Lunedì
23 maggio, alle ore 18, a Bressanone,
presso la sede del Circolo culturale e ricreativo “Don Bosco”, si
realizzerà una interessante serata letteraria. Per iniziativa
dell’Associazione Culturale “Millan” di Bressanone e dello
stesso Circolo “Don Bosco”, la studiosa brissinese Maria
Grazia Negro
presenterà la sua opera critica, un saggio sulla letteratura
postcoloniale italiana.
Il
libro, dal titolo: Il
mondo, il grido, la parola. - La
questione linguistica nella letteratura postcoloniale italiana,
pubblicato da Franco
Cesati Editore,
[Firenze 2015], è un corposo lavoro di ricerca storico-letteraria,
prodotto dalla professoressa di Bressanone, la quale, a giusta
ragione e con grande nostra soddisfazione, può essere
tranquillamente annoverata tra i concittadini meritevoli di essere
segnalati: le cosiddette eccellenze.
Un
libro in cui si parla di letteratura, quindi – poi spiegheremo che
cos’è letteratura –
nel quale si parla soprattutto di letteratura
postcoloniale italiana:
cioè, di letteratura in lingua italiana del periodo postcoloniale
(italiano!). Poi, spiegheremo anche che cos’è letteratura
in lingua italiana; e
che cos’è letteratura
postcoloniale. E se
c’è un periodo
postcoloniale
italiano.
Però,
a scanso di equivoci, considerata l’attualità della deriva
migratoria in Europa e nell’area mediterranea, da sud a nord, per
evitare la facile conclusione che si possa trattare di un soggetto
“di moda”, mi corre l’obbligo di dichiarare subito che questo è
un libro di alta specializzazione, un saggio, un lavoro di ricerca
serio e approfondito su un fenomeno che è, insieme, e letterario e
sociologico: letterario perché si tratta soprattutto di produzione
di testi; sociologico perché i testi esaminati sono scritti da
autori che si trovano – come persone, cittadini, autori – ad
esprimersi nella condizione storica e ambientale (spaziotemporale: si
direbbe) propria di un contesto sociale caratterizzato
dall’amministrazione coloniale, nel quale essi o sono nati, o sono
cresciuti, o si sono formati; come parlanti, come letterati o
intellettuali, come scrittori. Mentre altrettanto serio e drammatico
è, purtroppo, ai giorni nostri il vistoso fenomeno della straripante
migrazione proprio dai paesi ex colonie.
A
questo proposito non sembri fuori luogo segnalare che proprio la
letteratura “migrante”
in lingua italiana ha fatto oggetto di una precedente pubblicazione
della Negro. (MAUCERI
M.C., NEGRO M.G., Nuovo
immaginario italiano. Italiani e stranieri a confronto nella
letteratura italiana contemporanea,
Sinnos, Roma, 2009).
In
questo secondo libro (Il mondo, il grido, la parola) l’ambito
d’indagine e di conoscenza si allarga, cercando di comprendere
tutta la produzione letteraria del periodo postcoloniale, fino ai
giorni nostri, scritta da autori di madrelingua, mistilingue, o
italiani di ritorno, rientranti – anche se solo sul piano
linguistico – dalla diaspora, e nuovi parlanti acquisiti alla
lingua italiana: tutti scrittori che hanno sperimentato la condizione
coloniale da soggetti attivi o passivi; oppure l’hanno
semplicemente scelta come soggetto di narrazione per le loro opere.
Fino ad ipotizzare (e verificare) situazioni di bilinguismo o
multilinguismo conseguenza della pratica effettiva della
multiculturalità.
Così
oltre alla più recente Letteratura
italiana della migrazione
(LIM), il discorso si è sviluppato estendendosi alla Letteratura
postcoloniale italiana
(PLIL) e alla Letteratura
italiana contemporanea dal soggetto postcoloniale
(LICC). Per organizzare tutta questa produzione, il primo problema è
quello della cronologia – o, meglio, della “storia” – del
colonialismo
italiano
e della sua evidente incidenza sulla produzione letteraria specifica,
secondo le tre definizioni testé esposte. Nonché quello dei limiti
temporali entro i quali sia ascrivibile questa sezione di letteratura
in lingua italiana; anche in rapporto ai colonialismi delle altre
nazioni europee, molto più rimarchevoli; e ai rispettivi
postcolonialismi,
assai più complessi nella loro articolazione.
