di
Domenico
Logozzo
* PESCARA
- Ascolti boom per lo Speciale di “Porta a porta” su Piero
Barone,
Ignazio
Boschetto
e Gianluca
Ginoble,
i ragazzi de Il
Volo
che hanno conquistato la Grande Mela quando avevano 16 e 17 anni,
molto prima di diventare popolari in Italia. Venerdì sera “Il
Volo a New York“
su Rai Uno ha vinto il prime time con 4 milioni 277 mila spettatori e
uno share del 19.84%.
Interessante viaggio a New York con Bruno
Vespa
alla ricerca degli emigrati di ieri e di oggi. I sacrifici, i
successi, le grandi sfide. Tanta musica, nel ricordo di Pavarotti,
incontri eccezionali: con Woody
Allen,
con gli eroi dell’11 settembre, in particolare il capo dei pompieri
della città, con star della tv come Lidia
Bastianich,
con giovani ricercatori e imprenditori, che hanno trovato a NY il
loro futuro. Così come per Il
Volo
il futuro musicale è iniziato proprio nella Grande Mela.
Talento
italiano valorizzato da un’affermata giornalista che ha lasciato il
Paese d’origine per approdare a New
York,
dopo una parentesi di lavoro a Mosca. Letizia
Airos
due anni fa ha realizzato una interessante intervista televisiva e ha
dedicato ai tre ragazzi la prima pagina della rivista i-Italy,
che con la Tv e il giornale on line formano il network da lei
diretto. Letizia è una delle belle menti italiane che si fanno onore
all’estero, con iniziative innovative e coraggiose. Pochi mezzi e
risultati eccezionali. In un recente editoriale, Letizia aveva
raccontato quell’intervista.
“Il
Volo viene da noi in redazione per un’intervista nel corso di uno
dei suoi primi tour americani. Era in inglese e per loro era
importante. Non avevamo ancora uno studio adeguato per realizzarla.
Dirò di più, avevamo in quel momento solo un microfono “lavalier”
(di quelli a pinzetta, che si applicano sotto il bavero della
giacca). Non era neanche wireless… e poi avevamo una sola
telecamera! (ora siamo più attrezzati, non vi preoccupate). Come
fare a farli parlare tutti e tre, creando qualcosa di diverso, di non
noioso insomma? L’idea fu di metterli seduti su tre sedie vicine,
con uno schermo bianco dietro, e farli alternare ad ogni battuta.
Parlava uno per volta, quello seduto al centro. Un solo microfono,
una sola telecamera, ma tutti e tre vicini e divertiti dentro lo
schermo. Ritmo veloce, atmosfera movimentata. Il gioco era fatto. Poi
la comunicativa e la simpatia de Il Volo ha dato il resto. Ma è solo
uno dei tanti accorgimenti, piccole uscite di genio dei miei
collaboratori”.
Tante
sfide vinte. Con umiltà e grande professionalità. Voglia di fare ed
entusiasmo da vendere. Intervistata da Vespa durante lo “Speciale”,
Letizia ha parlato dei prossimi traguardi: “Ora puntiamo al mercato
americano”. Nell’editoriale ne aveva già parlato, ammettendo:
“E’ una grande sfida, specie per una redazione in buona parte
italiana che vuole parlare anche a un pubblico americano. Una sfida
che investe in campi più vari, fino alle traduzioni, ai sottotitoli
per la televisione, ogni volta bisogna studiare come porgere la
nostra cultura e renderla comprensibile. Una sfida che naturalmente
ha i suoi costi. Qui dobbiamo tantissimo alla presenza di
collaboratori italo-americani, fondamentale per questa mediazione
culturale e non solo linguistica. E siamo anche orgogliosi di esserci
guadagnati alcuni contratti per servizi di promozione del Sistema
Italia da parte del Ministero degli Esteri, attraverso il Consolato.
Piccole cifre con pochi zeri, e soprattutto non finanziamenti ma
contratti, che abbiamo onorato “stralavorando”. Ma è stato un
aiuto importante per noi e un riconoscimento del ruolo che
svolgiamo”.
E’
una donna determinata.
