Teatro Roma, "I Bonobo" fino al 19 novembre. Fattitaliani intervista Gianluca Ramazzotti, Fabio Ferrari e Giorgio Borghetti

I Bonobo di Laurent Baffie, autore geniale, dissacrante e spregiudicato della drammaturgia francese che fa ridere sfidando i tabù. 

In Prima Nazionale al Teatro Roma fino al 19 novembre. Con Gianluca Ramazzotti, Fabio Ferrari e Giorgio Borghetti, Milena Miconi, Jun Ichicawa, Stefania Papirio. Adattamento e Regia di Virginia Acqua. Scene di Alessandro Chiti. Costumi Maria Gentile. Una produzione di Gianluca Ramazzotti Per Ginevra Media prod srl.

Il sipario si apre con una grande scommessa, quella di tenere gli spettacoli in scena per un lungo periodo, quasi tre mesi, come succede in quasi tutti gli altri Teatri europei, in modo da permettere a più persone di vederlo. L’idea è stata dei due Direttori Artistici, Pietro Longhi e Gianluca Ramazzotti. 

"I Bonobo" è una delle commedie francesi più brillanti e di successo ed è la prima volta che viene proposta in una versione italiana. I Bonobo sono le tre scimmiette sacre del Santuario scintoista di Toshugu in Giappone che coprendosi gli occhi, le orecchie e la bocca rappresentano il fatto di non voler vedere, non sentire e non parlare del male. Ed è proprio da loro che prende spunto la commedia, con i tre personaggi. Andrea cieco, Daniele sordo e Leonardo muto. Tre amici che per fare sesso, il sabato sera vanno a prostitute. Andrea è il deus ex machina della storia, inventa degli stratagemmi per permettere a lui di vedere, a Daniele di sentire e a Leonardo di parlare e adesca con una chat delle ragazze che non sono a conoscenza del loro handicap. 
Si ride di gusto anche se la battuta spesso è amara, si riflette e ci si confronta.

In maniera straordinaria, i tre maschi italiani, sono interpretati da Gianluca Ramazzotti, Fabio Ferrari e Giorgio Borghetti che li hanno rappresentati con le loro pulsioni, le loro paure, sfatando il mito delle persone angelicate com’è nell’immaginario collettivo. Li abbiamo intervistati per Fattitaliani.
Chi sono i Bonobo? Gianluca Ramazzotti (Leonardo): È una razza di scimpanzé che qualunque cosa facciano, dal litigare ad atro, risolvono tutto, facendo sesso. E’ questa la loro particolarità, ai Bonobo appartengono le tre scimmiette “Non vedo”, “Non sento” e “Non parlo. A loro corrispondono i personaggi di Andrea, Daniele e Leonardo.  Vengono paragonati ai Bonobo perché sono tre amici che hanno queste disabilità, uno è cieco, l’altro è sordo e Leonardo il mio personaggio è muto. 

