Certo che se ci si guarda attorno dovunque uno vuole,
è quasi impossibile, se non molto arduo,
imbattersi in situazioni e contesti che facciano pensare alle buone
qualità dell’uomo: in giro nel mondo
quasi esclusivamente violenza guerre prevaricazione sfruttamento
schiavizzazione grande miseria, per non parlare degli oltraggi e offese al paesaggio
e alla natura: rare, poche le isole
felici.
E non è che andando indietro nel tempo e nelle epoche la realtà cambi,
anzi si avrà la prova che la storia dell’ umanità si è sempre regolarmente svolta all’insegna
della massima violenza e ferocia e perversione. Il bello è che quando si vuole
alludere a qualche comportamento umano particolarmente odioso e violento si
impiega il termine “bestiale” o “animale”, come se gli animali fossero capaci
di commettere le nefandezze ed atrocità e crudeltà degli uomini. Salvo
inversioni di rotta consapevoli e pragmatiche, è certo che ormai tra breve sulla Terra abiteranno solo i bipedi
e, stando alla storia, non sarà un bel vivere. Già centinaia di specie animali
sono scomparse, e un recente studio ha informato che delle tigri, dei leoni,
dei leopardi ne sono restate le migliaia
delle dita di una mano: in estinzione dunque anche questi esemplari
stupendi della esistenza. Lo stesso i giganti dei mari. Non vedi più volare negli spazi i cardellini, i verdoni:
le api stanno scomparendo, le lucciole
come evidenziò già Pasolini, sono ormai un ricordo: stanno per sparire i
rospi, i ramarri, i ricci, i granchi di campagna. Tra non poco i mari e gli
oceani saranno nauseabonde pozzanghere senza vita, non intervenendo drastiche inversioni di tendenza.
Una delle massime lacune e colpe che avvelenano molta parte della esistenza è il fatto che il bipede fino ad oggi
non è stato in grado di comprendere e di rendersi conto che le differenze tra lui
e il quadrupede sono estremamente superficiali e marginali, come quelle che
possono intercorrere tra una scarpa mocassino e una ciocia. A seguito di certi
insegnamenti, o mancanza di insegnamenti, è divenuto quasi ingrediente genetico
dell’essere umano ritenere normale e naturale ammazzare un animale e poi
mangiarlo o addirittura seviziarlo e torturarlo e, colmo della nefandezza e
della efferatezza, vivisezionarlo.
Eppure Gesù Cristo, a differenza del dio biblico, ha ripetutamente richiamato
al rispetto e all’amore degli animali: nei Vangeli non si leggerà mai che ha
mangiato una bistecca o una cotoletta o un pollo e gli apostoli non furono da
meno, essendo tutti, si tramanda, vegetariani.
Ma qui ci arrestiamo e portiamo a conoscenza del
lettore qualche episodio e qualche immagine che possono infondere speranza.
Si tratta di un cagnolino, a Cassino, che da alcuni
mesi conduce vita comune con una
paparella che il proprietario gli ha messo vicino: sono diventati così amici
che ormai sono inseparabili e al momento
di dormire anche la paparella si rifugia nella cuccia del cagnolino. Altro
esempio di convivenza è quella di due cani senza padrone che da alcuni anni vivono affianco l’uno all’altro
in zona ‘Colle’ di Arpino, generalmente sull’atrio della chiesa, accuditi e
curati da alcuni abitanti del quartiere
sotto l’occhio amorevole di Michelangela:
anche il parroco dedica loro le sue attenzioni: sono divenuti cani di quartiere. Un terzo episodio: un signore ha una barboncina che da quando nata ha avuto come convivente in casa una micetta,
l’ultima in verità di sei gatti tutti regolarmente avvelenati da qualche grande
bipede delle vicinanze. La barboncina e
la micetta è incredibile quello che potevano fare nelle ore della giornata che
trascorrevano assieme: si leccavano reciprocamente, si strusciavano, si accarezzavano, scherzavano, forse si
parlavano perfino: era uno spettacolo continuo. In queste ultime settimane è avvenuto
che alla barboncina si sono cominciate a vedere delle chiazze sulla pelle, cioè
in quei posti il pelo non c’è più. I
proprietari l’hanno portata dal veterinario. Tra le varie cause ve ne è una che in verità ci dovrebbe dare da
pensare: una infermità da stress! Ma come, un quadrupede soffre di stress pure
lui? Ma siamo pazzi? Commenterebbe
qualche bipede particolarmente sapiente o il malato del dna di cui sopra. Certo
è che l’inizio dello spelacchiamento è coinciso con la morte della micia! Infatti
alcune settimane addietro lo sconosciuto grande bipede pieno di saggezza di cui
sopra, ha avvelenato anche questa
micetta, l’ultimo quadrupede di sei.
E perciò il dolore e il rammarico, quindi lo stress della barboncina,
nel non vedere più la sua amica, nei luoghi che frequentavano assieme.
E’ auspicabile un colpo apoplettico all’avvelenatore.
Michele Santulli