I
bambini ci guardano. Ci osservano e ci
raccontano, e si raccontano, attraverso il loro personalissimo, e
creativo, sguardo. Un punto di vista sul
mondo, il loro, non (ancora?) condizionato da
stereotipi e pregiudizi, e per questo autentico, spesso acritico e
molto colorato. Il ritratto che ne emerge - rappresentazione
del mondo come volontà di espressione, si
potrebbe dire parafrasando Schopenhauer - è
quello di un’interiorità infantile fatta di stupore
e incanto, priva di quelle strutture mentali
che mai come in questo periodo storico, immediato pensare al
cambiamento della famiglia tradizionale, creano conflitti
ed emarginazione.
Catturare
l’essenza di questo sguardo e condividerlo
con altre donne-madri è l’instancabile
lavoro di ricerca del Collettivo L’occhio
della lupa, che sarà in mostra con l’evento
“Fotografando l’incanto” a Bologna il prossimo 7 novembre al
ATelierSì (Via San Vitale 69), in
occasione di Gender Bender Festival 2015: un
gruppo di artiste che si mettono in gioco come madri e come artiste,
che nella relazione con i figli portano il loro vissuto, che si
confrontano con altre madri e che diventano supporto ideale e
prezioso del lavoro della coreografa Anna
Albertarelli, capace di cogliere l’attimo
senza fermare l’incanto.
Una
presenza importante,
quella all’interno di Gender Bender,
il Festival bolognese che si è saputo imporre, nel corso del tempo,
come uno spazio di riflessione sul tema della
rappresentazione del corpo e dell’identità di genere. E quale
relazione più profonda, ancestrale e corporea
di quella che lega la madre al proprio figlio?
Per questo la presenza di un gruppo di madri
artiste che operano una riflessione
sull’essenza dell’infanzia a partire dal loro essere madri,
creatrici di corpi,
unità e molteplicità, diventa un momento
fondamentale di quel
dibattito sul genere
che dall’infanzia deve
–o dovrebbe- partire.
Il
Collettivo, nome in
omaggio al libro “L’occhio del Lupo” di Pennac, nasce nel 2013
da un’idea di Anna Albertarelli, coreografa,
performer e madre, interessata a disegnare e catturare l’incanto
che nasce dall’infanzia: in poco tempo la sua idea si è
trasformata in un progetto condiviso entusiasticamente con altre
madri-artiste ed
educatrici. Non si tratta quindi di arte per l’infanzia, né di
arte sul tema dell’infanzia, ma arte creata
con il sapere e le capacità di incantare del bambino. Le
capacità inconsapevoli dell’infanzia - lo sguardo, il canto, il
disegno - sono veicolate dall’artista che le trasforma in arte e in
opere. Il risultato sono fotografie,
installazioni, performance, come quelle
esposte per il Festival Gender Bender di Bologna:
espressioni d’arte visiva che raccontano
l’infanzia, e in parte anche l’esperienza e la storia di queste
donne. Un gruppo eterogeneo di personalità che condividono
la stessa esperienza, la maternità e il
crescere i figli, spesso lo stesso background artistico, attraverso
caratteri, età (dai 32 ai 50 anni) e vite molto diverse l’una
dall’altra: dalla danzatrice-coreografa Laura Matano alla fotografa
Elena La Ganga, dalla sviluppatrice web con un passato nella danza
Sabrina Naspi alla formatrice nei percorsi di
formazione professionali per minori Livia Solmi. Con
loro anche un’insegnante di Scuola dell’Infanzia, Nicoletta
Portavia, e un’attrice, danzatrice e trampolista, Stefania
Erriquez.
La
condivisione è il
punto focale del progetto: “La necessità della
condivisione è anche un atto di riconoscimento”, ha spiegato
Albertarelli. “E di un riappropriarsi di spazi creativi–mentali
da parte di altre donne-madri che
come me, in un certo momento della propria
vita, hanno incontrato la paura di perdere la creatività,
e sicuramente per alcune, ciò è avvenuto (almeno per me è stato
così): ma se è innegabile che un figlio
volente o nolente cambi la vita, comportando
spavento e destabilizzazione, è anche vero che, col passare del
tempo, questo tentennare si possa trasformare
in creatività e opportunità”.
La
trasformazione del timore in opportunità è ben rappresentata dal
concetto stesso con il quale si è formato il Collettivo, non a caso
sempre aperto a nuove presenze e collaborazioni: un
nucleo di donne in movimento, mentale e
fisico, che attraversano i giardini dell’infanzia animate di amore
e stupore: una vera e propria carovana
pronta ad accogliere altre donne
come loro e, perché no, anche qualche papà. Come
nel caso di Roberto Passuti, marito di Anna Albertarelli, che
collabora in qualità di video-maker e agli allestimenti, e di Andrea
Fiorini, compagno di Livia Solmi, architetto creativo il cui apporto
è stato determinante per la creazione dell’opera “Sens-azione”
e per la realizzazione concreta, tecnica e logistica della prima
versione di “Childwood Box”, installazione a misura e “ad
altezza” di bambino nel quale egli diventa protagonista e
narratore del reale dal suo punto di vista.
Il
Collettivo L’occhio della lupa
realizza e organizza anche workshop e laboratori per bambini e per
genitori e figli, divisi per fasce d’età e volti a trasferire
suggestioni e competenze: dalla fotografia alla lettura delle
immagini, dalla danza gioco alle improvvisazioni musicali.
SAVE
THE DATE!
Evento
“Fotografando l’incanto”
7
novembre
BOLOGNA
- ATelierSì (Via San Vitale 69)
Informazioni
e contatti: www.fotografandolincanto.org
Ufficio
Stampa Luciana
Apicella +39 335 7534485 - luciana.apicella@gmail.com,
Silvia Antenucci
+39.3470769422 - silvia.antenucci@gmail.com