“Mio
padre mi ha lasciato tutta la testardaggine possibile” afferma,
riferendosi alle sue radici. ”Mio padre era di Vasto. E’
scomparso dieci anni fa. Airos e' uno pseudonimo. Il mio cognome e'
Soria”. Sempre con i piedi ben piantati per terra. “Il nostro qui
e' un lavoro sempre più di difficile, ma lo portiamo avanti con
orgoglio nonostante le sempre maggiori difficoltà economiche. Non
abbiamo nessun tipo di finanziamento e viviamo cercando sponsor… Ma
non mi lamento. Finché riesco a farlo sono fortunata”. Parla
dell’intervista con Vespa e dell’organizzazione della Rai “Grande
lavoro di squadra, quello di Rai Uno. E’ stato interessante vederli
agire qui a New York. Ma mentre li vedevo lavorare — ad esempio nel
ristorante Ribalta, trasformato per l’occasione in studio
televisivo — non ho potuto fare a meno di riflettere sulla mia
esperienza. Guardavo le loro telecamere, le luci che utilizzavano, le
persone nello staff. E pensavo: “Come ha fatto i-Italy ad arrivare
fin qui? Come abbiamo fatto a realizzare contenuti di qualità con
tante risorse in meno? La passione è indispensabile, ma certo non
basta. Il segreto sta nella creatività e nell’utilizzo oculato
delle risorse a disposizione. Fondamentale il contatto con chi ci
legge in rete e in carta, ci vede in TV, con la vita reale del
territorio. Con i giovani. E mi sono ricordata come abbiamo
realizzato tre anni fa la nostra prima intervista, in carta e in
video con i ragazzi de Il Volo, che ebbe un grande successo”.
Donna
colta, donna lungimirante. “Inizialmente eravamo solo su Internet
ma poi, con grande passione e tante difficoltà, ci siamo consolidati
diventando una presenza multicanale importante: in rete, in carta, in
televisione e sui social network. E’ un format ambizioso, per le
sue caratteristiche innovative, per la sua indipendenza da grossi
gruppi editoriali, e per la scelta di usare non solo l’italiano, ma
soprattutto l’inglese per raggiungere un pubblico vastissimo: gli
italo-americani, soprattutto i giovani, e gli americani che amano il
nostro paese, che sono tantissimi. Sono stati e sono anni duri, ma
anche di grandi soddisfazioni. Dal New York Times che ci telefona per
saperne di più su eventi italiani a New York di cui abbiamo scritto
(appunto, in inglese), a un importante critico televisivo italiano
che ci ha perfino additati come un modello per… la Rai!”
Una
esperienza che rappresenta senz’altro un modello a cui ispirarsi in
tempi di crisi. Da esportare. Alla squadra capitanata da Letizia
Airos
sono arrivati tanti e prestigiosi riconoscimenti ed attestati di
stima. Dice: “Siamo considerati sotto molti aspetti una best
practice.
E lo dobbiamo a due cose: il contributo volontario di una parte dei
giornalisti, scrittori e intellettuali, italiani e americani, e una
redazione molto giovane, ma con il pallino della qualità e la voglia
di distinguersi dai tanti bloggers amatoriali che vanno in giro con
una telecamerina digitale. Per non parlare del prezioso sostegno
offertoci da due importanti istituti universitari americani: il John
D. Calandra Italian American Institute (CUNY) e la Casa Italiana
Zerilli-Marimò (NYU). E così andiamo avanti testardi, privi di
contributi statali, alla costante ricerca di fondi in mezzo a una
crisi devastante”.
Letizia
racconta il modello di fare televisione che viene realizzato giorno
dopo giorno. “Si gira con la telecamera sulle spalle, si prende la
metropolitana, si chiede la partecipazione di amici che fanno parte
dell’ambiente intellettuale italiano di New York. E poi ognuno in
redazione è consapevole di dover svolgere i ruoli più diversi,
affrontare —e risolvere— imprevisti di tutti i tipi. Abbiamo
anche una 500 tricolore disegnata da Massimo Vignelli per andare in
giro, ma non la utilizziamo sempre. A New York garage e parcheggi
sono spesso proibitivi. E’ un po’ forse il ritorno alle origini.
Una televisione di poche risorse, ma che per fortuna oggi ha la
tecnologia dalla sua parte. Ogni miglioramento nell’attrezzatura è
stata per noi una piccola vittoria”.
Spiega
che la stessa filosofia ispira la realizzazione del “nostro
magazine in carta: i costi ci sono, ma si abbattono integrando i
contenuti prodotti per la rete e per il video. Lo impaginiamo noi, in
base ad una griglia predisposta da un ottimo grafico romano. E alla
fine una professionista corregge gli errori e dà il suo tocco
artistico. Perché qualità ed eleganza vengono prima di tutto,
specie per degli italiani”. Infine riferendosi ai social network
rileva che “Facebook è il più adatto al nostro modo di
comunicare. Affianca la nostra vita e ci segue ovunque con foto e
video. Li curiamo uno per uno i nostri “amici” di facebook, e in
poco tempo sono quasi 125.000 e postano migliaia di commenti al
giorno, intervengono, interagiscono”.
Come
sono attuali ancora oggi le parole di Nilde
Iotti,
che il 20 giugno del 1979 fu la prima donna ad essere eletta
Presidente della Camera. “Una donna – sosteneva - sa dare valore
alle cose che contano. Una donna sa come arrivare al cuore di un
problema. Una donna sa lottare per un sogno”. E Letizia è una
donna che sa lottare e sognare. Spirito libero. Si rifà a Silone.
