Libri, Fattitaliani intervista Paola Di Nino su "Condannati a morte": l'idea nasce da uno strano sogno

"Condannati a morte", (128 pagg., € 9,00) è il nuovo romanzo di Paola Di Nino (booktrailer) per Leone editore (collana Sàtura): Fattitaliani l'ha intervistata

Paola Di Nino, autrice di Condannati a morte, cosa narra?
Parla di due ragazzi turchi, un fratello ed una sorella che vengono arrestati in un’Italia nella quale è stata appena reintrodotta la pena di morte. Hanno aggredito una coppia di giovani dopo avergli venduto una dose di droga. In seguito verranno addirittura accusati di omicidio che però non avevano commesso. La guardia carceraria che ha il compito della loro detenzione comincia ad avere il sospetto che ci sia qualcosa sotto, inizia ad indagare e scopre che questa condanna potrebbe essere falsa e che il crimine non sia mai stato commesso. Coinvolge dei giornalisti visto che essendo la prima condanna a morte dopo che da molti anni era stata abolita la pena capitale, rappresenta un evento eccezionale. È una corsa contro il tempo visto che mancano pochi mesi all’esecuzione. La nostra protagonista cerca di far trionfare la verità e la giustizia.
Accusati di omicidio ma il cadavere dov’era?
Non ci sono cadaveri e l’investigazione è fatta per cercare la verità e soprattutto scoprire chi è dietro alle fila di questo crimine.
Come nasce l’idea di un tema del genere?
Viene da un sogno strano. Il protagonista Korai è nella mia stessa cella e mi racconta la sua storia. Quando vengo liberata lui mi chiede di raccontare e di far conoscere la sua storia al mondo e di dire che è stato vittima di un’ingiustizia. Mi sono appassionata alla sua storia ed ho cercato di raccontarla così come aveva fatto lui nel sogno.
Quella mano sulla pistola mostrava quanto fossero codardi, erano dalla parte del torto ed avevano persino paura di una donna”.
La Guardia è l’unica donna che lavora in quel penitenziario e sente che nonostante sia una donna, tutti abbiano paura di lei. Nonostante sia considerata meno forte dell’uomo, loro tenevano la pistola puntata su di lei perché avevano paura delle sue indagini per far trionfare la Giustizia. Sono loro stessi ad aver paura di lei.
Perché ha scritto su due ragazzi turchi e su due ragazzi italiani?
Nel sogno, il ragazzo era turco e a volte forse a causa di pregiudizi è più facile carcerare e condannare delle persone innocenti che siano extracomunitari.
Perché la guardia carceraria si intestardisce per scoprire la verità?
Perché è lei che ha firmato il primo verbale nel quale non veniva citato nessun omicidio e quindi vuole indagare. In più la sorella di questo ragazzo, viene maltrattata, rasata a zero e mandata nel reparto maschile. Lei diventa quasi complice perché non riesce a denunciare il fatto a nessuno. Sentendosi colpevole, vuole fare qualcosa per questi ragazzi. Il finale è a sorpresa.

Elisabetta Ruffolo
Fattitaliani

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