Bruno Mancini racconta, per
Fattitaliani, a Caterina Guttadauro La Brasca la sua Poesia e il suo amore per
Ischia.
Bruno Mancini è nato a Napoli nel 1943 e risiede ad
Ischia, dalla età di tre anni. A lui piace dire che l’origine della sua ispirazione o
forse solo un iniziale impulso ancestrale ed istintivo, il vero basilare
momento poetico della sua vita, si è concretizzato nell’incontro, propriamente
fisico, tra i suoi sensi acerbi, infantili, e le secolari, immutate, tentazioni
autoctone dell’Isola d’Ischia, dove le leggi della natura sembrano fluire
ancora difese da valori di primitive protezioni.
La marina di Ischia, che sia accesa dalle stelle e dalla
luna o brilli di mattina sotto il sole strappa sempre emozioni, a chi la
guarda.
Induce al sorriso beato, alla contemplazione, alla
nostalgia, all’amore romantico e ai versi di Bruno Mancini espressi in raccolte
che, iniziando nel 1956 con le poesie giovanili di “Davanti al tempo”, giungono
fino a nostri giorni con i testi maturi ed intriganti di“Erotismo, sì!” . Versi
in canto perché la bellezza di Ischia è musica.
Così, con le parole, Mancini traduce e regala a chi lo
legge l’amore per e di questa sua Isola, dove affondano le sue radici e la sua
umanità.
Senza dimenticare la consistente produzione di racconti,
più o meno lunghi raggruppati nei sei tomi di “Per Aurora” e nei tre libri di
“Come i cinesi”.
Eccoci Mancini, lei ha stimolato la nostra curiosità.
La troviamo al timone di un’Associazione Culturale da lei
fondata e ormai consolidata dal riscontro che ha avuto nel mondo culturale:
DILA che si dirama poi in tanti eventi di cui adesso ci parlerà.
Innanzitutto com’è nata l’idea di avventurarsi in un
settore così impegnativo?
Il progetto DILA nasce dal
desiderio di costruire una TRIBù di
Artisti (Poeti, Narratori, Pittori ecc.) che non si accontenti di rimanere
segregata tra le quattro mura dei propri “siti”, ma decida di dare battaglia
con le stesse armi e sullo stesso campo ove spadroneggiano banalità edulcorate,
omologate e massificate, e voglia farlo accettando di utilizzare a tale scopo
alcune forme pubblicitarie come veicolo promozionale.
Lei vive in una parte d’Italia che tutto il mondo ci
invidia. Cosa la rende orgoglioso di essere un ischitano?
Sono felice di
aver vissuto quasi tutta la mia vita in un’isola che abbinava, fino all’inizio
degli anni ’80, le migliori caratteristiche climatiche, sociali, naturalistiche
ed ambientali che si potessero immaginare e desiderare.
Poi, lo sfascio
totale.
L’isola,
principalmente a causa di speculazioni edilizie ed imprenditoriali messe in
atto dai suoi cittadini con la colpevole collusione delle amministrazioni
comunali e di tutti gli organismi preposti al controllo della legalità, è
precipitata in un vortice del quale ancora non si intravvede il punto finale.
Non posso più,
quindi, essere orgoglioso della mia ischitanità.
Lei la sua Poesia la vive quotidianamente, guardandosi
attorno, dipinge con le parole la bellezza di ciò che la circonda e rimane
ancorato alla realtà, all’apprezzamento per la vita, ai suoi valori
fondanti. La loro conoscenza le permette
poi di conquistare la realtà e aspirare al sogno. È cosi?
Non sarò io a definire i confini e le
ambizioni presenti nelle mie poesie, ma forse possono essere delucidanti alcuni
amichevoli commenti che desidero proporre in modo anonimo:
«“Vedo
una folla che si muove compatta verso un'unica meta guidata dagli incitamenti
di colui che punta il dito ed una penna, che crea volti per i sentimenti.”
“…si fondono nell'intero componimento
in una prospettiva ampia che contempla l'umano, l'umano cammino. Ed è una
Commedia, una Commedia divina in chiave poetica, in versi che sento anche io
estremamente dolorosi, con il preciso intento di affidarli alla penna , che non
li disperda ma li urli e li renda in qualche modo eterni”.
