Distratti,
ma solo per poco, dal problemuccio del Brexit ecco che tornano alla
ribalta le vere, grandi italiche domande. Per esempio: come
reagirà Matteo Salvini
alla
perdita di Milano e Varese?
Cosa
farà, ora che è stato sconfessato persino dal fondatore della Lega
Umberto Bossi?
Qual
è il suo piano di rilancio?
Fonti
solitamente male informate, ma perfette malelingue,
sostengono che il condottiero duro e puro farà come Napoleone:
ripartirà dalla Toscana. Non dall’isola d’Elba, ma da Cascina
(con l’accento sulla prima a, mi raccomando), comune di 45000
abitanti in quel di Pisa strappato al PD.
Tradito
dai lumbard, Salvini avrebbe in mente di naturalizzarsi toscano
e
avrebbe già cominciato un corso intensivo per imparare ad aspirare
le “c”.
Sembra
che non sia molto portato nemmeno per questo, e abbia imparato solo a
dire raffiche di “Hazzo, abbiamo perso Milano e Varese, ma abbiamo
honquistato Hascina”.
A
questo punto mi direte: e che c’entra Fiorello?
Ora
ci arrivo.
Sapete,
in siciliano il verbo “aspirare”, nel senso di risucchiare, non
ce l’abbiamo. O,
pure se ce l’abbiamo, lo usiamo così poco che è come se non ce
l’avessimo. Ne strausiamo invece un altro: “sucare”.
Un
verbo che, nella sua forma imperativa, seconda persona singolare -
“Suca!”
-
ha avuto una incredibile fortuna per la sua capacità di sintetizzare
dissenso e scherno in due
sillabe rapide come una staffilata, definitive come come un timbro,
efficaci come un siluro.
Qualcuno
fa il gradasso, tipo “leinonsachisonoio”? Un tizio si mette in
cattedra e ti spiega perché avresti dovuto fare questo o quello? Un
politico la spara grossa?
Un
bel, sonoro “Suca!” e il poveretto è colpito e affondato.
Sì,
ma che c’entra Fiorello?
Eccomi,
ci sono arrivato.
Qualche
mese fa, a Striscia la Notizia, Ficarra prese in giro, da siciliano a
siciliano, Fiorello.
E
Fiorello, con un bel sorriso, gli rispose scandendo: “Ottocento A,
Ficarra. Ottocento A”.
Gli
disse “Suca” davanti a tutta L’Italia, ma a capirlo, e a ridere
come matti, furono solo i palermitani e i pochi non-palermitani al
corrente di quanto sto per dirvi.
Vedete,
a Palermo il “Suca” è una istituzione,
ed è da sempre la parola più scritta sui muri. Pertanto, essendo
una parola non proprio fine, è quella che da sempre subisce più
tentativi di cancellazioni. Ma chi scrive “Suca” su un muro
esprime un pensiero che vorrebbe rimanesse lì a disposizione dei
posteri, e cerca quindi di usare vernici indelebili. Qual è stata
allora la contromossa messa in campo dai censori? Semplice.
“Completare” quel SUCA,
possibilmente con una vernice dello stesso colore, trasformandolo con
pochi tratti in un innocuo e incomprensibile 8OOA.
Incomprensibile solo nelle intenzioni però, perché
l’"OttocentoA”piacque subito tantissimo e diventò una
“alternativa soft” al rude e poderoso SUCA. In un certo senso, un
“Suca” che, spedito in forma crittografata, viaggiava in
semi-incognito ma conservava il pieno impatto all’arrivo.
E
quindi, Fiorello?
E
quindi non vorrei che Fiorello,
che ha dimostrato a Striscia una invidiabile padronanza del “mezzo”
(tanto di cappello a lui che non è palermitano, secondo me
bisognerebbe dargli la cittadinanza onoraria) - e forse Salvini tanto
simpatico non gli sta, non riuscisse a trattenersi, e usasse la sua
verve per stigmatizzare la (presunta) aspirazione del leader leghista
in modo, come dire, imperativo.
Carlo
Barbieri
P.S:
per gli approfondimenti sull’8OOA consiglio il mini-trattato
“L’imperativo popolare” del prof. Emanuele Ciccarelli, Pietro
Vittorietti Editore.
Soddisfatti
(sicuramente) o rimborsati (forse).
Carlo Barbieri è uno scrittore nato a Palermo. Ha vissuto a Palermo, Catania, Teheran, il Cairo e adesso fa la spola fra Roma e la Sicilia. Un “Siciliano d’alto mare” secondo la definizione di Nisticò che piace a Camilleri, ma “con una lunga gomena che lo ha sempre tenuto legato alla sua terra”, come precisa lo stesso Barbieri. Scrive su Fattitaliani, NitroNews, Il Fatto Bresciano, QLnews, Sicilia Journal e Malgrado Tutto, testata su cui hanno scritto Sciascia, Bufalino e Camilleri. Ha scritto fra l’altro “Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non”, i gialli “La pietra al collo” (Todaro Editore, ripubblicato da IlSole24Ore) e “Il morto con la zebiba” (candidato al premio Scerbanenco) e “Uno sì e uno no”, una raccolta di racconti pubblicata da D. Flaccovio Editore. Suoi scritti sono stati premiati alla VI edizione del Premio Internazionale Città di Cattolica, al IV Premio di letteratura umoristica Umberto Domina e alla VII edizione del Premio Città di Sassari e al Premio Città di Torino. I suoi libri sono reperibili anche online, in cartaceo ed ebook, su LaFeltrinelli.it e altri store.