L’amor che move il sole e l’altre stelle, dal 4 giugno 2015 IL XXVI RAVENNA FESTIVAL DEDICATO A DANTE

L’edizione 2015 di Ravenna Festival sarà dedicata a Dante Alighieri, nei 750 anni dalla nascita. Questa ricorrenza, già di per sé estremamente significativa, segnerà di fatto l’incipit di un percorso, della durata di sette anni, con una scansione biennale, che si concluderà nel 2021, VII Centenario della morte del poeta avvenuta a Ravenna, che ne custodisce gelosamente le spoglie mortali e ne coltiva amorevolmente l’immortale memoria. 
Tappe di questo percorso saranno altrettanti lavori e progetti commissionati dal festival ad artisti che operano nei diversi linguaggi della creazione contemporanea, assecondando la natura multidisciplinare della manifestazione. Obiettivo principale è quello di mettere in evidenza l’attualità vivificante dei capolavori danteschi, in primis la Commedia, inesauribile ‘opera mondo’ in cui è forse depositato anche il segreto della nostra modernità. Se spesso infatti ci si limita a consegnare Dante alle pagine degli specialisti e degli studiosi che a volte ne possono neutralizzare la valenza e la potente volontà rigeneratrice, l’approccio che vogliamo adottare vede piuttosto Dante come poeta del futuro e che nello stesso tempo diventa davvero “uno di noi”, che molto si avvicina al Dante “everyman” ipotizzato da Ezra Pound. È in questa prospettiva dunque che intendiamo proporre fin dal primo anno del nostro ‘viaggio’ dantesco nuove creazioni e progetti artistici innovativi che proiettino e declinino la Commedia nella contemporaneità, come nel caso della Video-Opera L’amor che move il sole e l’altre stelle, commissionata dal Ravenna Festival al compositore Adriano Guarnieri che si cimenta con il Paradiso, o della Vita Nuova, una creazione musicale che Nicola Piovani sta scrivendo sempre espressamente per il nostro festival. Ed è proprio su questi due importanti episodi che prende l’avvio una collaborazione ‘virtuosa’ che vede due tra i più importanti festival italiani – Ravenna Festival ed il Festival dei Due Mondi di Spoleto – mettere in cantiere importanti coproduzioni e collaborazioni, come la residenza condivisa tra la città romagnola e quella umbra dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini.

Dante nostro contemporaneo
Si diceva della Video-Opera L’amor che move il sole e l’altre stelle che, attingendo alla terza cantica della Commedia, riconfigura quasi un nuovo poema della luce (e del suono vorticosamente proiettato a 360° gradi nello spazio d’ascolto) potentemente immaginifico grazie all’uso strutturale del live electronics di Tempo Reale e dell’immagine digitale affiancata alle tecniche più sofisticate del light designing di Vincent Longuemare. Tecniche ed équipe collaudate nei precedenti due ‘episodi’ di quella che si configura come un’ideale trilogia – ovvero Pietra di Diaspro e Tenebræ – con la visionaria regia di Cristina Mazzavillani Muti, assecondata dall’estro inventivo dello scenografo Ezio Antonelli e dai video di Davide Broccoli. L’opera, diretta da Pietro Borgonovo alla testa del Mdi Ensemble (giovane formazione che nasce da una costola della “Cherubini”), nasce anche con la preziosa collaborazione con il Teatro della Pergola di Firenze e verrà introdotta dalla lettura di versi danteschi da parte di un grande attore come Gabriele Lavia. Sempre nella dimensione del mixed media si muove la composizione Divina.com di Daniele Lombardi, per orchestra e live electronics, giocato sulla vocalità estrema di David Moss e che ripercorre sonoramente l’itinerario tracciato dalle lapidi dantesche disseminate a Firenze. Un modo assolutamente originale per ripercorrere alcune delle tappe fondamentali della vita del poeta nella città da lui tanto amata-odiata, seguendone le tracce visibili di luoghi e personaggi che appaiono nella concretezza di quelle lapidi incise e che creano un anacronistico legame, un qui e ora di un mondo che da tanti secoli non c’è più. Divina.com verrà eseguita dall’Orchestra Cherubini diretta da Tonino Battista.
Multimediale, ma soprattutto vertiginosamente global (in sintonia con il concetto di opera mondo a cui si accennava), è le voyage intrapreso dall’artista francese Ghislaine Avan, di cui il festival proporrà in prima assoluta l’esito di un appassionato percorso pluriennale alla ricerca di Dante – presenza ubiqua e spesso insospettabile – nei luoghi più vari e talvolta più sperduti e improbabili della Terra, con il suo Le visage de la Comédie, spettacolo-performance mixed media ma anche film vero e proprio, che raccoglie centinaia di testimonianze (la Commedia letta dall’umanità), raccolte in tutti gli angoli del globo, capaci di dare un volto, anzi una miriade di volti all’universalità della poesia dantesca. Le musiche “acusmatiche” sono di Alexandre Yterce.
Con Vita Nuova il premio Oscar Nicola Piovani aderisce anch’egli perfettamente al tema del festival ispirandosi alle molteplici declinazioni che l’Amore assume in Dante, partendo inevitabilmente dall’amore per Beatrice (soggetto della Vita Nuova). Daranno voce al lavoro – coprodotto con il Festival di Spoleto e con il Festival “Armonie d’Arte” del Parco Scolacium (Borgia - CZ) - l’attore Elio Germano (reduce dalla mirabile prova data ne Il giovane favoloso, sempre per rimanere nell’ambito dei grandi poeti) e la soprano Rosa Feola.