“La libertà... è la possibilità di dubitare, la possibilità di
sbagliare, la possibilità di cercare, di esperimentare, di dire no a
una qualsiasi autorità, letteraria artistica filosofica religiosa
sociale, e anche politica”. E aggiunge: “Non ci crederete ma quel
pazzo di mio padre mi mise in mano Uscita
di Sicurezza
quando avevo 8 anni. E forse non era tanto pazzo”. E ricordando su
facebook il 18 aprile scorso l’anniversario della morte del padre,
ha scritto: “Qui continuo il mio testardo percorso. Così come mi
hai insegnato. Con i fatti e non con parole a vanvera”.
Fatti
testimoniati anche dai tanti ed autorevoli complimenti che ha
ricevuto dopo la trasmissione di venerdì sera. Il giornalista e
scrittore Goffredo
Palmerini,
ambasciatore della cultura abruzzese ed italiana nel mondo, definisce
“straordinario il network i-Italy (giornali e Tv) che Letizia Airos
dirige”. Si dice “onorato ed orgoglioso di collaborarvi, da molti
anni” e sottolinea: “Sono sempre grato a Letizia per la splendida
Prefazione che lei scrisse per il mio libro L'Aquila
nel mondo,
volume che insieme a Mario Fratti e lei presentammo a Casa Zerilli
Marimò (New York University) nel 2010, presente il direttore prof.
Stefano Albertini Mussini”. Scrisse tra l’altro Letizia in quella
Prefazione: “… Sono contenta di scrivere queste righe che
accompagnano il lavoro del ‘cesellatore’ Palmerini. Gli scritti
che l’impagabile conterraneo ha messo insieme sono stati realizzati
e raccolti con la pazienza di un antico artigiano. Usando lo
scalpello della sua onesta passione per una comunicazione efficace ed
immediata ci dona uno spaccato di un Abruzzo vivo, che non ha mai
smesso di respirare. L’Aquila di ‘prima’ guarda con tenacia
all’Aquila di ‘dopo’ e mantiene agli occhi di chi legge,
nonostante la tragedia che l’ha colpita, tutto l’orgoglio di una
terra che non si lascia abbattere mai. Neanche dopo un terremoto. …
Dobbiamo molto a Palmerini noi italiani all’estero. Ci permette uno
sguardo, anche disincantato, ad un’Italia spesso imperscrutabile…
Ha dato voce e fatto passare voci che sarebbero rimaste poco
ascoltate… Questo è il Goffredo Palmerini giornalista; ma lo
stesso avviene quando diviene editor,
cesellatore, come dicevo, che espande a macchia d’olio i confini
del suo, nostro Abruzzo. Ed è certo evidente, in questo suo modo di
comunicare, un approccio ‘politico’ derivante probabilmente dalle
sue intense attività anche in questo campo…”.
“Ha
scritto su facebook Gaetano
Calà,
Direttore Nazionale dell’Anfe (Associazione Nazionale Famiglie
degli Emigrati): “Questa sera ho visto lo Speciale di Bruno Vespa
su Il Volo a New York e mi sono molto commosso nel rivivere luoghi,
persone, colori che ho vissuto tante volte recandomi a New York per i
progetti che ho realizzato per Anfe. Tra i tanti personaggi famosi
intervistati da Vespa ce n'è una: giornalista intelligente,
coraggiosa, visionaria, con una forza straordinaria, madre di un
importante progetto, i-Italy, che ogni giorno tra mille difficoltà
promuove la nostra Italia a New York: grazie Letizia di esserci! Non
demordere… Ci aspettano ancora importanti progetti da realizzare”.
Anche a Vasto hanno seguito con grande attenzione ed orgoglio la
puntata di “Porta a porta”. Su facebook Bianca
Soria
ha pubblicato una foto e ha scritto a Letizia: “Poi non dire che
non ti penso... Vespa, il Volo a Ribalta visti dalla stanza dei nonni
a Vasto. Riconosci l'armadio?” E da New York Letizia
Airos
ha subito risposto: “Sì... Mi viene da piangere!” Era molto
legata ai nonni. Ha scritto della nonna:
“Coraggiosa
nel suo piccolo fino agli ultimi giorni. I gatti del cortile
l’adoravano e con i bambini era speciale. Mi ha dato sempre i
consigli più audaci. Ha conosciuto mio marito e di lui ha detto: ‘E'
distinto. Vai…’, ancora mi fa sorridere. Non ha fatto in tempo a
cucire quell’abito da sposa che tanto desiderava realizzare”.
*già
Caporedattore del TGR Rai