Con
un ritmo sempre più che vertiginoso i film di Cannes sono arrivati
in finale ed ormai il totopalma è sempre più insistente, per lo
meno dal coté giornalistico, dove tutti esprimono le loro
preferenze.
Cominciamo allora con uno dei nostri autori favoriti,
Xavier Dolan giovane e multiforme talento canadese che seguiamo fin
dagli inizi nelle sue multiformi attività. Il wonderboy del cinema
venuto da Montreal è infatti attore, regista, sceneggiatore e
doppiatore. Juste
la fin du monde,
è il suo sesto lungometraggio, ma come dimenticare due anni fa il
suo Mommy, che qui a Cannes fece delirare pubblico e critica e portò
a casa il premio della giuria ex aequo con Adieu au Langage di
Jean-Luc Godard. E, in quell’occasione Godard, evidentemente
seccato dall’ex aequo e con poco fair play, espresse pareri
inadeguati sul Mommy senza averlo visto, e Dolan, in
un’intervista a LesInrocks rispose
spiritosamente di sentirsi ‘ molto lontano dal suo cinema’.
Battute a parte, Dolan
adesso, ancora in concorso, punta con bone possibilità alla Palma
d'oro con un dramma tratto da una pièce di Jean-Luc
Lagarce.
In Just
la Fin du Monde vediamo
un giovane scrittore malato terminale che torna a casa, dopo dodici
anni di assenza, per comunicare alla sua famiglia che sta morendo.
Cast importante con Marion
Cotillard, Léa Seydoux, Nathalie Baye, Vincent Cassel e
Gaspard Ulliel.
Alla proiezione stampa sembrava che fosse stato accolto bene. Il
giorno dopo pero’ sui giornali abbiamo trovato che la maggior
parte dei colleghi che forse non gli ha perdonato il trionfo di
Mommy, scrivergli tutto il peggio. Con molta filosofia Dolan, ha
risposto dicendo di lasciar fare al tempo. Convinto che il pubblico
amera’ questo lavoro
E
veniamo al dotato ed originale regista danese Nicolas
Winding Refn
alla
sua terza volta
a
Cannes in concorso con The
Neon Demon,
un horror, se cosi’ si puo’ definire, al femminile, ambientato
nel mondo della moda, con Elle
Fanning,
nei panni di una modella che si trasferisce a Los
Angeles,
dove la sua dirompente giovinezza, verra’ divorata da un gruppo di
modelle ossessionate dalla sua bellezza. Il film, che potrebbe un
lungo, bellissimo spot per la sfilata di moda di un grande couturier,
alla proiezione stampa ha segnalato emozioni diverse, da tradurre in
valutazioni, domenica sera da parte della giuria .
Sussurri
e grida sono poi quasi tutti d’accordo per un film come quello
dell'iraniano Asghar Farhadi, che da diversi anni si è ormai creato
una reputazione più che solida. Ricordiamo infatti la
straordinaria, palpitante e sottile bellezza di Una
separazione,
che guadagnò l’Oscar per il miglior film straniero e l’Orso
d'oro
al Festival di Berlino, e subito dopo Il
passato,
altro intenso lavoro presentato a Cannes nel 2013. Adesso Farhadi
mira alla Palma d'oro con The
Salesman,
dove una coppia entra in crisi durante una rappresentazione di
Morte
di un commesso viaggiatore,
di Arthur
Miller.
C’è
poi sempre nella rosa dei must da vedere ad ogni costo dopo Cannes Ma
Loute,
firmato dal cinquantottenne francese Bruno
Dumont,
che nel 2014 ci stupì con la miniserie P'tit
Quinquin,
un vero punto di svolta nel suo modo di far cinema. Ma
Loute,
in concorso, interpretato da un cast eccezionale con Fabrice
Luchini, Juliette Binoche e Valeria Bruni Tedeschi,
sembra riprendere quello stile leggermente stralunato e fortemente
sarcastico proprio di
Dumont.
Ed
eccoci a Jim
Jarmusch,
uno degli autori più importanti del cinema contemporaneo, un regista
che non ha paura di reinventarsi per meglio continuare a stupirci. A
Cannes sessantanove, seguace del detto latino melius
abundare quam deficere,
ci ha infatti sorpreso presentando ben due film, il documentario
Gimme
Danger,
con Iggy
Pop,
e Paterson,
film in corsa per la Palma
d’Oro.
Paterson
è il nome della località in cui è ambientato il film come anche il
nome del personaggio principale, un autista di autobus che veste i
panni di Adam
Driver.
Inutile dire che ambedue i lavori sono notevoli, e testimoniano come
il cinema indipendente, lontano dai canoni di Hollywood, possa
produrre cose eccellenti.
Fai
bei sogni
poi di Marco
Bellocchio,
ha inaugurato la Quinzaine des Réalisateurs. Il film, tratto
dall'omonimo romanzo di Massimo
Gramellini,
è un dramma coinvolgente ed appassionante che si avvale della
maestria di attori come Valerio Mastandrea, Fabrizio Gifuni, e
Bérénice Bejo. Sempre nella Quinzaine
des Réalisateurs,
ecco poi Neruda,
di Pablo
Larraín,
bellissimo biopic del famoso poeta, diplomatico e politico cileno,
che il regista ci presenta subito dopo l’enorme successo riscosso
da Il
Club,
che, nel 2015, guadagnò il Gran
premio della giuria al Festival
internazionale del cinema di Berlino.
Protagonista di Neruda, Gael García Bernal che torna a lavorare con
Larraín dopo l’interessante No – I giorni dell'arcobaleno.
Ancora
nella Quinzaine des Réalisateurs, ecco poi un film bellissimo e
veramente imperdibile, La
pazza gioia
di Paolo
Virzi
che lo ha scritto insieme a Francesca Archibugi con due stupefacenti
interpreti, Valeria
Bruni Tedeschi e
Micaela Ramazzotti
tutte e due al loro meglio in un lavoro che porterete nel cuore per
tanto, tanto tempo.
Mariangiola
Castrovilli