Vita
frenetica, budget ridotto e poco tempo a disposizione per sedersi a
tavola. Mangiare tra un impegno e l’altro scovando lo street food
di qualità sta diventando una vera e propria tendenza i cui
protagonisti sono i “metro eater”
Da
New York a
Londra, fino alle
città e alle località turistiche del
Belpaese,
il momento di consumo del cibo è cambiato:
le agende fitte di
impegni rendono
necessario abbinare
la pausa pranzo ad altri appuntamenti improrogabili
tipici della routine cittadina, così come è sempre più diffuso un
nuovo modo di vivere la città e la socializzazione con i propri
pari, più dinamica e “social”. Il classico
street food, quello
da salamella davanti allo stadio o caldarroste natalizie,
però non basta più:
oggi gli italiani ricercano
prima di tutto la qualità e la reinterpretazione di ricette
tradizionali da parte di chef stellati o giovani cuochi legati al
proprio territorio d’origine.
E’ la nuova tendenza del “mobile
eating”, un nuovo
modo di mangiare
mentre si è in movimento
senza rinunciare
all’alta qualità del cibo gourmet.
A farla da padrone in questo panorama culinario sono i “metro
eater”, dinamici
ricercatori dello street
food gourmet,
individuato nella nuova categoria del “metro
food”, che
prediligono le ricette
legate alla tradizione italiana,
da consumare nei momenti
di socializzazione o
tra un impegno e l’altro, con una spiccata
attenzione all’origine
delle materie prime e
all’aspetto
salutistico. Oggi
perfino le più importanti testate internazionali, come le
statunitensi CNN
e Forbes,
creano guide su dove
trovare street food di qualità,
segno di un rapporto
col cibo che si sta evolvendo.
Una
tendenza
internazionale
individuata da Bibite
Sanpellegrino
attraverso un’analisi
condotta su circa
120 testate lifestyle
internazionali e
200 siti dedicati ai nuovi trend e al divertimento “fuori
casa”,
interpellando anche circa 50
influencer ed
esperti di tendenze
sull’alimentazione,
per capire come si
stanno trasformando i luoghi e le modalità di consumo del cibo nella
società contemporanea.
Ma
perché il mobile eating riscuote sempre più successo? Secondo
8 esperti su 10 la
ragione principale risiede nel fatto che oggi
le persone danno prioritaria importanza alla qualità rispetto alla
quantità (81%),
e ricercano con maggiore frequenza le
ricette tradizionali anche reinterpretate in chiave moderna o da chef
rinomati (72%),
realizzate con ingredienti
di qualità (59%),
tutte caratteristiche offerte dalle sempre più numerose api
adibite a food-truck che puntano proprio su questa tipologia di cibo,
il metro food.
Sono
numerosi i casi
internazionali che
testimoniano questa tendenza a portare in strada il cibo di qualità:
a New York
ad esempio gli chef del Rouge
Tomate, un
rinomato ristorante dell'Upper East Side premiato
con una stella Michelin,
sono “scesi in strada” creando uno
street menu stellato per il “Rouge Tomate Cart in the Park”,
posizionato all'ingresso dello zoo di Central Park. Anche a Reykjavik
in Islanda, il metro
food non ha rivali: la guida Michelin infatti segnala i Bæjarins
Beztu Pylsur, gli
hot dog apprezzati anche da Bill
Clinton e Anthony
Bourdain.
E
anche l’Italia,
con la sua ricca tradizione culinaria, non è certo da meno: dall’Ape
Romeo di Cristina
Bowerman che propone
per le strade della Capitale ricette tipiche romane, allo chef
Mauro Uliassi
che per celebrare un vero e proprio “Rinascimento della cucina
italiana low-cost”, cucina nella sua Uliassistreetgood
gang il panino con
la porchetta o la spuma di tiramisù, fino a Matteo
Torretta, il primo
chef ad aprire un ristorante
di street food a
Milano: “Ciò che conquistava i clienti era la possibilità di
sedersi ad un bancone che dava direttamente sullo spazio cucina,
piccola, ma super tecnologica. Il menù
comprendeva piatti
gustosi, di qualità e veloci, preparati proprio sotto gli occhi del
consumatore. Una
modalità divertente di interpretare il pasto fuori casa e non
lontano dallo street food all’italiana che da tempo è nella nostra
cultura – spiega lo chef –. Perché oggi è scoppiata la ‘mania
dello street food’?