“… lodo quel senso di eco lontano che
riverbera le parole enfatizzandone i concetti".
“Percorso di memoria o ricerca di
spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli
di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno
lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si
perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare,
intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e
le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“…seria preparazione, corredata da
rimarchevole fantasia.”
“…lavoro meditato, armonioso di buon
afflato poetico.”
“ Bella poesia, con alti picchi in
termini d'emozione e intensità.”
“Ed io invece, Bruno, ho letto a
ritroso, prima la seconda parte, bellissima, ed ora la seconda, altrettanto
splendida. Senso o non senso è una poesia dal forte impatto emotivo. Giochi con
il lessico e le iterazioni, che adoro, ed è questa una delle poesie più belle
che abbia letto qui dentro, quel genere di poesia che cerco e difficilmente poi
trovo.
Mi domando come mai non ti
abbia scoperto prima, Poeta??!!”
“Una poetica lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare
il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei
labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e
carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella
profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad
ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è
sviluppata.”
“Sì, lasci molto lavoro a chi legge,
eppure questo mi affascina della tua poesia, la afferri e ti sfugge: in essa ti
perdi ed allora ti turba... e cerchi il senso e lo cogli e ti lascia poi subito
in dubbio. Ma il dubbio stimola, ti coinvolge ... Sperimentalismo? Se lo è,
come credo, ben venga; io lo adoro.
Bravissimo. Vero artista.”
“Troverete un urlo e un soffio di
amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi
Prima dell’alba
regalami un verso
così che io possa
sfrontata babbuccia
ricamo sulla brina
imprimere.
Al sole tenero
Vederla piangere di gioia”»
Ogni poesia è un viaggio che tocca paesaggi, frontiere,
percorsi, mete visibili e invisibili. Verso l’altro, l’altrove, l’oltre. E alla
fine del viaggio, cosa deve esserci a parer suo?
Per me la poesia
è l’espressione di stati d’animo che prescindono da ogni configurazione
temporale e/o spaziali. I versi vivono, quando riescono a diventare poesia, in
ambienti e in momenti che prescindono da ogni realtà. Quando scrivo la parola
fine in calce ad un componimento poetico mi sembra di aver salutato un amico
del cuore nel momento della sua definitiva partenza per un altro continente.
L’Associazionismo dovrebbe essere un’esperienza che
aggrega, quindi che unisce sinergie. é
così in Italia o
c’è ancora della strada da fare per superare la competitività?
In Italia
l’associazionismo è pervaso da notevoli sacche di elitarismo disdicevole per
una sana collaborazione utile a realizzare i nobili scopi che troviamo spesso
elencati negli atti costitutivi delle Associazioni.
DILA ha lanciato
più di un appello pubblico per organizzare sinergie con altre Associazioni,
mettendo sempre a disposizione tutte le risorse promozionali e divulgative che
le sono state rese disponibili da organi dì informazione e da gruppi di lavoro
che seguono con attenzione i nostri progetti culturali, artistici e sociali.
In alcuni casi
(Arte del suonare, Oceanomare Delphis, CentroInsieme
Onlus ecc.) siamo riusciti a stabilire rapporti che hanno valorizzato oltre
ogni previsione le iniziative gestite congiuntamente.
Circoli e Associazioni, offrendo momenti di aggregazione
generazionale, cioè di realtà altrimenti molto distanti tra loro, trovano il
modo di confrontarsi. Cosa fare perché questo avvenga senza forzature, in
maniera quasi naturale?