La musica al tempo di Dante
“La musica al tempo di Dante” costituirà un’intera sezione del programma di Ravenna Festival con un intenso percorso musicale che vedrà protagonisti ensemble specializzati nel repertorio medievale accanto ai quali, dato l’indissolubile legame fra musica e testo poetico nel XIII e XIV secolo, figureranno celebri attori e declamatori di versi. Oltre all’ampia ricognizione nell’ambito della musica composta ed eseguita dai contemporanei di Dante, troverà spazio il tema della musica all’interno degli stessi capolavori danteschi.
Boccaccio dice di Dante che “…sommamente si dilettò in suoni e in canti nella sua giovinezza e a ciascuno che a que’ tempi era ottimo cantore o sonatore fu amico e ebbe sua usanza…”, ma è dai riferimenti stessi contenuti nella Divina Commedia che si evince quanto intenso dovesse essere il rapporto vissuto da Dante con la musica e i musicisti del suo tempo. Il celebre incontro con Casella nel secondo canto del Purgatorio, dove sarà il poeta a chiedere all’amico musico di intonare un canto, “Amor che ne la mente mi ragiona”, su versi dello stesso Dante, ci fa intendere quanto egli tenesse in considerazione la musica, tanto che anche in quella dimensione ultraterrena, manteneva intatto il suo potere di attrarre e consolare le anime.
Un singolare progetto di ricerca è alla base del programma “La Musica della Commedia” che l’Ensemble San Felice, diretto da Federico Bardazzi, presenterà nella dantesca Basilica di San Francesco. Un’attenta analisi di tutte le parti del testo della Commedia che presentano, o sottintendono, un qualche riferimento alla musica, in collegamento coi codici fiorentini o redatti nelle città dove Dante soggiornò – di epoca precedente la morte del poeta – ha guidato Federico Bardazzi, affiancato da Suor Julia Bolton Holloway, docente di Studi Medievali presso le Università di Berkeley e Boulde, ad individuare un repertorio che spazia dal gregoriano di area fiorentina all’Ars Nova veneta, dalla Lauda alle Cantigas di Santa Maria di Alfonso X (legato a Brunetto Latini da relazioni politiche). L’excursus musicale, dall’Inferno al Paradiso, viene accompagnato dalla lettura di testi e citazioni dantesche.
All’interno della produzione delle Rime, che Dante continuerà a comporre durante tutta la vita, le cosiddette Rime Petrose, databili tra il 1296 e il 1304, utilizzano uno stile volutamente crudo e poco armonioso che prelude a quello della prima Cantica della Commedia. Questi versi e queste musiche del disincanto e della malinconia – che adottano nuovi codici espressivi e necessitano di tecnica ed esecutori capaci di arditi virtuosismi – costituiranno il focus di “Più dura che petra”, che Ravenna Festival ha commissionato all’ensemble di musica medievale LaReverdie con David Riondino voce recitante.
“Ravenna canta il suo Dante” invece vedrà protagoniste, sul palcoscenico del suo storico teatro che, non a caso, la città ha voluto intitolare proprio al poeta esiliato, due voci ravennati che alla lettura dei versi danteschi, in italiano e non solo, hanno dedicato tanta attenzione e passione, Ivano Marescotti e Franco Costantini. Alla loro recitazione si alterneranno le musiche e le danze interpretate da La Rossignol, ensemble specializzato nella musica e nelle danze medievali e rinascimentali.
Il percorso su “La musica al tempo di Dante” prevede un intero programma dedicato a colui che è ritenuto universalmente il più alto esponente dell’Ars Nova e massimo compositore italiano del Trecento, Francesco Landini – noto al suo tempo anche come “Francesco Cieco” per aver perso l’uso degli occhi in tenera età a causa del vaiolo, o come “Francesco delli organi” in quanto anche organaro ed inventore di strumenti musicali. “Luce nell’ombra” sarà il titolo del concerto che l’ensemble specializzato in musica medievale La Morra terrà nella Sala del Refettorio del Museo Nazionale dove sono esposti gli affreschi di Santa Chiara, prezioso ciclo pittorico che ornava la chiesa delle Clarisse di Ravenna all’epoca di Dante.

Particolare rilievo assumeranno quest’anno le tradizionali liturgie domenicali tutte inserite nella sezione “La musica al tempo di Dante”. LaReverdie sarà protagonista del primo appuntamento In Templo Domini dal titolo “Liturgia in canto volgare” prevista domenica 7 giugno nella Basilica di San Francesco, interamente dedicata alla Lauda medievale, la tipica forma di componimento in volgare del XIII secolo sorta in seno alle confraternite religiose e laiche in particolare, che ebbe larga diffusione nelle forme paraliturgiche e nei pellegrinaggi di tutta Europa.
La domenica successiva, sempre nella Basilica di San Francesco, L’Ensemble San Felice diretto da Federico Bardazzi animerà una liturgia intitolata “La Messa di Dante”, che ricostruisce i brani dell’intera liturgia a partire da citazioni dei medesimi brani liturgici contenute nel Paradiso e nel Purgatorio.
Altre due liturgie chiuderanno il ciclo dedicato alla musica al tempo di Dante; la “Messa a Ravenna al tempo di Dante” proporrà l’Ufficio di San Severo conservato presso la Biblioteca Classense e risalente al secolo XI. La liturgia, che celebra uno dei primi Vescovi e Santi di Ravenna, e si presume fosse ancora praticata al tempo di Dante, sarà proposta nella Basilica di Sant’Agata Maggiore domenica 21 giugno dal coro Ludus Vocalis diretto da Stefano Sintoni.
Infine I Cantori di San Marco, diretti da Marco Gemmani, proporranno a San Vitale alcune pagine di altissima spiritualità di Hildegard von Bingen e alcuni brani tratti dal Codex Las Huelgas – XIII e XIV secolo – che potranno immergerci nel clima che animava l’Europa al tempo di Dante. “Il cuore sacro dell’Europa” vuole farci assaporare quelle radici diffuse di umano sentire, di coscienza e di pensiero, dalle quali è potuto scaturire il miracolo della Commedia di Dante.

