Sinestesie ha da poco pubblicato Moravia, Pasolini e il conformismo a cura di Angelo Fàvaro, che raccoglie gli atti di due distinti convegni organizzati sul tema a Sabaudia e a Praga, rispettivamente il 26-27 febbraio 2015 e il 28 maggio 2015. Angelo Fàvaro risponde alle domande di Fattitaliani per la rubrica "Segnalibro". L'intervista.
Quali libri ci sono attualmente sul suo comodino?
In questo momento, come del resto solitamente mi accade, ci sono tre volumi in lettura: “La corsara” di Sandra Petrignani, il numero doppio si Micromega sul ’68, il saggio di Searle: “Vedere le cose come sono”.
L'ultimo "grande" libro che ha letto?
Difficile a dirsi, dipende da quale punto di vista si intende “grande libro”: se biografico potrei dire senza ombra di dubbio “Il vivere inimitabile” di Annamaria Andreoli, biografia di d’Annunzio, ma ha ormai qualche anno; dal punto di vista letterario “La vita in versi” di Giovanni Giudici, tutte le poesie, raccolte nel Meridiano Mondadori; dal punto di vista saggistico “Gli ultimi poeti” di Giulio Ferroni.
Chi o cosa influenza la sua decisione di leggere un libro?
Solitamente la mia curiosità onnivora, quando mi reco in libreria, azione che compio almeno tre volte a settimana; in secondo luogo, le recensioni su organi di stampa accreditati (La lettura, Robinson etc.)
Quale classico della letteratura ha letto di recente per la prima volta?
“Il sosia” di Dostoevskij: posso confessare che obbiettivamente sarebbe stato colpevole non leggerlo.
Secondo lei, che tipo di scrittura oggi dimostra una particolare vitalità?
La scrittura ibrida saggistico-narrativa. Mi spiego più diffusamente: la lettura saggistica ha uno scopo eminentemente pedagogico e formativo, certamente informativo, ma sovente appare tediosa, perché eccessivamente tecnica. Quando accade che si riesca a fondere la scientificità del saggio con la piacevolezza (anche estetica), e non intendo divulgativa, narrativa, allora il prodotto è veramente culturale e godibile. Penso per fare un esempio ad un testo davvero godibile, benché scientificamente inappuntabile, come “Più che l’amore” di Annamaria Andreoli: la vicenda di d’Annunzio e della Duse assume i toni di un romanzo d’amore e d’affari, ma rimane la certezza delle informazioni e della documentazione.
La poesia. Brevitas e concinnitas avrebbero detto gli antichi, e poi il gusto della sintesi illuminante del testo poetico è per me insuperabile. Ho riletto da poco tutto Mallarmé e mi ha dato un piacere indescrivibile. Ah la lettura è soprattutto piacere.
L'ultimo libro che l'ha fatta sorridere/ridere?
D. Pennac con “Come un romanzo”: perché scardina tutti i luoghi comuni della critica narratologica. E soprattutto afferma decisamente che il lettore è libero di interrompere la lettura quando vuole, anche gettare via il romanzo se non gli è piaciuto.
L'ultimo libro che l'ha fatta commuovere/piangere?
“Generare Dio” di Massimo Cacciari: perché non si finisce mai di fare i conti con la propria interiorità e con il proprio percorso spirituale, nonostante tutto, nonostante tutti.
L'ultimo libro che l'ha fatta arrabbiare?
La raccolta delle Lettere fra Elsa Morante e Alberto Moravia, non aggiungono nulla a quello che sappiano dal punto di vista letterario sui due grandi scrittori, né alle loro biografie, ma lasciano il sapore amaro di un brutto gossip post mortem. Gli antichi dicevano: De mortuis nihil nisi bene, se non proprio così esageratamente, almeno trattare i morti con rispetto non sarebbe privo di una certa buona dose di comprensione e di umanità.
Non mi ha affatto soddisfatto la versione cinematografica di “Chiamami con il tuo nome” di Guadagnino, dal romanzo di Aciman: sublime la narrazione romanzesca, banale la trasposizione filmica; mi ha soddisfatto assolutamente “Morte a Venezia” di Visconti, perché è un altro film rispetto al romanzo breve di Mann.
Tutte le Opere di De Sade. Non sono assolutamente sadico, ma adoro la libertà alla quale il marchese vuole educare l’umanità. In particolare resterebbero turbati da La filosofia nel boudoir.