Pur senza aver
ricevuto mai un solo euro di finanziamento pubblico; senza aver mai percepito
somme per iscrizioni; senza aver mai chiesto neppure un euro di balzelli vari
del tipo tassa di lettura o diritti di segreteria, abbiamo dato spazio a
diverse centinaia di Artisti che hanno letto poesie, presentato mostre di
dipinti e di fotografie (collettive e personali), offerto esecuzioni musicali
di ogni tipo (dalla classica alla leggera), celebrato ricorrenze storiche ed
artistiche, realizzato interviste e presentato libri di prosa e di poesia
(editi ed inediti), proiettato video culturali sociali ed ambientali, proposto
recital teatrali e cabarettistici, negli Hotel di Ischia, Corte degli
Aragonesi, Ulisse, Oriente, Miramare e Castello, Mareblù, Parco Verde, Delfini;
nella Biblioteca Comunale Antoniana di Ischia, nelle Antiche terme comunali di
Ischia, nel Museo di Villa Arbusto a Lacco Ameno, nella sede dell’associazione
“Arte del suonare” di Roma, nel parco idrotermale Negombo di Lacco Ameno, nel
teatro di Monza, nel teatro di Vermiglio, nel Museo Etnografico del Mare di
Ischia, nel teatro Parente di Milano, nell’Aula Magna della SIAM di Milano,
nell’Auditorium del Museo Delle Culture – MUDEC – di Milano, nel Museo di
Latina, nell’Ospedale Santa Maria Bianca di
Mirandola, nella Chiesa degli Artisti - Basilica Santa Maria in Montesanto,
nella sede della Pro-loco di S. Possidonio…
Come abbiamo
fatto?
Prima o poi qualcuno doveva
accorgersi che i tempi sono cambiati (i mecenati non vivono più nei palazzi
ducali), che la pubblicità governa i nostri piaceri edonistici ed epicurei così
come semina le spore di ideologie e di spiritualità, e che essa è la vera
padrona delle nostre scelte e dei nostri portafogli.
Ecco pertanto le proposte dei progetti DILA consentire che, sponsorizzando
i nostri volumi di poesie e di arti varie, senza dubbio gli Autori dei testi e
delle immagini, ma sicuramente anche le Aziende Commerciali, ottengano notevoli
benefici quali possono essere considerati quelli derivanti da una rete
alternativa di distribuzione, una forma innovativa di pubblicità aziendale, un
nuovo strumento di propaganda personale, il rafforzamento di contatti operativi
tra Cultura e Aziende, la gratificazioni per il serio lavoro di Scrittori,
Artisti, ed Imprese Commerciali, e, non ultimo, il vantaggio derivante
dall’effetto sorpresa conseguente alla novità dello strumento utilizzato per
promuovere i propri prodotti.
Noi affermiamo che nessun libro viene cestinato
prima ancora di essere sfogliato (come viceversa avviene per depliant,
brochure, volantini, e cataloghi vari).
Oggi parliamo dell’ultimo nato e del più azzardato, se
vogliamo, dei suoi gioielli: IL Premio Letterario Internazionale “Otto Milioni”
Ischia.
Il Premio, nato
nel 2011 unicamente come premio di Poesia, si presenta quest’anno in cinque
differenti sezioni: poesia, arti grafiche, musica, letteratura, giornalismo.
Se posso
specificare un solo parametro indicativo del suo successo, mi basta segnalare
che la sezione arti grafiche di quest’anno ha ricevuto 217 richieste di
iscrizioni provenienti da 36 nazioni (Algeria, Argentina, Armenia, Austria, Azerbaijan, Brasile, Bulgaria,
Cile, Egitto, Georgia, Germania, Giordania, Grecia, India, Inghilterra, Iran,
Israele, Italia, Lettonia, Messico, Nepal, Nicaragua, Nigeria, Pakistan, Perù,
Portogallo, Romania, Russia, Sebia, Spagna,Tunisia, Turchia, Ucraina, USA,
Venezuela, Vietnam).
Cos’è LENOIS?
LENOIS (acronimo
di “LE NOstre ISole”), progenitore di DILA, oggi ha trovato la sua
consacrazione nel social face book costituendo un gruppo di oltre 25.000 membri
per la maggior parte Artisti di tutti i continenti.
LENOIS è una
vetrina artistica, culturale e sociale nella quale non esistono censure.
Vogliamo dare dei motivi per partecipare a chi cerca di
emergere in questo panorama letterario italiano non facile?
I motivi sono
evidenti nella lettura della nostra“storia”: nessun narcisismo, nessuna
pregiudiziale sulla valenza delle proposte artistiche sono mai state
consentite, privilegiando coloro che sappiamo mettere gli “interessi” comuni al
di sopra dei propri.