Incroceranno a vario titolo il tema dantesco del festival altri appuntamenti espressamente pensati per la manifestazione ravennate, in grado di offrire pagine uniche di rara bellezza che difficilmente si ha il privilegio di ascoltare. Dedicheremo a Giovanni Battista Lulli, illustre concittadino di Dante vissuto anch’egli lontano dalla sua Firenze, sia pur in epoca assai successiva, un concerto che proporrà due sue composizioni, il Dies Irae e il Te Deum, in prima esecuzione nella loro versione integrale con incluse alcune pagine inedite. Conosciuto prevalentemente col nome naturalizzato francese di Jean-Baptiste Lully per aver trascorso gran parte della sua vita in Francia – dove giunse ragazzo e dove svolse la sua attività di musicista prevalentemente alla corte del Re Sole – è anche noto per il tragico quanto bizzarro incidente che gli provocò la morte per cancrena dopo essersi percosso violentemente un piede col pesante bastone col quale batteva il tempo in una prova proprio del suo Te Deum. “Lully, un fiorentino a Versailles” sarà diretto da Elena Sartori alla guida dei suoi Melodi Cantores a Sant’Apollinare Nuovo.
Il viaggio di un essere vivente agli inferi, viaggio da cui parte il percorso ascetico di Dante, ha visto protagonisti nella mitologia classica – cui Dante è strettamente legato tanto da aver scelto Virgilio come guida – figure come Orfeo e Ulisse alle quali la musica del Sei/Settecento ha dedicato pagine memorabili. Il musicologo Guido Barbieri sarà la guida dell’itinerario musicale “Viaggiatori degli inferi” che porterà il giovane direttore ravennate Nicola Valentini – con l’orchestra Dolce Concento Ensemble ed alcune voci emergenti del panorama nazionale, fra le quali segnaliamo quella del giovane controtenore Raffaele Pe – ad esplorare alcune delle pagine più belle di Monteverdi e del repertorio barocco.
I Cantori di San Marco diretti da Marco Gemmani, presenteranno nella Basilica di San Vitale “Il Cantico dei Cantici” di Alessandro Grandi, una delle figure più rappresentative del primo Seicento veneziano, fra l’altro assistente di Monteverdi nella Basilica di San Marco. Il ben noto testo della Sacra Scrittura che inneggia all’Amor che move il sole e l’altre stelle, attraverso l’allegorica esaltazione dell’amore sensuale fra l’uomo e la donna, è stato quasi per intero musicato da Grandi in pagine di straordinaria bellezza e difficile esecuzione a 5, 6 e 7 voci, che verranno in gran parte presentate per la prima volta in tempi moderni.
Un suggestivo raffronto fra tre diversissime espressioni della devozione mariana che prende il titolo dalla ben nota ed emblematica espressione coniata da Dante per definire il rapporto fra Maria e Gesù, Figlio e Creatore allo stesso tempo, “Figlia del tuo Figlio”, si compirà nella Basilica di San Vitale dove Vittorio Ghielmi e il suo ensemble Il Suonar Parlante, assieme al gruppo di cantori sardi Concordu de Orosei, eseguiranno tre diversi Stabat Mater, uno popolare di tradizione sarda, appunto, quello di Josquin des Prez che risale al 1519 ed infine lo Stabat Mater di Arvo Pärt composto nel 1985.

Concerti, direttori e solisti (sinfonica e oltre)
Non poteva mancare lo spazio dedicato alla musica sinfonica che vedrà innanzitutto il ritorno di Zubin Mehta assieme all’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, con un avvincente programma classico-romantico con musiche di Beethoven, Wagner e Caikowskij eseguite dall’orchestra dei Münchner Philharmoniker, diretta da Semyon Bichkov, in un programma che, oltre alla Terza Sinfonia di Brahms, vedrà l’esecuzione di due capolavori del primo Novecento francese come il Concerto in sol maggiore per pianoforte e orchestra (con uno straordinario solista come Jean-Yves Thibaudet) di Ravel e La mer di Claude Debussy. Un’ulteriore possibilità di immergerci nel mondo dantesco ci viene invece offerta dalla Budapest MAV Symphony Orchestra che assieme all’Angelica Girls’ Choir, anch’esso proveniente dalla capitale ungherese, eseguirà, diretta da Vittorio Bresciani, la grandiosa Dante-Symphonie di Franz Liszt (una coproduzione con il Budapesti Tavaszi Fesztivál - Festival di Primavera di Budapest), introdotta dalle letture dantesche per la voce di Chiara Muti e accompagnata dalle potenti immagini di Gustave Dorè.
Riccardo Muti, sempre sul podio della prediletta Orchestra Cherubini, sarà protagonista dei concerti sulle “Vie dell’Amicizia” che quest’anno approderanno alla Cattedrale di Otranto per un concerto in cui ancora una volta la musica si apre all’universalità di un messaggio che supera i confini del suono: musica che si fa preghiera, abbraccio tra gli uomini, “ponte di fratellanza” teso ad unire culture, lingue, religioni diverse, alla ricerca di radici comuni, tra Oriente e Occidente. Poli espressivi riassunti nella composizione di Arvo Pärt: è su quel tormentato e geniale movimento orchestrale, sulla forza vibrante che emana da quella partitura che il gesto inconfondibile di Riccardo Muti intraprende il nuovo “viaggio di amicizia”. Per poi cedere all’incanto e alla serenità del Paradiso terrestre abitato da Adamo ed Eva, all’intreccio delle loro voci e alla pace che emana dalla celestiale melodia di Haydn. E infine alla sgomenta commozione dell’uomo di fronte a Dio, alla misericordia invocata con quella drammatica eloquenza che solo il Te Deum verdiano sa esprimere. Quell’albero della vita che appare nelle cantiche di Dante e dal quale, almeno secondo le più ardite teorie e leggende, scaturirebbe l’idea stessa della Commedia, non poteva che divenire l’ennesima meta delle Vie dell’amicizia. Allora, voci di fratellanza e di preghiera risuoneranno nella cattedrale di Otranto, sul rigoglioso disegno medievale che sembra racchiudere tutta la storia (e il destino) dell’uomo, sull’immenso mosaico di pietra – che proprio i maestri ravennati hanno saputo riportare all’originario splendore – in cui Nuovo e Antico Testamento, Corano e Torah si incontrano in un unico inestricabile disegno creativo. Voci che nel cuore della cittadella-medina, per secoli coacervo di culture e religioni diverse (ma anche, con i suoi 813 martiri, segnata sul finire del Quattrocento dall’odio più barbaro), si levano oggi più che mai contro la follia del male.

