Lillo
& Greg in “L’uomo
che non capiva troppo. Reloaded” al Teatro
Olimpico dal 28 novembre al 22 dicembre.
Dopo il grande successo ottenuto sette anni fa, ritorna la spy story più
esilarante ed elettrizzante del Teatro Italiano, firmata Greg e targata da
entrambi. Coregia Claudio Piccolotto.
Con Marco Fiorini, Vania Della Bidia,
Danilo De Santis e Benedetta Valenzano.
Partecipazione straordinaria in video di: Paolo Bonolis, Lorella Cuccarini,
Maurizio Battista, Dario Salvatori, Lallo Circosta, Giancarlo Magalli e
Antonella Elia.
Scene: Andrea Simonetti. Costumi: NCPOP. Musiche: Claudio Gregori e Attilio Di
Giovanni. Disegno luci: Marco Palmieri.
Un
successo interplanetario. La storia
procede su un doppio binario, da una parte è la parodia di James Bond e
dall’altra è la storia di un uomo ordinario che non capisce nulla di ciò che
gli accade intorno e neanche il linguaggio. E’ una “supercazzola”, una mina
vagante. Nasce da una serie radiofonica. La parte innovativa è tecnicamente
all’avanguardia. Hanno usato uno stile
surreale perché è quello che li fa più ridere. C’è una sigla cinematografica
con effetti speciali. Ogni attore fa tre personaggi, Trentadue cambi di scena.
Una scenografia fantastica. Sei
personaggi ed un colpo di scena che non possiamo svelare. Un corpo di ballo
senza precedenti. Partecipazione straordinaria di special guest che li hanno
aiutati attraverso video mapping. Un
ritmo vorticoso in due ore di spettacolo.
Lillo
& Greg una coppia affiatatissima da tempo…
Greg, "L’uomo
che non capiva troppo" torna in scena dopo sette anni, nostalgia o cosa?
È nostra consuetudine, a latere di commedie nuove, riprendere qualcuna
che è andata particolarmente bene e che ci è piaciuta molto. È successo con
“Il mistero dell’assassino misterioso” con “La baita degli spettri” con “Work
in regress” che è diventato “Marchette in trincea”. L’anno scorso, rileggendola
ho visto che mi sarebbe piaciuto portarla nuovamente in scena ma essendo
passati molti anni c’erano delle cose che andavano adattati ai ritmi di oggi
che si sono molto velocizzati. L’arco narrativo del primo e del secondo atto,
l’ho ridotto ad uno solo e ho aggiunto, scrivendolo ex novo, la conclusione di
tutta la saga.
Qual è l’intesa tra la tua genialità e la
comicità di Lillo?
È ottima. È un’alchimia che è nata spontanea, ci siamo
conosciuti in ambiente fumettistico, è nata una bellissima amicizia ma non
avevamo nessuna idea che avremmo lavorato insieme. Quando decidemmo di
collaborare con i fumetti, la Casa Editrice fallì subito. In seguito abbiamo
iniziato a collaborare musicalmente con “Il latte e i suoi derivati” e come
spin-off siamo usciti come coppia. Ci scambiamo spesso di ruolo, di volta in
volta, l’uno è la vittima e l’altro il carnefice. Un po’ come poteva succedere
per Stanlio e Ollio che hanno la precisa connotazione di comico e di spalla.
Abbiamo un modo differente di affrontare il palco. Lillo è quello molto fisico,
fatto di smorfie, camminate strane. Io invece sono da sempre quello più
compassato eccetto quando dobbiamo vestire altri ruoli.
Un uomo tranquillo con una vita
tranquilla, cosa hai portato di tuo in lui, visto che firmi anche la Commedia?
L’uomo tranquillo che descrivo è Lillo, lui la sera preferisce stare a casa,
tranne quando ci sono delle Prime. Da quando mi sono sposato, due o tre sere le
passo volentieri in casa. Prima uscivo sempre o per vedere spettacoli teatrali
o concerti. Lillo invece è il classico casalingo. In realtà non descrivo il suo
mondo ma un mondo artefatto di chi vede limitata un po’ la propria vita ad un
matrimonio un po’ infiacchito, alle serie televisive che sono dei popoli della
TV e che comunque impera ancora uniformarsi ad una serie di mode anche
alimentari che possono essere anche giuste.
La storia narra un’apparenza tranquilla che viene scardinata quando si scopre
che c’è tutto un mondo di agenti segreti che gli ruota attorno. Scopre che la
vita vissuta fino a cinquant’anni non era quella giusta.
Dopo tanti anni che cosa vi aspettate dal
pubblico?
Che sia contento di ciò che facciamo come succedeva agli inizi.
Ogni volta alziamo l’asticella per metterli alla prova.
Con il gruppo “Latte e i suoi derivati” abbiamo avuto un grande successo di
pubblico, prevalentemente romano. Quando abbiamo iniziato Teatro c’è stata un
po’ di discrepanza perché si aspettavano un concerto e sono rimasti spiazzati
ma alla fine si sono abituati anche a quello. Il nostro tipo di proposta è
frastagliata, andiamo dalla Commedia agli sketch, un programma televisivo, uno
radiofonico, un concerto. Ci ramifichiamo.
Giriamo la domanda a Lillo: Lo
abbiamo già portato in scena perché abbiamo già debuttato, mi aspetto quello
che ho già visto, un grande divertimento. Arriviamo a Roma tranquilli, vista
l’immensa partecipazione del pubblico.
Lillo dov’è finito il ragazzo che Greg aveva
lasciato un po’ di anni fa?
Nella seconda parte dello spettacolo diventa un
agente pure lui.
Un uomo tranquillo con una vita
tranquilla, pensavo fosse Greg invece mi ha smentito dicendo “Non sono io ma Lillo!” Che ne pensi?
È vero, il
personaggio mi rispecchia molto. Sono molto pigro, esco poco. In lui ho portato
una certa comicità che è sempre fuori luogo. Mi diverte interpretare personaggi
di questo tipo che non sono inseriti bene in quello che accade.
L’uomo che non capiva troppo” non solo
ciò che accade ma neanche il linguaggio. Quanto è cambiato il linguaggio con
l’avvento dei social?
Molto perché è cambiato il modo di comunicare ma è
giusto che sia così. Fin dalla preistoria il linguaggio è sempre cambiato e
cambierà ancora con la tecnologia e con il mondo che va avanti.
Una Spy story, una saga. Sul comunicato
si legge… è arrivata la fine. Avrà un seguito o no?
Potrebbe esserci perché
la storia ha un finale aperto.
Elisabetta Ruffolo