Invece di continuare a fare sesso a pagamento, decidono di aprire una chat ed abbordano tre ragazze, alle quali nascondono la propria disabilità, per cui il cieco vedrà, il sordo sentirà ed io parlerò, attraverso degli escamotage molto esilaranti ed anche molto credibili.
Chi è Daniele? Fabio Ferrari: E’ un sordo “arrapato”. Non è sordo dalla nascita ma lo è diventato dopo, ha questi due amici, Leonardo che è muto ed Andrea che è cieco, insieme formano un trio di simpatiche canaglie, di “zozzoni”, uomini assolutamente normali che vogliono avere delle donne e siccome sono handicappati hanno dei problemi ad averle. La loro attività ludica è che il sabato sera vanno tutti insieme a “puttane”. Ad un certo punto cercano di avere dei rapporti con delle persone normali e fingono di essere normali. Questo dà luogo ad una serie di inconvenienti molto divertenti. E’ un classico del “Maschio italiano” che con gli amici fa lo sbruffone e si atteggia ad uomo “navigato” ma con le donne si paralizza, è timido ed avendo questo handicap, la sua timidezza e la poca attitudine a rapportarsi con le donne diventa più importante.
Chi è Andrea? Giorgio Borghetti: E’ la mente del gruppo, colui il quale trova l’escamotage per far sì che lui e gli amici possano incontrare delle ragazze “normali” e smettere di avere dei rapporti a pagamento. Apparentemente è un cinico e nel suo cinismo, raccoglie la difficoltà di avere rapporti con le donne. Cinismo che poi in qualche modo gli si ritorcerà contro e come tutti i cinici dovrà fare i conti e si ritroverà di fronte ad una realtà che è molto più bella rispetto a quella che si era prefissata e rimarrà per sempre nella sua vita. Tra i tre è quello più scientifico e quello che va più per linee diritte. Anche nel suo modo di camminare, nella sua cecità, lui fa di tutto per raggiungere il suo obiettivo. 
Come siete entrati nel personaggio? Ramazzotti (Leonardo): Attraverso la lingua dei segni, ho imparato le battute. 
Ferrari (Daniele): E’ stato molto difficile perché istintivamente quando senti un rumore, ti giri verso la fonte che lo ha prodotto. Imparare a non farlo, non è semplice. Se nessuno parla e non c’è labiale, diventa tutto più complicato.   
Borghetti (Andrea): Ho pensato che l’unico modo per entrare in questo personaggio, fosse quello di stare sempre ad occhi chiusi. Conosco il personaggio e lo spettacolo ad occhi chiusi, ad occhi aperti perdo tutti i riferimenti e non saprei muovermi all’interno dello spazio. Adesso anche parlando con te, se penso ad Andrea mi viene da chiudere gli occhi. Come ogni estate ho studiato il testo al mare con gli amici che mi supportano da tempo. L’unico modo era di chiudere gli occhi e non vedere per immedesimarmi nel personaggio.
Siete risultati naturali e credibili, come avete fatto? Gianluca Ramazzotti (Leonardo) E’ un po’ lo stile recitativo della commedia, bisogna cercare di essere il più credibile possibile per far comprendere al pubblico la situazione. Abbiamo lavorato in modo da cercare di essere il più vicino possibile a queste persone che hanno un handicap ma vivono una vita assolutamente normale. Abbiamo lavorato come se non avessero l’handicap ma mantenendo l’handicap. Li abbiamo resi come sono nella vita. Conosco personalmente delle persone che hanno degli handicap e che come persone non sono affatto angelicate, hanno le stesse pulsioni degli altri.
Fabio Ferrari (Daniele): Con l’allenamento tipico degli attori, a non girarsi quando senti un rumore, a far finta di non sentire quando senti un campanello.   
Come si fa a sfiorare con delicatezza, tanti tabù tutti insieme? Ramazzotti (Leonardo): L’autore è molto noto in Francia per trattare argomenti delicati con estrema trasgressione mantenendo la delicatezza. Non è facile perché si potrebbe rischiare di fare un pastrocchio, invece lui riesce a mantenere altalenante questo equilibrio. 
Fabio Ferrari (Daniele): Non è facile, abbiamo faticato parecchio, nel senso che abbiamo dovuto ammorbidire anche la traduzione. Ad esempio, in francese, il verbo “baiser” vuol dire scopare ma nella loro lingua si ammorbidisce, da noi lo stesso termine è una brutta parola. Trattare l’handicap ed il sesso è senz’altro molto difficile ma devo dire che il pubblico anche quello meno giovane ed anche quello più borghese, all’inizio è molto perplesso, però dopo se la godono molto. Tenere in scena lo spettacolo per nove settimane è una scommessa. In Europa, gli spettacoli hanno tutti questa durata, speriamo che anche noi abbiamo una buona riuscita. Lo spettacolo comico ha bisogno di risate, elemento essenziale nella partitura della Commedia. Quando non ci sono o c’è poco pubblico, dispiace. 
Quanto è importante trovare un canale comunicativo, nella diversità? Dire diversità ha un senso ma chi è sordo ha un Handicap, vuole che si dica di lui che è sordo e non che è diverso, così come il cieco non vuole essere chiamato ipovedente. Una delle cose belle di questo spettacolo è che chiama le cose con il suo nome. Infatti usiamo spesso la parola handicappato non è per discriminare ma personalmente ritengo che dire le cose a metà che secondo qualcuno serve a non offendere, in realtà complica solo le cose.
Borghetti (Andrea): E’ fondamentale perché è dettato dal reciproco ascolto. Spesso quado non vengono ascoltati hanno una maggiore difficoltà. E’ bene che vengano messi nella condizione di ascoltare e di essere ascoltati.
C’è una grande complicità tra di voi? Fabio Ferrari (Daniele): C’è sicuramente una grande complicità ma anche una cattiveria come si fa con gli amici con i quali si gioca, si scherza ma ci si prende anche in giro. E’ un po’ come in “Amici miei” in cui si vogliono molto bene ma si dicono delle cose spaventose. 
Borghetti (Andrea): Non conoscevo affatto Stefania Papirio, gli altri sapevo chi fossero. Ramazzotti era l’unico con il quale avevo avuto quantomeno uno scambio di opinioni. Ciò che dici è vero perché si respira un’aria “bella”. La bellezza di questo testo è che riesce a raccogliere tante dimensioni. 
Come reagisce il Pubblico? Gianluca Ramazzotti (Leonardo): Si diverte tantissimo. Più si va avanti e più diventa divertente. Ride e riflette.  
Fabio Ferrari (Daniele): Prima ride e poi riflette. Ci sono anche delle risate molto cattive. Ci sono delle battute toste. La gente sghignazza però poi riflette. Anche i tre personaggi si massacrano tra loro, senza pietà, sui loro handicap. 
Come sta andando l’esperimento della lunga tenuta dello spettacolo? Giorgio Borghetti (Andrea): Per il momento sta andando bene, certo una lunga tenitura è molto difficile, però noi teniamo duro e siamo molto contenti. 

Elisabetta Ruffolo
Fattitaliani

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