Se l’era postmoderna ci ha reso famigliare la pratica del de-comporre e del ri-comporre, con grande libertà attraversando sincronicamente sia il tempo che lo spazio, l’operazione compiuta dal compositore britannico Max Richter (già tra i fondatori del leggendario Piano Circus ed autore di importanti colonne sonore come quella del film di Ari Folman Valzer con Bashir), che ha riscritto uno dei brani più popolari della musica di tutti i tempi come Le quattro stagioni di Vivaldi rendendolo un brano assolutamente contemporaneo, non ci troverà del tutto impreparati. Tant’è che il reload del capolavoro vivaldiano, che si avvale di un solista di grande classe e virtuosismo come il violinista inglese Daniel Hope, operazione raffinata e certo non commercialmente corriva, è stato accolto da un grandissimo successo. Quella che ne offrirà Ravenna Festival sarà la prima esecuzione italiana.
Nell’ambito della popular music e della musica d’uso citiamo il concerto che vedrà l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Pietro Mianiti, con il celebre pianista jazz Danilo Rea come solista, ripercorrere “60 anni di sigle RAI” e dunque oltre mezzo secolo di storia italiana e del nostro immaginario collettivo, scanditi da brani musicali che vanno dal tema dell’Inizio delle trasmissioni, il Finale del  Guglielmo Tell di Rossini, alla sigla di Quark, la Suite n. 3 di Bach  passando per Ufo Robot, Canzonissima, Sandokan, Studio uno, Spazio 1999 e molte altre fino ad arrivare al tema della Fine delle trasmissioni (l“Aria di Saturno” composta da Roberto Lupi) che, con il monoscopio Rai, augurava la buonanotte agli italiani.
Roberto Vecchioni è uno dei protagonisti indiscussi della canzone d’autore italiana ed il Ravenna Festival gli rende omaggio (dopo aver ospitato negli anni Franco Battiato, Francesco De Gregori, Gino Paoli, Renato Zero, Peppe Servillo e Vinicio Capossela), con un concerto assieme all’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini.


La tradizione del Nuovo: Boulez e Bartók
Con questa dicitura (che rimanda al titolo di un influente libro del critico d’arte statunitense Harold Rosenberg) si dà l’avvio a uno spazio del festival che intende proporre figure ‘eroiche’ (come Bartók e Boulez, appunto) di quella grande avventura che è stata ed è ancora quella che viene denominata “musica moderna” (o “New Music”). L’intento è anche quello di avvicinare un pubblico giovane a personaggi particolarmente visionari che hanno rivoluzionato non solo la musica, ma la stessa cultura per come oggi la concepiamo, il nostro immaginario sonoro, influenzando (per molti insospettabilmente) anche l’evoluzione della musica rock ed elettronica dei nostri giorni.
Il primo episodio è rappresentato dall’integrale dell’opera per uno e due pianoforti di Pierre Boulez, proposta da colui che ne è oggi il massimo interprete, ovvero Pierre-Laurent Aimard assieme a Tamara Stefanovich, celebrando nel contempo i 90 anni del più importante compositore francese vivente.
Ad uno dei grandi del Novecento, Béla Bartók, è dedicato – nei 70 anni dalla morte – un articolato progetto che comprenderà l’integrale dei quartetti per archi – vera summa compositiva del compositore ungherese – proposti in forma quasi di ‘maratona’ da due giovani ma assai valenti quartetti della sua stessa terra, l’Accord e il Kelemen (quest’ultimo si è infatti aggiudicato l’ultimo Premio Paolo Borciani) ed altri capolavori come il Divertimento per archi e le Danze popolari rumene proposti dalla Budapest Strings Orchestra.
Un programma più classicamente rassicurante sarà invece quello offerto dal Pacific Quartet Vienna, formazione anch’essa giovane e talentuosa che scaturisce dalla prestigiosa ECMA (European Chamber Music Academy).


La danza
Dal West End londinese prende le mosse anche quello che è considerato il più importante ed innovativo coreografo inglese, ovvero Matthew Bourne, con il quale il nostro festival ha instaurato un felice rapporto di collaborazione, a partire da Swan Lake. Bourne propone in prima italiana il suo The Car Man, liberamente ispirato sia al capolavoro di Bizet che – assecondando la dimensione cinefila del coreografo-regista – a Il postino suona sempre due volte, film cult, in entrambe le sue versioni (1946 e 1981), del romanzo noir di James M. Cain.
Allargando lo sguardo alla ricca scena coreutica inglese, il festival ospita per la prima volta la compagnia di danza dell’iconoclasta coreografo scozzese Michael Clark che presenterà in prima italiana la sua ultima creazione Animal / Vegetable / Mineral su musiche british rock di band come Sex Pistols e Scritti Politti. Da New York proviene invece il Dance Theatre of Harlem, oramai storica compagnia Americana fondata nel 1969 – l’anno dopo l’uccisione di Martin Luther King – dal primo ballerino afro-americano del New York City Ballet Arthur Mitchell, assieme a Karel Shook, che ne fecero così la prima compagnia di colore di balletto classico al mondo. Nel programma ravennate lavori di Ulysses Dove, Donald Byrd e Robert Garland su musiche di Arvo Pärt, Amon Tobin, Aretha Franklin e James Brown.
Aterballetto, compagnia che sta vivendo un momento particolarmente felice grazie anche a un formidabile gruppo di giovanissimi danzatori di valore europeo, avrà un duplice spazio nel festival in cui proporrà creazioni di coreografi emergenti come il greco Andonis Foniadakis e degli italiani Michele Di Stefano (fondatore di MK e Leone d’Argento per la danza in occasione del IX Festival Internazionale di Danza Contemporanea della Biennale di Venezia) e Giuseppe Spota. A Di Stefano è dedicato l’appuntamento del Progetto RIC.CI (Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni ’80/’90, a cura di Marinella Guatterini) che vede la ‘ricostruzione’ di e-ink seminale lavoro del 1999.
Quello de I Soprano poi – una coproduzione ICK Amsterdam (International Choreographic Arts Centre) e Opera Zuid, innovativa istituzione nell’ambito dell’opera lirica che ha sede a Maastricht – costituisce un ritorno di Emio Greco al festival, dopo la sua esibizione nel 2003, con un nuovissimo lavoro che vede come protagonista la musica di Giuseppe Verdi, eseguita dal vivo da un ensemble strumentale di giovani esecutori (diretto da Rolf Verbeek, che è anche l’arrangiatore dei brani verdiani) oltre a tre altrettanto giovani soprani (da cui il titolo Sopranos che rimanda ironicamente anche ad una popolare sitcom americana). I Soprano è la terza delle cinque parti di un progetto monografico concepito dalla coppia di coreografi Emio Greco e Pieter C. Scholten sul tema ‘Il corpo in rivolta’, presentato in prima italiana. Si tratta di una ricerca sul modo in cui il corpo reagisce al rapido sviluppo della nostra società, nella quale il corpo perde sempre più la sua centralità a causa della crescente importanza dei numeri e dell’informatica. Questa terza parte affronta il tema della rivolta da una prospettiva femminile. Che posto occupano le donne e il corpo femminile in un mondo maschilista nonostante l’avanzata emancipazione? Ne I Soprano le donne si scontrano con gli ideali a loro imposti nelle opere verdiane del XIX secolo. Allo stesso tempo si ribellano all’immagine contemporanea che impone loro elevate aspettative: una brillante carriera, un’armoniosa vita familiare, una florida vita sociale e un corpo attraente.


