Maria Rosaria Omaggio,
Deus ex machina sul palcoscenico del Teatro dei Conciatori in
“Omaggio a Voi. Recital in concerto”, per festeggiare i
trent’anni di carriera teatrale. Accompagnata con il flauto
traverso, la fisarmonica ed il sax, dal Maestro Andrea Pelusi.
E’ il secondo recital
in concerto per l’attrice. L’altro, “Chiamala vita” insieme a
Grazia Di Michele, nell’Auditorium dell’ONU, sul tema della
guerra, a sostegno dei bambini dell’Unicef. Si sono rincontrate in
una serata del Dei Conciatori, duettando sulle note di “Inno alla
vita”.
L’attrice ha portato
sulla scena tantissimi personaggi femminili, alcune già interpretate
nel passato e lo ha fatto con grazia, passione e grande fervore
nell’affrontarli: da George Sand a “La Santa sulla scopa”, un
testo che Luigi Magni le aveva cucito addosso nel 1986 quando
inaugurarono il Teatro della Cometa, dalla Duse di D’Annunzio
(Festival di Viterbo nel 2011 in Sensi dannunziani) alla Cocotte di
Trilussa, dalla Didone abbandonata (tratta in parte dal Libro IV
dell’Eneide di Virgilio) a Graciela di Garcia Marquez, una donna
del Sud che dopo venticinque anni di matrimonio decide di dire al
marito tutto ciò che non gli ha mai detto (già affrontato in
“Diatriba d’amore contro un uomo seduto” per la regia di
Alessandro D’Alatri) dalla napoletana Filumena Marturano (in
precedenza diretta da Enrico Maria Lamanna) ad “un’iperrealistica”
Oriana Fallaci in un pezzo tratto dal libro “Un cappello pieno di
ciliegie”. Personaggio già affrontato divinamente in Walesa di
Andrzej Wajda.
Le due donne si assomigliano per “la forza e
l’autonomia che ci accomuna”. Nella sua carriera non ha mai fatto
Giulietta ma a diciassette anni era già Medea.
Ad
una ad una le ritrova tutte, dai giochi di parole prive di
significato di Calvino a quelli musicali di Giorgio Gaber (la destra
e la sinistra), dal sonetto d’amore di Shakespeare al Valzer della
Toppa di Pasolini per salutare con Sfida di Ada Negri ed un
Palazzeschi futurista che già nel 1913 scriveva che il sorriso come
controdolore è la miglior ricetta di vita .
Da grande artista, Maria
Rosaria se la cava benissimo con tutto e si mostra com’è “A chi
mi conosce in superficie sembro pazza o ipocrita, chi mi conosce a
fondo sa che sono entusiasta del bello ed affamata del vero”. Il
monologo si intreccia con la musica quasi come se l’uno dialogasse
con l’altra e viceversa. Ci affascina e ci fa sognare come se i
personaggi veri si rincorressero sul palco. Solo chi recita con il
cuore è capace di regalarci grandi emozioni.
Elisabetta Ruffolo