Sogni, Strade, Ciliegine e Cipollata

Stanotte, complice una grossa porzione di pesce capone (lampuga per i non Siciliani) con la cipollata e un amaro che mi ha bloccato la digestione, ho fatto un sogno stranissimo.

Si svolgeva in un ufficio pieno di carte, e c’erano due seduti a un tavolo, uno di fronte all’altro.
X, strizzando l’occhio: – Allora le ha portate le ciliegine?
Y, allungandogli una busta con un bel sorriso: – Eccole.
X prendeva la busta, ci guardava dentro e smetteva di sorridere.
– Ma queste non mi sembrano venti chili.
– Dieci chili solo ne ho portato. Dovremmo farle bastare.
– Ma lei scherza. Non siamo al mercato, sa? Gliel’ho detto, qua siamo organizzati in modo serio. Funziona tutto come un orologio, e in un orologio ci sono tante rotelline. Non è che ci posso dire a una “tu rimani senza frutta”. Se facessi così io in quest’ufficio ci durerei poco.
– Senta, il problema è che mi sono fatto i conti bene, e se ci do a lei tutte quelle ciliegie io poi devo usare asfalto di bassa qualità, e meno cemento per i piloni.
– E allora?
– E allora poi vengono fuori le buche e rischiamo che crollano i viadotti.
– Per fortuna.
– Come per fortuna?
– E certo. Ci sarà bisogno di riparare le buche e di rifare i viadotti.
L’altro si illuminò: – Ah. Perciò altri appalti.
– E altre ciliegine.
– E se qualche giudice se la piglia con me?
– Lei fallisce, fa in modo di risultare nullatenente, chiude l’azienda e ne apre un’altra magari a nome del cugino, della zia monaca o della badante rumena del nonno... E poi lei ha presente i tempi della nostra giustizia? Ma gliele devo dire io queste cose? Vede….
Dall’ufficio accanto arrivò l’abbaiare improvviso e disperato del cane di un’impiegata che se lo portava regolarmente al lavoro, poi si avvertì un tremito e la fotografia dell’inaugurazione di un viadotto appesa alle spalle di X prese ad oscillare leggermente sul chiodo mentre il lampadario dell’ufficio cominciava a dondolare.
Una scossetta di terremoto.
Una scossettina leggera leggera, da ridere. Y rimase seduto, ma X balzò in piedi terrorizzato.
Ricordava la gara con cui era stato appaltato il palazzo.
L’ultima cosa che vide su questa terra fu il pilastro di cemento che gli veniva addosso dicendo (nei sogni i pilastri parlano) “Non sono bene armato, ma abbastanza per farti la pelle”.
Io di questo sogno non ho capito proprio niente, ma ho imparato che la sera è meglio evitare il pesce capone con la cipollata.
Carlo Barbieri è uno scrittore nato a Palermo. Ha vissuto a Palermo, Catania, Teheran, il Cairo e adesso fa la spola fra Roma e la Sicilia. Un “Siciliano d’alto mare” secondo la definizione di Nisticò che piace a Camilleri, ma “con una lunga gomena che lo ha sempre tenuto legato alla sua terra”, come precisa lo stesso Barbieri. Scrive su Fattitaliani, NitroNews, Il Fatto Bresciano, QLnews, Sicilia Journal e Malgrado Tutto, testata su cui hanno scritto Sciascia, Bufalino e Camilleri. Ha scritto fra l’altro “Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non”, i gialli “La pietra al collo” (Todaro Editore, ripubblicato da IlSole24Ore) e “Il morto con la zebiba” (candidato al premio Scerbanenco) e “Uno sì e uno no”, una raccolta di racconti pubblicata da D. Flaccovio Editore. Suoi scritti sono stati premiati alla VI edizione del Premio Internazionale Città di Cattolica, al IV Premio di letteratura umoristica Umberto Domina e alla VII edizione del Premio Città di Sassari e al Premio Città di Torino. I suoi libri sono reperibili anche online, in cartaceo ed ebook, su LaFeltrinelli.it e altri store.   
Fattitaliani

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