Altre musiche in luoghi altri
Il ricco programma del festival comprende anche una miscellanea di altri appuntamenti di varia natura ed in vari ambienti naturali e non, ma tutti di grande suggestione.
Ricerca tecnologica, dialogo serrato tra i linguaggi dell’arte, attenzione al rapporto con l’ambiente architettonico ed il territorio stanno alla base dell’approccio di un inventore-performer (la parola ‘musicista’ è infatti riduttiva) come Pietro Pirelli – compositore di musica elettronica che fa parte del Centro di musica informatica AGON di Milano – che per lo spazio assolutamente unico del Trepponti a Comacchio ha concepito una complessa installazione ‘site specific’ sonoro-luminosa interattiva, basata sui due elementi di luce ed acqua (29, 30 e 31 maggio come anteprima del Festival nell’Anno Internazionale della Luce). Nel titolo “Arpa di luce. Mirabil uso” si rievocano i versi dedicati a Comacchio di un altro grande poeta italiano come Torquato Tasso.
Ambientazione molto particolare, anche per l’opera musicale Il Canto nell’Antro: Concerto per Anguane, grotte e specchi d’acqua, ideata dalle musiciste Simona Gatto e Marta Celli, che compongono il Duo Alarc’h e che concluderà il trekking nel Parco della Vena del Gesso Romagnola. Leggende della tradizione alpina narrano che le Anguane, eteree creature dai lunghi capelli, abitassero in grotte presso torrenti e fiumi; e che in quei luoghi, grazie al loro melodioso canto, attirassero gli uomini, come omeriche sirene, per ridurli in schiavitù. Donne bellissime e selvatiche, un po’ ninfe e un po’ bisce d’acqua, amavano la danza e il canto notturno, erano dotate di facoltà profetiche ma, all’apparire dei cacciatori, fuggivano via trasformandosi in cigno. E sono le Alarc’h, duo il cui nome è proprio “cigno” in lingua bretone, a proporre questo viaggio musicale attraverso gli archetipi del femminile, dove l’acqua, madre e matrigna, si unisce alla grotta in un “regressus ad uterum”, simbolica discesa agli inferi, per giungere infine ad una nuova nascita. Lo spettacolo, creazione originale per il Ravenna Festival, vedrà le musiciste accompagnate da Fabio Mina ai flauti e dall’Ensemble d’archi della Scuola di musica “Giuseppe Sarti” di Faenza in uno scenario naturale d’eccezione: la cava della Marana.
Nell’evocazione di una turrita Italia medioevale, che la tematica dantesca inevitabilmente sollecita, non risulta affatto estranea L’opera equestre che Giovanni Lindo Ferretti propone, per l’ampia corte/aia antistante il settecentesco Palazzo San Giacomo a Russi, con la sua Libera Compagnia di Uomini, Cavalli e Montagne, intitolata Saga. Il Canto dei Canti. Si tratta, nelle parole di Ferretti, di una “Partitura per voce, cavalli, incudine con mantice e bordone” che vede ‘in scena’ oltre allo stesso Giovanni Lindo Ferretti (personaggio chiave e oltremodo carismatico della musica alternativa italiana a partire dai primi anni ’80), un musicista (‘Signore delle musiche’) un maniscalco (‘Signore dei cavalli’) e – soprattutto – venti cavalli e alcuni cavalieri.
Saga – scrive Ferretti – è il racconto di un antico patto che antichi uomini ed antichi cavalli sancirono a reciproco sostegno; un patto che avendo esaurito ogni ragione materiale di sussistenza, e proprio in virtù di ciò, lascia intravedere una ricchezza spirituale e comportamentale che merita di essere indagata. Conservata, restaurata, offerta alla vita quotidiana di chi ne comincia a percepire mancanza”.
L’acqua ritorna come sfondo, questa volta meno favoloso ma molto spesso tragico, de Il Volo. La ballata dei picchettini, di Luigi Dadina, Laura Gambi e Tahar Lamri, una co-produzione Ravenna Festival-Teatro delle Albe. Il Volo è un nuovo, potente lavoro di teatro in musica dove si alterna parola detta e parola rappata e si narrano storie di lavoro all’interno delle navi all’attracco nel porto di Ravenna. Storie tragiche (come quella della Mecnavi nel 1987 in cui persero la vita 13 persone) i cui protagonisti appartengono ad una umanità variegata e multietnica a cui Il Volo intende dare una voce e un volto.
E tante altre storie ancora, che rimandano all’oralità, a quando le storie venivano raccontate e cantate a viva voce, espressione di una socialità altra assai diversa da quella odierna dei social network. Storie di voci nomadi, tra Sardegna, Mongolia e Albania, terre scabre e antiche con tradizioni tuttora vive come lo sono quelle dei poeti estemporanei di Toscana e Lazio che ancora si sfidano all’ultimo verso in ottava rima. Dagli arcaici canti a tenores e difonici (o armonici) di origine pastorale con sullo sfondo paesaggi non troppo diversi da quelli evocati dallo stesso Dante al vertiginoso e così contemporaneo intrecciarsi di voci dello scandinavo Real Group, passando per altri canti intonati sulle montagne dai partigiani che lottavano per la libertà della propria terra (con Bella Ciao, lo spettacolo di Riccardo Tesi con Elena Ledda, Ginevra di Marco e Lucilla Galeazzi). Ma se la musica può essere miracolosa come viatico dell’umana esistenza e resistenza, un grande compositore del nostro tempo come Nicola Piovani ci insegna che può essere anche pericolosa, con il suo concerto-spettacolo – ambientato nell’affascinante cornice open air, tra gli antichi pini dell’anfiteatro MICOPERI – in cui anch’egli racconterà una storia, quella della sua vita cantabile “dove la musica diventa un pretesto per parlare della vita, e dove la vita si lascia agganciare proprio in quei momenti in cui un’aria, una combinazione di suoni, il fragore di una banda o l’audacia di un’orchestra hanno saputo toccarci il cuore e dirci qualcosa di più su questa rocambolesca avventura di essere musicalmente al mondo”.


