Opera di Gent, fino a domenica 15 ottobre e poi ad Anversa dal 19 al 28 ottobre 2017. Dagli intimi tentativi di soccorso interpersonali nell'opera di Crystal Pite, al tentativo messo in atto da Orfeo per salvare la sua Eurydice dall'inferno, alla visione di Sidi Larbi Cherkaoui dell'Uccello di fuoco in cui si rivela il potenziale umano di auto-salvataggio. In scena un trittico costruito intorno a tre diverse visioni del tema del "salvataggio". La recensione di Fattitaliani.
Ha debuttato ieri sera un Uccello di fuoco realizzato senza orpelli, ove il racconto si dipana soltanto attraverso la musica e il movimento dei corpi, senza nulla dare alla abitudine delle coreografie grondanti simbolismo che, pur facilitando la lettura della narrazione e in qualche modo immergendoci contemporaneamente nel simbolismo del tempo in cui Stravinskij realizzò la sua opera, tuttavia ne rendono spesso pesante e opprimente la messa in scena. Qui, invece, il movimento dei corpi viene riportato a un suo quotidiano realismo privandolo appunto di tale funzione simbolica che talvolta finisce per essere un sovraccarico.
Colpiscono i costumi: gli abiti sono una sorta di ragnatela che copre i torsi maschili o fluttuanti sete color carne che seguono in modo naturale e femminile il movimento delle ballerine, rendendo leggibile una bellezza meno formale e più semplice.
Forse va detto che potrebbe essere stato di aiuto un minimo di aggancio narrativo per cogliere lo svolgersi dell'azione.
Del secondo balletto "Ten Duets on a Theme of Rescue" si colgono subito le luci puntate contro lo spettatore che hanno creato nello stesso tempo un effetto di realismo, nebbia e controluce, trasformando il realismo dei corpi in una forma quasi di silhouette che ne rendeva più leggibile il movimento. In generale lo spirito del movilento dei corpi trasmette quasi la sensazione di una lotta che si svolge nella strada e quindi porta il balletto in una dimensione di quotidiana modernità, quando molto spesso nell'immaginario comune è invece associato a tutù e morti dei cigni.
Da sottolineare il movimento del ballerino che simulava la difficoltà di camminare sul ghiaccio, scivolando nel tentativo di raggiungere la ballerina. Con naturalezza ha permesso di fare una riflessione sul significato dell'esistenza: la difficoltà, cioè, di raggiungere un obiettivo e l'enormità dello sforzo che non sempre è seguito da un risultato.
La prima delle ballerine del terzo pezzo ("The Heart of August") usa il corpo quasi a trasformarlo a strumento musicale creando un ideale collegamento con gli strumenti dell'orchestra, con i violoncelli presenti nel fondo. Lo svolgimento del balletto ci fa vedere come tale associazione apre a quello che sarà il motivo conduttore dell'intera performance, vale a dire a una integrazione della mimica con la danza o, meglio, della evoluzione della danza in mimica.
a sinistra Claudio Cangialosi |
Ciò forse apre a quello che può essere il futuro della danza di solito relegata a una serie di movimenti troppo ancorati al tempo in cui furono pensati i balletti: oggi il balletto vuole essere anche altro, in una evoluzione che va verso sempre più il teatro, verso una maggiore espressività del corpo.
Fra i ballerini solisti il nostro bravo Claudio Cangialosi (l'intervista).
Fra i ballerini solisti il nostro bravo Claudio Cangialosi (l'intervista).