Teatro Greco di Roma, Andrea Rivera dall’8 al 13 novembre in “Ho risorto!”: improvvisazione e satira, canto e immagini

Il grande pubblico l’ha conosciuto nelle vesti del beffardo “citofonista” della trasmissione di Serena Dandini, “Parla con me”. E dopo aver provato anche l’ebbrezza della televisione, ora Rivera torna in teatro con un spettacolo rinnovato. Dall’8 al 13 Novembre presenta al Teatro Greco di Roma “Ho risorto!”, un mix di improvvisazione e satira, canto e immagini.

Ma la storia artistica di Andrea Rivera, lo stornellatore impertinente, che in questi anni ha sempre mantenuto il tono ironico, irriverente e giocoso delle origini, ha radici più profonde e popolari. È cominciata infatti vent’anni fa per le strade di Roma, precisamente a Trastevere, dove per tanto tempo si è esibito con la sua chitarra nei locali e agli angoli delle strade.

È lì che ha sperimentato il suo teatro-canzone, di cui oggi è uno dei maggiori esponenti, basato sull’improvvisazione e sulla denuncia sociale che successivamente gli ha fatto guadagnare palchi importanti e il Premio Gaber.

Uno spettacolo che ogni sera va in una direzione diversa perché, come lui stesso ammette, non vuole timbrare il cartellino come quando lavorava in fabbrica.

“Ho risorto!” – racconta Andrea Rivera - forse non è neanche uno spettacolo, ma una forma di comunicazione improvvisata prima con me stesso e poi, forse, con il pubblico; non sempre seguo una scaletta predefinita, che c’è ma non sempre rispetto”.

Ho risorto! sbeffeggia i meccanismi di manipolazione mediatica e sceglie di raccogliere le pulsioni sociali che provengono dalla strada. L’attore stimola il pubblico a riflettere sulla quotidianità, amplificando le notizie che molti giornali relegano nei box laterali o a fondo pagina.

Per sintonizzarsi con le emozioni della gente comune, Rivera, il nuovo “Pasquino” del teatro italiano, si serve del dialetto romanesco, ideando nuovi termini e rivisitando la sintassi, con i suoi immancabili giochi di parole.

Ho risorto! è uno spettacolo dal titolo mistico e ambiguo: a Roma, infatti, significa che “ho risolto”. È la sua resurrezione da un periodo non facile dopo il viaggio nel mondo della televisione, lui che ha sempre comunicato meglio per la strada che in tv.

Nello spettacolo musica e video rivestono un ruolo centrale. Le chitarre e il mandolino di Matteo D’Incà, accompagnano l’attore mentre dà voce ai suoi testi e agli stornelli. E poi c’è anche un brano realizzato con il cantautore Alessandro Mannarino. “Una canzone scritta a tre mani. Dico tre mani – ironizza Rivera - perché la quarta stava su una bottiglia di vino buono!”.
Fattitaliani

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