Sir John Falstaff e la Riccardo Muti Italian Opera Academy
La XXVI edizione di Ravenna Festival si concluderà con un evento straordinario per diverse quanto singolari esclusive, che avrà come protagonista Riccardo Muti nel suo unico appuntamento italiano del 2015 con l’opera, il Falstaff di Giuseppe Verdi. Il grande capolavoro che chiude l’intera parabola creativa del maestro di Busseto, sarà proposto nel fortunato allestimento ideato da Cristina Mazzavillani Muti nell’ambito delle produzioni realizzate da Ravenna Festival per il bicentenario verdiano - ora inserito nelle manifestazioni di Expo 2015 - che ambienta l’opera nei luoghi verdiani: la casa natale di Roncole, il teatrino di Busseto e Villa Sant’Agata, con la sua facciata “giallo Parma” e il suo grande parco, luoghi che rivivono in scena attraverso la magia di proiezioni con le immagini catturate dagli scatti fotografici di Miriam Anconelli, Luca Concas e Martina Zanzani del VerdiWeb, progetto promosso da Ravenna Festival. Si dà così seguito, in qualche modo, all’indicazione dello stesso compositore che scrisse, a proposito di quest’opera, che sarebbe stato meglio rappresentarla fra le mura domestiche di Sant’Agata piuttosto che alla Scala.
La produzione di Falstaff coinciderà con un altro evento unico di rilevanza internazionale, la nascita della Riccardo Muti Italian Opera Academy promossa dalla RM Music.
Con questa iniziativa il maestro Muti realizzerà per la prima volta un corso per direttori d’orchestra, rispondendo non solo alle tante richieste ed agli auspici che da tempo e da tutto il mondo lo sollecitavano a dedicarsi all’insegnamento della direzione d’orchestra, ma portando a compimento un percorso di formazione dei giovani musicisti, iniziato nel 2004 con la costituzione dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, che oggi arriva ad includere tutte le componenti alla base della realizzazione di un’opera, dall’orchestra ai cantanti, dai maestri collaboratori al direttore d’orchestra.
Il frutto di questo primo corso di formazione sarà presentato dallo stesso Riccardo Muti nel concerto finale che i giovani direttori, selezionati da tutto il mondo per prendere parte al corso, saranno chiamati a dirigere guidando l’Orchestra Cherubini e i cantanti scelti dai laboratori di Ravenna Festival in un programma interamente incentrato su Falstaff, materia ed argomento della prima Accademia.


RAVENNA FESTIVAL 2015 (XXVI edizione)
L’amor che move il sole e l’altre stelle


4 giugno - 27 luglio 2015

Ouverture
29-30-31 maggio

Info +39 0544 249244 | www.ravennafestival.org




venerdì 29, sabato 30 e domenica 31 maggio
Comacchio dalle ore 21 alle ore 24
Nell’anno internazionale della luce
Arpa di luce: mirabil uso
grande installazione sonora e luminosa sui Trepponti di Comacchio di Pietro Pirelli con Gianpietro Grossi
a cura di AGON

performance musicali * con
Pietro Pirelli arpa di luce
Wisam Gibran oud, violino
Lorenzo Serafin contrabbasso
con il contributo del Comune di Comacchio

* Le performance musicali, della durata di 15’, avranno luogo nella sola serata di sabato 30 maggio, alle ore 21.30, 22.00, 22.30 e 23.00

Per tre sere i Trepponti di Comacchio, porta fortificata della città, diventano un grande strumento musicale capace di far vibrare luce e suono tra le arcate e lungo il crocevia dei canali sottostanti. Al calare della luce prendono forma 11 corde di luce laser tese fra le due torri del triplo ponte: l’Arpa può essere percepita come una rete fra le due torri, a sbarrare il passo verso il mare. Le corde di luce sono lambite da altrettanti pendoli che creano una musica infinita, generata dal continuo trasformarsi di figure a serpentina: quasi una metafora del percorso di un’anguilla. Arpa di Luce è una scultura luminosa e un vero strumento musicale suonato dal moto dei pendoli e da Pietro Pirelli, che ha elaborato una tecnica dove le dita intercettano corde immateriali articolandosi nel vuoto.


giovedì 4 giugno
Palazzo Mauro de André, ore 21

Concerto inaugurale
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
direttore Zubin Mehta
Ludwig van Beethoven Ouverture “Leonore” n. 3 in do maggiore op. 72b
Richard Wagner Preludio e Morte di Isotta
Pëtr Il’ic Cajkovskij Sinfonia n. 6 in si minore “Patetica” op. 74

Poiché nel corso della mia vita non ho mai gustato la vera felicità dell’amore – scrive Wagner –, voglio erigere al più bello dei miei sogni un monumento”: è il Tristano e Isotta, naturalmente, che la pagina orchestrale, accostando inizio e fine, riassume nel contrasto tra la forza struggente della passione e la trasfigurazione nella morte. Così come nell’ouverture è racchiusa l’essenza drammatica del Fidelio, l’eroico percorso dalla prigionia alla libertà. In un crescendo di intensità emotiva che Zubin Mehta, insieme all’orchestra fiorentina di cui da trent’anni è direttore principale, conduce fino al misterioso segreto dell’ultimo capolavoro sinfonico di Cajkovskij, alla dolente ed ineffabile umanità che lo pervade e al disperato silenzio in cui la musica si dissolve.


