Mostra del Cinema di Venezia: la giuria premia "Desde allá" di Lorenzo Vigas e "El clan" di Pablo Trapero

Si è chiusa ieri sera la Mostra del Cinema di Venezia con la premiazione ufficiale e la consegna dei Leoni. Verdetto inaspettato da parte della giuria, che premia il cinema del Sudamerica con l'opera prima "Desde allá" di Vigas e "El clan" di Trapero, dimenticando così alcuni importanti autori e i loro film, sicuramente i migliori del Concorso. Da Venezia, Luca Pellegrini

Un presidente di giuria messicano, Alfonso Cuarón, insieme alla sua giuria molto autoriale di cui cinque sono registi, decide di premiare con il Leone d'Argento l'argentino Pablo Trapero e con il Leone d'Oro il venezuelano Lorenzo Vigas. Estremamente facile interpretare queste scelte con il riconoscimento da parte della Mostra veneziana di un cinema sudamericano in fase di rapida visibilità internazionale. E questo non può che far bene alla cultura e alla società di quei Paesi, molti ancora immersi in estreme difficoltà politiche e tensioni sociali. Anche se i film in questione certamente non ne rilasciano un'immagine rassicurante: "El clan" segue, con uno stile semplicemente corretto, le quotidiane imprese criminali e di sangue di una famiglia argentina negli ultimi anni della dittatura militare; "Desde allá" (Da lontano) immerge, invece, lo spettatore, nella violenza e nel degrado dei sobborghi attuali di Caracas, dove un anziano omosessuale adesca ragazzini sbandati.
Così si sono dimenticati, per scelta voluta della Giuria, film splendidi, importanti, che avrebbero dovuto essere sostenuti anziché riposti nel cassetto delle cronache: pensiamo a Sokurov, Gitai, Giannoli, Skolimowski e, imperdonabile, il cinese Zhao Liang. Unici in un Concorso a senso alternato.
Condivisibile e applaudita la scelta delle migliori interpretazioni: quella femminile a Valeria Golino, attrice di gran carisma interprete assoluta del film di Giuseppe Guadino "Per amor vostro", e quella maschile al francese Fabrice Luchini, giudice sospeso tra legge e una delicata storia d'amore passata nel bellissimo "L'hermine" di Christian Vincent. Senza dimenticare il ghanese Abraham Attah, appena tredicenne, bambino soldato in "Bestie senza patria", cui è andato il premio per il miglior attore emergente. Di tutti gli altri riconoscimenti, in diversa misura, si può sorvolare. Luca Pellegrini, Radio Vaticana, Radiogiornale del 13 settembre 2015.
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