Fattitaliani al 69° Festival di Cannes, i film più interessanti: da Xavier Dolan a Marco Bellocchio

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Con un ritmo sempre più che vertiginoso i film di Cannes sono arrivati in finale ed ormai il totopalma è sempre più insistente, per lo meno dal coté giornalistico, dove tutti esprimono le loro preferenze.
Cominciamo allora con uno dei nostri autori favoriti, Xavier Dolan giovane e multiforme talento canadese che seguiamo fin dagli inizi nelle sue multiformi attività. Il wonderboy del cinema venuto da Montreal è infatti attore, regista, sceneggiatore e doppiatore. Juste la fin du monde, è il suo sesto lungometraggio, ma come dimenticare due anni fa il suo Mommy, che qui a Cannes fece delirare pubblico e critica e portò a casa il premio della giuria ex aequo con Adieu au Langage di Jean-Luc Godard. E, in quell’occasione Godard, evidentemente seccato dall’ex aequo e con poco fair play, espresse pareri inadeguati sul Mommy senza averlo visto, e Dolan, in un’intervista a LesInrocks rispose spiritosamente di sentirsi ‘ molto lontano dal suo cinema’. Battute a parte, Dolan adesso, ancora in concorso, punta con bone possibilità alla Palma d'oro con un dramma tratto da una pièce di Jean-Luc Lagarce. In Just la Fin du Monde vediamo un giovane scrittore malato terminale che torna a casa, dopo dodici anni di assenza, per comunicare alla sua famiglia che sta morendo. Cast importante con Marion Cotillard, Léa Seydoux, Nathalie Baye, Vincent Cassel e Gaspard Ulliel. Alla proiezione stampa sembrava che fosse stato accolto bene. Il giorno dopo pero’ sui giornali abbiamo trovato che la maggior parte dei colleghi che forse non gli ha perdonato il trionfo di Mommy, scrivergli tutto il peggio. Con molta filosofia Dolan, ha risposto dicendo di lasciar fare al tempo. Convinto che il pubblico amera’ questo lavoro
E veniamo al dotato ed originale regista danese Nicolas Winding Refn alla sua terza volta a Cannes in concorso con The Neon Demon, un horror, se cosi’ si puo’ definire, al femminile, ambientato nel mondo della moda, con Elle Fanning, nei panni di una modella che si trasferisce a Los Angeles, dove la sua dirompente giovinezza, verra’ divorata da un gruppo di modelle ossessionate dalla sua bellezza. Il film, che potrebbe un lungo, bellissimo spot per la sfilata di moda di un grande couturier, alla proiezione stampa ha segnalato emozioni diverse, da tradurre in valutazioni, domenica sera da parte della giuria .
Sussurri e grida sono poi quasi tutti d’accordo per un film come quello dell'iraniano Asghar Farhadi, che da diversi anni si è ormai creato una reputazione più che solida. Ricordiamo infatti la straordinaria, palpitante e sottile bellezza di Una separazione, che guadagnò l’Oscar per il miglior film straniero e l’Orso d'oro al Festival di Berlino, e subito dopo Il passato, altro intenso lavoro presentato a Cannes nel 2013. Adesso Farhadi mira alla Palma d'oro con The Salesman, dove una coppia entra in crisi durante una rappresentazione di Morte di un commesso viaggiatore, di Arthur Miller.
C’è poi sempre nella rosa dei must da vedere ad ogni costo dopo Cannes Ma Loute, firmato dal cinquantottenne francese Bruno Dumont, che nel 2014 ci stupì con la miniserie P'tit Quinquin, un vero punto di svolta nel suo modo di far cinema. Ma Loute, in concorso, interpretato da un cast eccezionale con Fabrice Luchini, Juliette Binoche e Valeria Bruni Tedeschi, sembra riprendere quello stile leggermente stralunato e fortemente sarcastico proprio di Dumont.
Ed eccoci a Jim Jarmusch, uno degli autori più importanti del cinema contemporaneo, un regista che non ha paura di reinventarsi per meglio continuare a stupirci. A Cannes sessantanove, seguace del detto latino melius abundare quam deficere, ci ha infatti sorpreso presentando ben due film, il documentario Gimme Danger, con Iggy Pop, e Paterson, film in corsa per la Palma d’Oro. Paterson è il nome della località in cui è ambientato il film come anche il nome del personaggio principale, un autista di autobus che veste i panni di Adam Driver. Inutile dire che ambedue i lavori sono notevoli, e testimoniano come il cinema indipendente, lontano dai canoni di Hollywood, possa produrre cose eccellenti.
Fai bei sogni poi di Marco Bellocchio, ha inaugurato la Quinzaine des Réalisateurs. Il film, tratto dall'omonimo romanzo di Massimo Gramellini, è un dramma coinvolgente ed appassionante che si avvale della maestria di attori come Valerio Mastandrea, Fabrizio Gifuni, e Bérénice Bejo. Sempre nella Quinzaine des Réalisateurs, ecco poi Neruda, di Pablo Larraín, bellissimo biopic del famoso poeta, diplomatico e politico cileno, che il regista ci presenta subito dopo l’enorme successo riscosso da Il Club, che, nel 2015, guadagnò il Gran premio della giuria al Festival internazionale del cinema di Berlino. Protagonista di Neruda, Gael García Bernal che torna a lavorare con Larraín dopo l’interessante No – I giorni dell'arcobaleno.
Ancora nella Quinzaine des Réalisateurs, ecco poi un film bellissimo e veramente imperdibile, La pazza gioia di Paolo Virzi che lo ha scritto insieme a Francesca Archibugi con due stupefacenti interpreti, Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti tutte e due al loro meglio in un lavoro che porterete nel cuore per tanto, tanto tempo.

Mariangiola Castrovilli
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