venerdì 5 giugno
Teatro Alighieri ore 20.30

Dante nostro contemporaneo
L’amor che move il sole e l’altre stelle
video opera di Adriano Guarnieri
per tre voci soliste, quintetto vocale, coro, ensemble strumentale, sette trombe e live electronics
direttore Pietro Borgonovo
regia di Cristina Mazzavillani Muti
regia del suono e live electronics Tempo Reale light designer Vincent Longuemare
video programmer Davide Broccoli
set e visual design Ezio Antonelli

prima dell’opera Gabriele Lavia legge Dante

solisti
Sonia Visentin soprano
Claudia Pavone soprano
Carlo Vistoli controtenore

mdi ensemble

commissione di Ravenna Festival
prima rappresentazione assoluta
coproduzione con Festival dei Due Mondi di Spoleto
in collaborazione con Teatro della Toscana

L’ultimo verso del Paradiso, titolo dell’opera, riassume per Guarnieri il significato teologico, cosmico ed esistenziale dell’intera commedia dantesca: “mai una singola frase poetica ha espresso una simile forza totalizzante del concetto motorio, fisico e metafisico, vitalistico, di armonia cosmica di cui l’umano vivere è intriso”. La video opera – con cui si chiude il trittico che dall’Apocalisse di Pietra di diaspro e attraverso Tenebrae, ci conduce alla luce del Paradiso – si snoda in 14 sequenze musicali che seguono il testo dantesco in una dimensione velata di ineffabile spiritualità, in cui la rotazione al ralenti di soli, vocalist e coro simula quell’armonia delle sfere, riferimento cosmologico del poeta; mentre le 7 trombe, che in Pietra di diaspro aprivano minacciose il disvelamento apocalittico, qui squillano allelujatiche, di un’armonia creaturale assoluta.


sabato 6 giugno
Palazzo Mauro de André ore 21

Dante nostro contemporaneo
La Vita Nuova
cantata per voce recitante, soprano e piccola orchestra
di Nicola Piovani
con Elio Germano
Rosa Feola soprano

ensemble strumentale diretto da Nicola Piovani
Marco Loddo contrabbasso
Ivan Gambini percussioni
Nando di Modugno chitarra
Marina Cesari sassofono
Aidan Zammit tastiera
e strumentisti dell’Orchestra Giovanile Italiana

commissione di Ravenna Festival
prima rappresentazione assoluta
coproduzione con Festival dei Due Mondi di Spoleto e Armonie d’Arte Festival

La Vita Nuova è una partitura che scrivo con l’ambizione di raccontare in musica l’emozione che può ancora dare a un uomo del terzo millennio la lettura del capolavoro giovanile dantesco. Mi affascina il grande stupore che questo racconto d’amore può ancora suscitare in noi, pensando alla vita reale del giovane Dante – Dantino pare lo chiamasse Guido Cavalcanti – una biografia piena di lacune. E proprio queste lacune ci lasciano lo spazio per immaginare cosa potesse essere quest’amore irreale, infantile, paradossale, per l’intravista Bice Portinari, in arte Beatrice. Un grande amore epilettico. La musica che scrivo ha l’ambizione di cantare quello che questa storia d’amore riverbera dentro di me, un amore inumano, canalizzato in un altro amore: quello per l’endecasillabo, questo sì amore reale. Umano e divino insieme. (Nicola Piovani).


domenica 7 giugno
Teatro Alighieri, ore 21

La tradizione del Nuovo | Omaggio a Pierre Boulez per i suoi 90 anni
Pierre Boulez: l’opera pianistica
Pierre-Laurent Aimard
Tamara Stefanovich

Douze Notations
Première Sonate
Deuxième Sonate
Troisième Sonate per pianoforte
Formant 3: Constellation/Miroir
Formant 2: Trope
Incises
Une page d’éphéméride
Structures per due pianoforti a quattro mani - Deuxième Livre
Quello tra Pierre Boulez e il pianoforte è un rapporto lungo una carriera. Dalle prime composizioni dei vent’anni – ritirate o utilizzate come cava di pietre per altri lavori – fino a Une page d’éphéméride del 2005, la tastiera ha segnato tappe fondamentali per il grande musicista francese e per la musica d’avanguardia tout court, con punte inarrivabili quali la Deuxième sonate del 1947, che segna di fatto il recupero del pianoforte nella pratica musicale contemporanea, o i due libri delle Structures per due pianoforti (1952 e 1961): vere e proprie colonne d’Ercole, queste ultime, del cosiddetto “serialismo integrale” la cui poetica Boulez aveva tratteggiato nel 1952 (l’anno del primo libro delle Structures) con un leggendario articolo su «The Score» dal titolo lapidario Schönberg è morto.


lunedì 8 giugno
Basilica di San Francesco, ore 21

Musica al tempo di Dante
Più dura che petra
rime dantesche e ardimenti musicali tra il xiii e il xiv secolo
musiche di Arnaut Daniel, Jacopo da Bologna, Guglielmo di Francia, Francesco Landini, Jacob Senleches, Gilles Binchois

voce recitante David Riondino

laReverdie
Claudia Caffagni voce, liuto
Livia Caffagni voce, viella, flauti
Elisabetta de Mircovich voce, viella, ribeca
Sara Mancuso arpa, organo portativo, claviciterio
Matteo Zenatti voce, arpa, tamburello

produzione Ravenna Festival

Qual è il “lato oscuro” della poesia e della musica europea fra Due e Trecento? A partire dalle Rime petrose che Dante compone a cavallo tra i due secoli, David Riondino e l’ensemble laReverdie guidano il pubblico attraverso un percorso che dal più aspro stile dantesco tocca le cupe atmosfere amorose del trovatore Arnaut Daniel (che Dante ricorda nel Purgatorio) assieme alle composizioni dei più celebri musicisti dell’ars nova italiana e francese – da Guillaume de Machaut a Jacob Senleches, da Francesco Landini a Jacopo da Bologna –, che al gusto per la poesia raffinata e complessa derivata dal trobar clus dei poeti provenzali uniscono l’interesse per le complessità e gli artifici metrico ritmici, che avrebbero meritato alla loro arte l’etichetta di ars subtilior.