Qual è il suo protagonista preferito in assoluto? e l'antagonista?
In assoluto Achille nell’ “Iliade” e nell’ “Achilleide” di Stazio. L’antagonista Sancho Panza: è meraviglioso con il suo buon senso popolare.
Lei organizza una cena: quali scrittori, vivi o defunti, inviterebbe?
Platone, prima di tutti, Anacreonte, Shakespeare, Thomas Mann e Hermann Hesse, Pirandello. Fra i vivi nessuno, temo che si sentirebbero a disagio con gli altri. Mi piacerebbe vederli discorrere della scrittura e della creazione letteraria nei vari campi: dialogico, teatrale, romanzesco.
Ricorda l'ultimo libro che non è riuscito a finire?
Sì, un romanzo di Aciman “Ultima notte ad Alessandria”, verboso, noioso, senza un centro, senza una vera ragione che sostenesse la narrazione.
Quale scrittore vorrebbe come autore della sua biografia?
Alberto Moravia, perché sarebbe obiettivo e molto molto sincero, non mistificherebbe e non amplificherebbe nulla. Comunque, non voglio biografi, la mia vita è troppo articolata e complicata, con una folla di personaggi in entrata e in uscita. Si rischierebbe di scrivere una biografia con buttafuori e buttadentro, come accade nella metropolitana di Tokio.
Che cosa c'è di Angelo Fàvaro in "Moravia, Pasolini e il conformismo"?
Devo essere sincero? Nonostante sia una raccolta di saggi scientifici e accademici, nonostante le forti personalità dei differenti autori, che vi hanno contribuito ognuno con un taglio differente, c’è molto di me. Moltissimo. Sufficiente leggere la mia corposa introduzione al volume e il mio saggio su “L’attenzione”, per comprendere quel che dico. In particolare c’è una mia lunghissima lotta contro il conformismo omologante, che dall’adolescenza fino all’età matura, distrugge (e non è un’iperbole) la vita degli individui in Italia (in particolare), con il miraggio della normalità. Bisognerebbe educare, fin da piccoli, al contro-conformismo, al libero pensiero, alla creatività, ad essere tutti meravigliosamente differenti e non tutti tristemente uguali. Come non pensare subito a Pasolini che spiega tutto questo con il trattatello pedagogico dedicato a Gennariello, e ancora a Moravia con il suo romanzo “Il conformista” e i racconti de “La cosa”? Giovanni Zambito.
©Riproduzione riservata
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IL LIBRO
Il volume, dopo una prefazione di Rino Caputo, raccoglie i contributi di Epifanio Ajello, Paola Benigni, Luigi Bianco, Lucilla Bonavita, Simone Casini, Roberto Chiesi, Gianna Cimino, Bianca Concolino Mancini Abram, Hideyuki Doi, Mar Epstein, Angelo Favaro, Angela Felice, Andrea Gareffi, Alberto Granese, Clizia Gurreri, Giovanni La Rosa, Maura Locantore, Giulia Lombardi, Gloria Manghetti, Davi Pessoa, Fabio Pierangeli, Anna Pozzi, Guido Santato, Mizue Shibata, Carla Valesini, Wei Yi.
Al centro delle varie analisi è quella categoria del conformismo che fu oggetto dello sguardo polemico di Moravia e Pasolini, scrittori che, da posizioni anche diverse, ne fecero il bersaglio comune della loro critica, in quanto vi videro una mentalità borghese allargata nel mondo moderno a visione totalitaria del mondo e il segno dell’ omologazione ai disvalori di cinismo, egoismo e opportunismo.
L'AUTORE
Angelo Fàvaro è professore a contratto presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, insegna come docente a tempo indeterminato nei licei. È membro del comitato scientifico della «Fondazione Ippolito e Stanislao Nievo» e della rivista di studi internazionale «Sinestesie Online», dove è anche coordinatore scientifico della sezione «Mediterraneità Europea». È inoltre membro del comitato scientifico della riviste internazionali «Phylology» e «Sahifat al Al-Alsun». Collabora con varie Istituzioni culturali italiane e straniere. Si occupa di critica letteraria, comparatistica e letteratura teatrale. Ha studiato e ha pubblicato contributi sull’Opera di: Dante, Foscolo, De Sanctis, Carducci, d’Annunzio, Pirandello, Moravia, Pasolini, Sanguineti, Tondelli, Luzi, Giudici.