizzeri. E a un giornalista
accorso a complimentarsi, rispose: “devono smetterla questi
svizzeri di trattare anche noi milanesi come terroni”. Beh, credo
che i portoricani stiano meglio di noi”. Una amara constatazione
che evidenziava una triste realtà, facendo capire le difficoltà e
le umiliazioni subite dai nostri emigranti.
L’attualità
di Rino e la crescente attenzione che c’è nei confronti della sua
produzione musicale, è confermata anche dal fatto che “le canzoni
del cantautore – scrive Repubblica- hanno avuto persino più
successo negli ultimi vent'anni di quando l'artista era in vita. “Le
sue canzoni non sono mai diventate dei reperti, per il semplice fatto
che sono vive”, ha scritto Vincenzo
Mollica. Canzoni vive come
“Mio fratello è figlio
unico”. Rino, parlando nel
1976 del suo nuovo 33 giri, disse al giornalista di “Ciao 2001”:
“Il tema unitario delle canzoni é quello degli emarginati. Ma non
sono tanto quelli tradizionalmente riconosciuti, come i
sottoproletari, gli alcolisti, i drogati, quanto noi stessi. Pochi si
occupano delle cosiddette persone normali. Pensa solo ad un incidente
per strada, con la gente che scappa per paura che la polizia faccia
perdere tempo. Questo è “Mio
fratello é figlio unico”,
una persona tutto sommato normalissima”. Spiega: “Mi dispiace
esasperare un po’ le cose, amo i paradossi. In fondo Ionesco, uno
degli autori teatrali che preferisco, é tutto un paradosso.Vedi,
dire che mio fratello è figlio unico perché é convinto che
esistono ancora gli sfruttati, i malpagati e i frustrati, non è
demagogia. C’è gente che sta male e non crede ci sia chi sta
ancora peggio”. E a proposito dei ricchi e dei poveri, conclude:
“Con i primi fai sempre le classifiche: il miliardario più ricco
lo conosci. Il povero più povero no”.
*già
Caporedattore TGR Rai