Teatro Tor Bella Monaca, Francesco Branchetti dirige "Il viaggio di Ecuba". L'intervista di Fattitaliani

Al teatro Tor Bella Monaca ha debuttato ieri sera "Il viaggio di Ecuba" di Gianni Guardigli, che resterà in scena fino a domani domenica 21 maggio. Nel ruolo dell'eroina c'è Isabella Giannone, un'Ecuba moderna dal linguaggio “misto”, un susseguirsi di racconto di una piccola vita che si scontra con i terreni problemi del quotidiano con improvvise impennate poetiche, che elevano la sua sensibilità al “linguaggio di tutte le madri”, alla lingua del cuore di chi dà la vita e non si rassegnerà mai al vedere questa stessa vita che si dissolve, preda dell’ingiustizia che si annida nel potere, nelle guerre, nelle prevaricazione.

È un’Ecuba che viaggia a piedi fra i binari dell’Europa in cui c’è chi erige muri di filo spinato e c’è chi chiude pesanti porte di vecchi treni. Fattitaliani ha intervistato Francesco Branchetti, che cura la regia dello spettacolo.
Dirigere ancora una volta un testo di Guardigli ti dà la sensazione di un approccio alla regia più sicuro?
Non parlerei di sicurezza, piuttosto di familiarità alla sua drammaturgia e al suo modo di “sentire“ i personaggi, la storia; si tratta più di un affinità nel concepire il teatro in un certo modo ed è senza dubbio questo il motivo che ha dato origine alla nostra collaborazione che va avanti da tanti anni.
Attraverso quali scelte registiche in questo lavoro cerchi di aderire e corrispondere al massimo alle riflessioni dell'autore?
Tentando di tornare a far essere centrale all’interno di uno spettacolo la riflessione sull’uomo e sul significato di essere “umani “ e agire da umani.
Personalmente, in quale aspetto intravedi la forza del "Viaggio di Ecuba"?
Nella forza emotiva ed emozionale strepitosa  che ha l’interpretazione di Isabella Giannone nel ruolo di Ecuba.
Torni a dirigere Isabella Giannone: quanto è importante la conoscenza e la vera intesa artistica fra attore e regista?
È fondamentale e senza una vera stima professionale ed umana le collaborazioni in teatro hanno vita breve e molto travagliata.
Come vedi il percorso che hai fatto in questi anni?
Il mio percorso di regista e attore ha una caratteristica di cui vado fiero e a cui tengo molto e cioè che il mio percorso è un percorso “vero “ che ha rappresentato e rappresenta le mie passioni, le cose in cui credo e il mio modo di sentire e vivere il teatro. Giovanni Zambito.


Fattitaliani

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