Ho
detto prima che si tratta di un lavoro specialistico, quello fatto
dalla Negro; ora devo aggiungere: caratterizzato da rigore
metodologico, oltre che da completezza di indagine e da profondità
di analisi. Il fatto che si tratti di un lavoro serio, corposo e
approfondito, non deve però scoraggiare l’eventuale approccio di
chi, come noi, si diletta e si incuriosisce alla letteratura e alla
letterarietà. Quando non se ne appassiona addirittura.
Perciò
sarà giustificata, comunque, e gratificante anche per noi la
fondamentale importanza del dato scientifico; nonché la portata
stessa del presente lavoro e la sua significazione nella prospettiva
dell’orizzonte letterario italiano. In effetti, il significativo
contributo che esso potrà offrire al dibattito storico-culturale
anche sulla letteratura migrante. Bene ha fatto Maria
Grazia Negro, a
privilegiarne la questione linguistica (la
parola); dopo averne
classificato i contenuti narrativi ivi descritti (il
mondo), e studiato i
motivi ideali, i sentimenti e/o gli atteggiamenti morali e civili di
autori e personaggi (l’urlo).
Per
aiutare il nostro lettore – destinatario oggi di queste poche note
di commento – a meglio comprendere la presentazione del libro e lo
stesso suo contenuto nei due aspetti: descrittivo e critico, voglio
aggiungere poche considerazioni – abbastanza ovvie peraltro, ma pur
sempre utili da precisare come premessa di carattere generale,
secondo gli elementari principi della didattica. Considerazioni che
fin dall’inizio della relazione – o recensione, che dir si voglia
– avevo promesso di esplicitare. Primo: Che cos’è letteratura?
La
letteratura, in generale, è l’insieme dei testi realmente
esistenti, o immaginati, o possibili, prodotti, o producibili, dal
linguaggio umano. La parola. Praticamente tutto quello che è stato
detto, tutto quello che si dice, tutto quello che si può dire, tutto
quello che si è scritto, in qualsiasi lingua. L’astrattezza della
presente definizione diviene concreta nella misura in cui si possa
disporre effettivamente di questi testi, per cui si comprende bene
come la definizione stessa, in pratica, si limiti ai testi scritti,
esistenti e disponibili. Un’ulteriore limitazione è resa
necessaria dal fatto che vengono eliminati i testi che, benché
scritti, si presentano come ripetitivi e/o banali nella loro funzione
informativa (come per esempio gli appunti personali, la lista della
spesa della massaia o gli scontrini del supermercato). Utili forse
per altre eventuali e possibili indagini, non necessariamente di tipo
letterario.
Quindi,
per non portarla per le lunghe, concludiamo che letteratura è
l’insieme di quei testi significativi, strutturati, formalizzati, e
fissati nella scrittura, che abbiano oltre alla funzione informativa
(referenziale,
secondo la classica definizione di Jakobson) anche – in maniera
dominante – la funzione espressiva
(originalità dell’emittente) e la funzione poetica
(ricerca originale da parte dell’autore della costruzione –
struttura formale – del messaggio). Detto questo, una prima
segmentazione del corpus della letteratura è quella indicata della
lingua utilizzata (una volta che di essa se ne definisca
l’unitarietà), e all’interno di questa, quella della
periodizzazione (le epoche della letteratura, per esempio, secondo la
tradizione degli studi delle letterature europee: i cosiddetti Secoli
della letteratura).
Un’ulteriore classificazione poi, con taglio trasversale, è quella
dei generi letterari;
o quella del contenuto delle opere (ciò di cui si parla: il
referente,
o reale o letterario), molto spesso rientrante come elemento
costitutivo nella stessa definizione del tipo di genere.
Altre
classificazioni, tante, ancora sono possibili, a seconda dei criteri,
delle finalità, delle problematiche, ecc, che si intendono ricercare
nello studio del ricco patrimonio letterario (i testi) o delle sue
singole sezioni specialistiche. E qui giungiamo al nostro soggetto e
alle risposte delle domande in sospeso. E cioè, il motivo che è
alla base del titolo del libro. Il
mondo (la realtà
storica, l’immaginario, il vissuto personale, il mondo interiore: i
referenti,
insomma), il grido
(la sofferenza, il dolore, la ribellione, la testimonianza, ecc.), la
parola (l’espressione
e la scrittura, la creazione artistica). E poi “la
questione linguistica”
(problema), e “la
letteratura postcoloniale italiana”
(il periodo storico, il particolare contenuto, la lingua scelta, che
caratterizzano i testi presi in esame).
Luigi
Casale