di Domenico Logozzo* - MONTESILVANO
(Pescara) - Per vivere a lungo e per vivere bene, c’è chi ha una
ricetta molto semplice. Vale la pena prendere buona nota, visto che
chi la suggerisce la sta effettivamente sperimentando con ottimi
risultati.
È una nonnina abruzzese che abbiamo incontrato sulla
Strada Parco Pescara - Montesilvano. A ottobre spegnerà 96
candeline. Qual è l’elisir di lunga vita? “La buona
alimentazione. Innanzitutto sulla mia tavola non mancano mai il
peperoncino e un bicchiere di vino. Solo cibi genuini. Tutto fatto
con le proprie mani. Come una volta. Dai ravioli alla pasta. Tutto
fatto in casa. E poi condurre una vita serena, pensare al bene, fare
del bene e non occuparsi dei fatti degli altri”. Così nonna Cesira
Cirone, nata nell’ottobre del 1920 a Farindola, in provincia di
Pescara, risponde ad una signora che le chiede quanti anni ha, si
congratula per vederla così arzilla e vuole poi sapere qual è il
segreto per arrivare vicini ad un secolo di vita in buona salute.
La
nonnina l’avevamo vista tantissime volte sulla Strada Parco. Non
immaginavamo però che avesse tanti anni… Le diciamo: “Complimenti,
è proprio una ragazza!”. E lei: “Sono stata una ragazza, ma
tanti, proprio tanti anni fa sono stata una ragazza…”. E’
simpaticissima. Lucida. Aperta al dialogo. “Mi piace parlare con le
persone. E’ bello incontrarsi”. Si siede sulla panchina. “Mi
riposo un po’”. Il cane accanto. Lo accarezza continuamente. Con
amore. “Charles, il mio amico cane di sei anni e mezzo, è la mia
forza, è la mia sicurezza”. Lo bacia. “Mi fa compagnia e mi
aiuta tanto, mi spinge ad uscire, mi fa camminare tanto. E camminare
fa bene alla salute”.
E’
un’assidua frequentatrice della Strada Parco. “Sì, qui cammino
molto. Vengo spesso. Abito vicino”. Ci sediamo. Parliamo un po’
di tutto. A partire dai drammatici fatti di questi giorni. “Ma
perché fanno tutto questo? Perché provocano tutte queste vittime?
Ma cosa hanno in testa? Sono preoccupata. Sono molto preoccupata. Io
non guardo più la tv. Quelle immagini mi fanno paura. Non mi fanno
dormire la notte. Mi creano agitazione. No, no, basta con tutte
queste pazzie… Perché non si torna ad essere buoni?” E mentre
parla, si vede arrivare sulla Strada Parco una macchina. Dice: “Forse
è della polizia…” Ci passa davanti e diciamo alla nonnina: “No.
Purtroppo è un automobilista che non rispetta il divieto di
transito”. E lei: “Ma qui passano oramai tutti…”. E noi:
“Vogliono far passare il bus…” Ci guarda. Fa subito un netto
cenno di disapprovazione, muovendo insieme la testa e il dito indice.
“No, non deve passare il bus”. E’ un no deciso. “Stiamo bene
così. Hanno fatto proprio bene a recuperare questo tracciato dove
una volta passava il treno…”. Il sole, il cielo azzurrissimo,
profumi di primavera. Prezioso polmone verde tra Pescara e
Montesilvano. Da salvaguardare. “E’ proprio bello, come si sta
bene…” dice la nonnina.
Una
strada che in pratica è “una piazza lunga sette chilometri, da
Pescara a Montesilvano”, come tanti anni fa avevamo sottolineato in
una inchiesta televisiva andata in onda sul Tgr Abruzzo. Qui ci si
incontra, si fanno nuove amicizie, si socializza. “Sono nata a
Farindola, dove torno spesso e dove tutti mi conoscono. Ma anche qui
a Montesilvano ho tantissimi amici. Ci incontriamo spesso su questa
strada, dove ho conosciuto anche tante altre persone che mi vogliono
bene”. Nonna Cesira parla con entusiasmo del suo paese: “C’è
un buon formaggio. C’è aria buona. Ottimi pascoli! Ci ritornerei a
vivere. Mio figlio non vuole che vada a stare da sola, non vuole che
rimanga sola soprattutto la notte. Mi vuole qui a Montesilvano,
vicina a lui”. Parla con orgoglio del figlio: “Luciano si è
laureato in ingegneria alla Sorbona”. Nonna Cesira ricorda gli anni
della grande emigrazione. “Anni difficili. Non avevamo niente, ma a
noi giovani bastava poco per essere veramente felici. Oggi purtroppo
vedo che non è più così. Troppi ragazzi non si accontentano di
quello che hanno, che è proprio tanto! Non li capisco…”. Il
marito era partito da Farindola negli anni Cinquanta. “Era andato
in Francia. Io l’ho raggiunto con tutta la famiglia nel 1960. Siamo
stati 24 anni a Parigi. Vivevamo in una zona centrale. Mio marito
lavorava in fabbrica, io in una lavanderia industriale. Passavo ogni
giorno vicino alla Torre Eiffel. Poi siamo tornati in Abruzzo”.
E
mentre parla continua ad accarezzare Charles. “È dolcissimo. I
cani una volta adottati bisogna tenerli bene. Era piccolo così,
quanto il pugno della mia mano, quando l’ho preso. L’ho cresciuto
come un figlio. È molto affezionato a me. E fa la guardia
attentamente. Una volta una mia amica a Farindola si è avvicinata
per abbracciarmi. Charlie si è messo subito in mezzo. Per
difendermi”. Massima cura dei cani, rispetto dell’ambiente. La
nonnina critica chi porta a spasso i cani e non ha con sé la paletta
e la busta per raccogliere gli escrementi. “Vede, io la busta ce
l’ho in tasca”. E la tira fuori. “Non capisco perché non fanno
tutti come me…”.
Si
alza. “Non voglio rimanere tanto a lungo ferma. Buon pomeriggio.
Andiamo Charles…” Nonna Cesira e il fedele cagnolino riprendono
insieme, felici, il lungo cammino d’amore e d’amicizia.
*già
Caporedattore TGR Rai