È un modo comodo di
mangiare, che non impegna
e, oltretutto, ti accompagna sempre, lo
puoi trovare in ogni luogo.
Tutto ciò non va mai a discapito della qualità,
anche se il pasto viene consumato in tempi brevi, seduti ad un
bancone ma anche per la strada. È proprio questo che i consumatori
vogliono: non
rinunciare al gusto ricercato, nonostante la frenesia della città”.
Secondo
l’antropologa dell’alimentazione Lucia
Galasso, infatti, i
luoghi di ritrovo per condividere il momento del pasto sono in
costante evoluzione: “La
storia alimentare torna a vivere in strada, anche se è più giusto
dire che non l'ha mai abbandonata.
Prima si mangiava per
strada perché le case erano piccole,
spesso invivibili, dei rifugi e non le dimore con tutti i comfort che
abbiamo oggi. La strada era luogo di lavoro, di relazione, avveniva
tutto lì. Oggi
mangiare fuori è divenuto non solo uno status symbol ma anche il
vettore attraverso il quale comunichiamo agli altri i nostri valori
alimentari, non a
caso esiste un’insegna per ogni nostra passione culinaria”.
Icona
di questo fenomeno sono le api itineranti (85%),
di cui gli italiani vanno in cerca per acquistare cibo
gourmet da gustare
tra un impegno e l’altro. Ma
chi sono questi metro eater?
Secondo gli esperti interpellati si tratta di individui
dinamici che non amano la sedentarietà
(74%),
molto attenti agli
aspetti salutari legati all’alimentazione
(68%)
e all’origine delle
materie prime (67%),
oltremodo attivi sui
social network (64%)
dove amano condividere
le foto (58%)
del loro metro food preferito.
“Dal
fast food di strada, rapido e poco salutare, si è passati ad una
nuova forma di street food, spesso di alta qualità
– conclude l’antropologa Lucia Galasso – Si tratta di una
risposta al cibo standardizzato,
che rischia di far perdere il senso del cibo di strada. Mangiare per
le vie permette di viaggiare nel territorio ma anche di mantenere
inalterato il piacere di riscoprire le ricette
tramandate tra le generazioni o attraverso il racconto degli anziani.
I cuochi di strada rappresentano
il versante orale della cucina popolare: un piacere che coinvolge
tutti i sensi e che
conquista attraverso
il racconto e la gestualità”.
E
mentre il primo fast
food nato a Milano chiude i battenti in piazza San Babila,
per le strade della metropoli lombarda, ma anche nelle città di
tutta Italia, è un
continuo fiorire di api car, food-truck e cucine mobili di alta
qualità. Dall’ape
Scottadito, che
celebra le prelibatezze
delle Marche tra
olive all’ascolana e arrosticini, a Bianco
Bufala, lo step più
moderno di una tradizione antica come quella delle mozzarelle
di bufala trasmessa
di generazione in generazione. E ancora, da Zibo
dove “cuochi
itineranti” reinterpretano i tipici primi piatti regionali
trasformandoli nel ripieno di un raviolo preparato a mano, ad
Aperito,
che deve il suo nome alla felice unione tra un’Ape,
simbolo del boom economico dell’Italia, e il “Rito”,
ovvero quel momento particolare della giornata, in cui la buona
abitudine di prendere un caffè, fare uno spuntino, bere un
aperitivo, rende un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora
diversa dalle altre.
Itinerari
che si intersecano per le strade del Belpaese, che travalicano le
Alpi e percorrono tutto il mondo. Tra le migliaia di Ape Car che
hanno invaso le città internazionali, ad esempio, si sono distinti i
giovani varesini creatori di Giallo
Street Food, che
per la prima volta hanno
portato la polenta di qualità sulle rive del Tamigi a Londra.
Sempre nella capitale inglese è sbarcato Mr
Gurmetti,
progetto nato da un’idea di un
giovane emiliano che ha deciso di girare per Londra con la sua Ape a
dispensare “Italian
Street Food”,
ovvero prodotti genuini di Parma serviti in strada nei mercati
all’ora di pranzo e la sera davanti ai pub. Ma i mitici furgoncini
a 3 ruote della Piaggio hanno varcato anche l’oceano Atlantico e
sono giunti a New
York: è il caso di
Amorino,
una catena di gelaterie nata per volontà di due imprenditori
italiani, che
ha deciso di servire
ai newyorkesi squisito gelato di qualità Made in Italy dal
bancone installato su un’Ape
car vintage.