Essere Scrittori
– modestamente dilettanti come molti di noi -, anche se apprezzati da critici e
da altri scrittori, anche se vincitori di premi e di attestati, non basta a
dare respiro a quella che, infine, abbiamo compreso essere la vera ambizione di
tutti noi “Artisti”: liberarci dei sogni e dei dubbi che sono state le
prepotenti matrici delle nostre ispirazioni aprendoli alla conoscenza
collettiva.
Leggere,
vogliamo essere letti!
è
questa la catarsi ambita, molto spesso incoscientemente, dalla maggioranza di
coloro che si dedicano alle arti letterarie.
Partecipando
alla pubblicazione delle nostre antologie sponsorizzate, nasce certo una
controversia tra la spiritualità delle forme poetiche ed il materialismo
proprio delle imprese produttive, ma oggi più che mai appare irrinunciabile
annullare la dicotomia e procedere verso una stessa meta pur con interessi
diversi.
La Cultura e la lettura in Italia, secondo Lei, godono di
buona salute?
Assolutamente
no. Esse sono trattate come ”merci” e bistrattate da lobby economiche e finanziarie che trovano facili
sponde nelle componenti politiche delle amministrazioni pubbliche italiane.
Perché i giovani oggi dovrebbero essere motivati a
scrivere?
Con l’iniziale
patrocinio dell’Istituto Agostino Lauro abbiamo creata una nuova “autostrada”
che può diventare un esempio per molti gruppi intenzionati, come noi, a
riportare l’Arte in generale e la poesia in particolare sul palco di primo
piano che compete loro nell’attuale società italiana.
Come già detto,
abbiamo pubblicato, primi in Italia e certamente primi anche in molti altri Paesi
del mondo, alcune antologie con all’interno pagine di pubblicità.
Ciò ci ha
consentito di stamparne decine di migliaia di copie e di renderle disponibili
in gratuita lettura, per anni, ai diversi milioni di passeggeri della Flotta
Lauro in navigazione nel Mediterraneo.
Tutto il suo percorso con le sue difficoltà e le sue
soddisfazioni cosa ha dato a Bruno Mancini uomo? In poche parole, se lei
tornasse indietro rifarebbe tutto quello che ha fatto?
Per molti
decenni sono stato impegnato in attività commerciali che mi hanno consentito di
entrare in contatto con personaggi di varia estrazione culturale e sociale.
Ne ho studiato le caratteristiche prendendo
spunti per scrivere racconti e poesie che hanno riempito molti cassetti.
Poi, quando
finalmente è giunto il tempio della pensione, mi sono posto la domanda se
provare a costruire una mia personale identità artistica o se tentare di
mettere insieme un gruppo di amanti dell’Arte che potesse costituire un polo di
attrazione per quanti avessero scarse capacità divulgative delle proprie opere
e timidezze inibenti ogni tipo di aggregazione con altri artisti.
Ho scelto la
seconda ipotesi quando sono venuto in contatto, tramite web, con Roberta
Panizza che gestiva il noto sito di scrittura “poesiaedintorn.it”.
L’incontro è
stato determinante nel farmi credere alla possibilità di ottenere importanti
risultati avviando precise ricerche di Artisti “portatori sani” di “furore
artistico” unito ad una buona dose di volontà collaborativa per l’attuazione
delle idee che ritengo di avere, almeno in parte, espresse in questa
intervista.
Concludendo è indubbio che ci troviamo dinanzi ad un uomo
coraggioso, che aveva un sogno e, credendoci fermamente, è riuscito a
realizzarlo. Sotto questo profilo è un esempio per tutti coloro che soffocano
le loro ambizioni dinanzi alle difficoltà e al rischio. Ci piace chiudere con una
frase di Steve Jobs, un personaggio che tutti conosciamo come fondatore di
APPLE Inc. “Non lasciamo che il rumore delle opinioni altrui offuschi la nostra
voce interiore. E, cosa più importante di tutte, dobbiamo avere il coraggio di
seguire il nostro cuore e la nostra intuizione. In qualche modo, essi sanno che
cosa vogliamo realmente diventare. Tutto il resto è secondario.”
Buona vita a DILA e a tutti coloro che ne sostengono
gli intenti e si spendono per renderla una fucina di eventi Culturali e
Artistici per percorrere strade nuove