Friedrich Hundertwasser e la Hundertwasser-Haus

Fu con un certo stupore che il paludato mondo accademico viennese accolse, nel 1981, la nomina di Friedrich Hundertwasser a professore presso l’Accademia di Vienna e non senza ragione se si andavano a rivedere i trascorsi di questo bizzarro personaggio.
Nato a Vienna nel dicembre 1928 da madre ebrea riesce a sopravvivere alle persecuzioni naziste di quel periodo grazie al fatto che il padre era di origine ariana, ma appena può, nel 1949, cambia il suo cognome originario da Stowasser in Hundertwasser (giocando sul fatto che il termine “sto” in russo significa “cento” come pure “hundert” in tedesco significa “cento”) e nel 1950 si trasferisce a Parigi dove riprende i suoi studi di pittura che aveva iniziato già a Vienna ma senza eccessivi entusiasmi.

Da questo momento inizia una lunga serie di viaggi che lo portano in Marocco, Tunisia, Giappone e anche in Italia dove, in Sicilia, acquista una vecchia barca a vela che ribattezza “Regentag” (giornata di pioggia) con cui giunge prima a Tahiti e poi in Nuova Zelanda che diverrà la sua seconda patria.

Nel frattempo, memore anche di quanto aveva appreso durante i suoi soggiorni presso agricoltori sia in Austria che a Parigi, diviene un fervente ecologista mettendo in atto con scritti e “performances” originali le sue idee al riguardo che egli stesso riassume in una ardita metafora: “L’uomo ha tre pelli: la sua epidermide naturale, i suoi abiti, la sua casa”. Circa la “prima pelle” Hunderwasser tiene una serie di discorsi e interventi in cui, per rafforzare le sue tesi secondo cui “la natura è fine a se stessa”, si presenta completamente nudo o rivestito solo di erbe e foglie; la “seconda pelle” la materializza scagliandosi contro l’uniformità degli abiti allora in uso e contro la tirannia della moda, confezionandosi personalmente i suoi indumenti con tessuti completamente naturali.

Ma è nella realizzazione della “terza pelle”, l’abitazione dell’uomo, che Hundertwasser può pienamente realizzare i suoi sogni già espressi in un manifesto del 1972 esplicitamente intitolato “Ton droit à la fenetre – ton devoir d’arbre” ( Il tuo diritto ad avere una finestra – il tuo dovere di avere alberi”).

L’occasione gli viene offerta proprio dal Comune di Vienna che, nel 1981, gli commissiona la costruzione di una serie di alloggi popolari all’angolo tra la Loewengasse e la Kegelgasse nella zona nord-est della città fino ad allora occupata da grigi e monotoni palazzoni in stile asburgico. La prima pietra viene posta nel 1983 e l’opera si compone di 50 appartamenti, ciascuno di superficie variabile tra i 40 ed i 148 mq. da dare in affitto a persone non abbienti che si siano distinte in qualche modo nel campo artistico. Il tutto si presenta come un villaggio costruito in verticale; ciascun alloggio è personalizzato da un proprio colore e con un differente trattamento esterno delle finestre allineate irregolarmente ma secondo una linea ondulata nel rispetto di un altro dei principi base di Hunderwasser per il quale “la linea diritta è atea ed immorale”.

Questo andamento ondulare, come pure la curvatura della scalinata che porta alla strada, ricorda alquanto la Casa Mila di Gaudì a Barcellona ma qui tutto è immerso in una serie di terrazze-giardino, da balconi-boschetti, da serre e da giardini d’inverno. Né vengono trascurati i servizi collettivi: studi medici, parchi gioco, caffè, ristoranti e magazzini, tutti arredati con lo stesso stile anche se, per rispettare il budget di spesa previsto,  Hunderwasser è costretto a non fare tutti gli elementi a mano, come avrebbe voluto, ma a ricorrere anche a prefabbricati e a prodotti di massa per quanto riguarda, ad esempio, le serrature e le maniglie delle porte che sono tutte differenti essendo state acquistate dai cataloghi di vendita di diversi negozi.

Nasce, così, la Hundertwasser-Haus (casa di Hundertwasser) che viene inaugurata nel settembre 1985 con una enorme presenza di pubblico incuriosito (tra cui il sottoscritto); furono oltre 70.000 i visitatori che quel giorno affollarono il nuovo isolato e che indussero lo stesso Hundertwasser a trasformare, nel 1991, il vicino garage “Kalke” in un vero e proprio luogo di incontro, caffè, libreria e shopping arredato secondo lo stesso stile e con i medesimi criteri che avevano ispirato la Hundertwasser- Haus, facendo del quartiere uno dei luoghi turistici più visitati di Vienna, probabilmente anche contro le intenzioni dello stesso artefice.

Articolo di Riccardo Bramante 

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