SPAZZATURA, CATANIA E LA MUNNIZZA IN TRASFERTA

Guai a mettere in dubbio l’amore per il decoro degli abitanti dei paesi dell’Etna. Ne hanno da vendere. Un amore sviscerato che sfida ogni ostacolo, al punto che tanti rischiano multe salate pur di mantenere il territorio libero dalla munnizza. Parliamo del “loro” territorio, naturalmente.

I catanesi hanno scoperto infatti che molti degli abitanti delle ridenti località limitrofe ogni mattina, zitti zitti, caricano in macchina la munnizza quotidiana e la vanno a buttare nei cassonetti con il simbolo del Liotru. Un comportamento evidentemente dettato dal lodevole desiderio di mantenere puliti i cassonetti propri.
A chi commenta “Ma che significa ’sta cosa? Non sta bene” rispondo: se dici così, o sei catanese o non sei siciliano. Se sei catanese, lo capisco, ti senti come il proprietario di un bar quando entra qualcuno che va dritto alla toilette ed esce senza consumare. “M****a, ma chi trasìu, ppì pisciariii?”. Se non sei siciliano, allora ti devo spiegare. Vedi, per molti di noi siciliani il territorio fuori dalla porta di casa è terra di nessuno. Una cosa della cui igiene e presentabilità non ce ne frega niente perché non è nostra. E quindi se qualcuno invece di buttare l’immondizia sotto casa si prende il disturbo di portarla in un altro comune, è già un passo avanti. Come mai questo strano rapporto con il territorio? Mah. Forse una reazione a secoli di angherie che ci ha portato a proteggere solo ciò che ricade fra i confini delle pareti domestiche, incluse le donne di casa? Chi lo sa. O forse dai tanti dominatori abbiamo imparato il perverso piacere dell’affermazione del proprio dominio sugli altri, e l’usare male la proprietà comune, o violentare quella altrui, è un modo per affermarlo. Penso ai nobili che in occasione di battute di caccia nelle loro terre devastavano i raccolti dei loro contadini senza che i poveretti che ci si erano fatti sopra il mazzo, e che avrebbero dovuto sfamarcisi, potessero lamentarsi. O allo ius primae noctis che consentiva al barone di portarsi a letto le spose dei propri servi la prima notte di matrimonio - in quel caso, il noto e sicilianissimo “cumannari è megghiu di futtiri” diventava “cumannari è futtiri”.
Ma non tutti i mali vengono per nuocere. Il sindaco di Catania Bianco, dopo avere elevato 500 multe da 50 euro in due mesi ai trasfertisti della munnizza, al ritmo quindi di 3000 multe l’anno, ha portato la sanzione a 200 euro. A questo punto, in qualunque modo vada, per i catanesi va bene: perché se i munnizzatori pendolari tornano a “farsi i cassonetti propri”, il problema è risolto; ma se insistono a “farsi” quelli dei catanesi, il comune di Catania potrebbe contare su un introito di ben 600.000 euro l’anno con cui si potrebbero fare tante cose.
Per esempio ci si potrebbe rimborsare la benzina ai catanesi che vanno a buttare la propria munnizza nei paesi dell’Etna.
Carlo Barbieri

Carlo Barbieri è uno scrittore nato a Palermo. Ha vissuto a Palermo, Catania, Teheran, il Cairo e adesso fa la spola fra Roma e la Sicilia. Un “Siciliano d’alto mare” secondo la definizione di Nisticò che piace a Camilleri, ma “con una lunga gomena che lo ha sempre tenuto legato alla sua terra”, come precisa lo stesso Barbieri. Scrive su Fattitaliani, NitroNews, Il Fatto Bresciano, QLnews, Sicilia Journal e Malgrado Tutto, testata su cui hanno scritto Sciascia, Bufalino e Camilleri. Ha scritto fra l’altro “Pilipintò-Racconti da bagno per Siciliani e non”, i gialli “La pietra al collo” (Todaro Editore, ripubblicato da IlSole24Ore) e “Il morto con la zebiba” (candidato al premio Scerbanenco) e “Uno sì e uno no”, una raccolta di racconti pubblicata da D. Flaccovio Editore. Suoi scritti sono stati premiati alla VI edizione del Premio Internazionale Città di Cattolica, al IV Premio di letteratura umoristica Umberto Domina e alla VII edizione del Premio Città di Sassari e al Premio Città di Torino. I suoi libri sono reperibili anche online, in cartaceo ed ebook, su LaFeltrinelli.it e altri store.   
Fattitaliani

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