Istat, in Italia pochi leggono libri, le donne più degli uomini. Intervista a Marco Polillo

In Italia si legge sempre meno. Secondo dati Istat riferiti al 2013-2014, quasi una famiglia su dieci non ha libri in casa. Nel corso di questi due anni, i lettori di libri sono scesi dal 43% al 41,4% ma è nel Mezzogiorno che la lettura è meno diffusa. A leggere è soprattutto la popolazione femminile a partire dai sei anni di età, con una percentuale del 48%, contro il 35% di quella maschile. Al microfono di Elisa Sartarelli, il presidente dell’Associazione Italiana Editori Marco Polillo

R. – Almeno in Italia le donne leggono decisamente di più degli uomini e sono lettrici più stabili nel senso che quando leggono, leggono. Mentre, invece, l’uomo può avere il momento in cui legge e poi a un certo punto si disperde in mille altre occupazioni e abbandona il libro.
D. – I cosiddetti “lettori forti”, cioè le persone che leggono almeno un libro al mese, sono una categoria stabile, al 14,3% C’è stata invece una diminuzione dei “lettori deboli”: uno su due dichiara di aver letto tre libri al massimo in un anno. Questo calo ha inciso sull’editoria?
R. – Per sfortuna, i lettori forti sono percentualmente una cifra minoritaria, però all’interno di quel 14% c’è una grande concentrazione del nostro fatturato, quindi la perdita del lettore forte sarebbe una perdita disastrosa per le sorti delle nostre aziende. La perdita del lettore debole è una perdita che fa molta paura e dà grandi preoccupazioni, perché vuol dire che noi non siamo riusciti – noi come editori e il libro come prodotto – a conquistare in qualche modo il lettore occasionale e a farlo diventare un oggetto al quale ci si rivolge in maniera continuativa. D’altra parte, il lettore occasionale che in qualche modo viene influenzato dalle mode viene distratto da tante cose, magari si accosta a un libro perché in quel momento se ne parla in maniera particolare, ma non è un lettore “affezionato”.
D. – La fascia di età in cui si legge di più è tra gli 11 e i 14 anni: si potrebbe pensare che gli editori tendano ad accontentare di più questi piccoli lettori, pubblicando più libri per ragazzi?
R. – La produzione di libri per ragazzi è molto cresciuta negli ultimi anni, ma è molto cresciuta in quanto era l’unico settore che aveva un "trend" positivo. Il lettore bambino – quello di una fascia di età da scuola elementare, inizio scuola media – certamente è un acquirente per interposta persona: sono i genitori che comprano l’oggetto che poi regalano al bimbo. La cosa curiosa è il fatto che mentre i genitori si rendono conto che l’acquisto di un libro è importante per la crescita del loro figlio, non si rendono conto che il mantenimento anche per loro della frequentazione di quel prodotto potrebbe essere importante.
D. – Dal quinto osservatorio sull’editoria cattolica, è emerso un dato interessante: sono sempre di più gli italiani che leggono i libri di argomento religioso e 4 su 10 si dichiarano non praticanti o non credenti…
R. – La stragrande popolarità di Papa Francesco certamente ha dato impulso a queste cose, è una specie di marketing applicato alla Chiesa, insomma. Nel momento in cui c’è il grande comunicatore con la “g” e la “c” maiuscole  – e che non solo comunica benissimo ma che ha anche una grande affabilità – è chiaro che in automatico cresce anche l’interesse per le cose di cui si occupa e le cose di cui si occupa sono fondamentalmente la religione. Elisa Sartarelli, Radio Vaticana, Radiogiornale del 2 giugno 2015.
Fattitaliani

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