martedì 9 giugno
Teatro Alighieri, ore 21

Musica al tempo di Dante
Ravenna canta il suo Dante
con
Ivano Marescotti
Franco Costantini

musica e danza La Rossignol

produzione Ravenna Festival
in collaborazione con Società Dante Alighieri, Comitato di Ravenna

La città che accolse Dante esule negli ultimi anni del suo percorso creativo e di vita, che gelosamente ne ha custodito le spoglie preservandole dai ripetuti tentativi di portarle a Firenze e dai pericoli dei bombardamenti nella Seconda guerra mondiale, nel suo principale teatro – che gli ha voluto significativamente intitolare – canterà il “suo” Dante attraverso due voci ravennati che alla lettura dei versi danteschi, in italiano e non solo, hanno dedicato tanta attenzione e passione, Ivano Marescotti e Franco Costantini. Uno spettacolo che alla parola recitata unisce musiche medievali e rinascimentali affidate ad un ensemble specializzato quale è La Rossignol.


giovedì 11 giugno
Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, ore 21
Lully, un fiorentino a Versailles

Giovanni Battista Lulli
Te Deum e Dies Irae per soli, doppio coro e orchestra

Orchestra Barocca “La Magnifica Comunità”
Melodi Cantores
direttore Elena Sartori

prima esecuzione in versione integrale in tempi moderni

L’8 gennaio 1687 Jean-Baptiste Lully prova a Versailles il proprio
Te Deum composto dieci anni prima, da rieseguire per la guarigione di Luigi xiv operato da appena due mesi per una fistola “in parte innominabile”. L’evento è noto: Lully, secondo l’uso del tempo, dirige battendo il tempo con un pesante bastone; si ferisce a un piede col puntale; la ferita degenera in cancrena e il compositore, rifiutata l’amputazione della gamba, muore due mesi dopo, il 22 marzo. L’aneddoto, per certi versi, ha messo in ombra l’immenso valore musicale del Te Deum, che assieme al Dies irae composto nel 1683 per le esequie di Maria Teresa d’Asburgo, moglie di Luigi xiv, è tra i massimi esempi di grand motet: il mottetto a doppio coro che costituiva il cuore della musica sacra di Stato nella Francia del Seicento.


venerdì 12 giugno
Teatro Alighieri, ore 21

Dante nostro contemporaneo
Divina.com
evento mixed media in 36 parti per vocalist, orchestra, live electronics e video di Daniele Lombardi
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
direttore Tonino Battista
vocalist David Moss
regia del suono Centro Tempo Reale - Firenze (Damiano Meacci)
video Art Media Studio - Firenze
versione per orchestra commissionata da Ravenna Festival

ore 18.30
Zona del silenzio
(Tomba di Dante, Quadrarco di Braccioforte, Basilica di San Francesco e Chiostri francescani)
Esecuzione itinerante di sette brani solistici, parte integrante di Divina.com
(Ingresso libero)

Pianista, compositore, musicologo e ricercatore instancabile (massimo esperto mondiale del Futurismo musicale), raffinato artista visivo, Daniele Lombardi è una delle personalità musicali più singolari e sfaccettate del nostro tempo. Sperimentatore del dialogo sinestetico tra linguaggi artistici, tra musiche da vedere e quadri da ascoltare in un gioco serrato tra occhi e orecchie, nessuno più di lui, oltretutto fiorentino, avrebbe potuto concepire un’opera multimediale in 36 episodi o clips dedicata a Dante, che parte proprio dai luoghi dell’amata-odiata città in cui il divin poeta ha vissuto la propria giovinezza. Una originalissima composizione affidata, oltre che ai giovani strumentisti dell’Orchestra Cherubini, alla straordinaria vocalità di David Moss, vocalist estremo ed impareggiabile, ed al sapiente live electronics di Tempo Reale.


sabato 13 giugno
Chiostri Francescani, ore 21.30
Cantar di Dante in ottava rima
terzine e quartine con accompagnamento di ciaramelle
poeti estemporanei in ottava rima di Toscana e Lazio

Marco Betti (Figline Valdarno)
Donato De Acutis (Bacugno)
Pietro De Acutis (Bacugno)
Giampiero Giamogante (Cittareale)
Niccolino Grassi (Massa Marittima)
Francesco Marconi (Cittareale)
Irene Marconi (Massa Marittima)

Alessio Di Fabio ciaramelle

a cura di Cristina Ghirardini

in collaborazione con Università degli Studi di Firenze

Dal Trecento l’ottava rima diventa un metro di straordinario successo, che culmina con i poemi epico-cavallereschi di Ariosto e Tasso. Metro di eccellenza per la poesia narrativa, ha sempre abitato le corti e le piazze, grazie ai cantastorie quattro e cinquecenteschi e, più tardi, ai poeti aulici che improvvisavano nelle accademie settecentesche. In alcune aree del centro Italia la pratica della poesia estemporanea in ottava rima si è mantenuta sino ad oggi, come strumento per una competizione rigidamente formalizzata nell’ambito di gare e serate poetiche, in cui i poeti sono tenuti a confrontarsi su temi scelti dal pubblico o dagli organizzatori. In Alta Sabina è praticata anche la poesia estemporanea nella quartina e nella terzina dantesca, con accompagnamento di organetto o ciaramelle, che trova il proprio contesto d’elezione nelle serenate.


sabato 13 giugno
Palazzo Mauro de André, ore 21.30
Michael Clark Company
animal / vegetable / mineral

coreografie Michael Clark

luci Charles Atlas
costumi Stevie Stewart, Michael Clark
musiche di Scritti Politti, Public Image Ltd, Sex Pistols, Pulp e Relaxed Muscle

commissionato da Barbican, Londra
co-prodotto da Barbican di Londra, Michael Clark Company, Maison des Arts de Créteil, Théâtre de la Ville de Luxembourg, Tramway di Glasgow
Michael Clark Company è sostenuta da Arts Coucil England

prima italiana in esclusiva

Ex enfant terrible della coreografia inglese, Michael Clark ha modellato nel tempo la sua vena punk in una guaina bizzarra e personalissima. In cerca di una conciliazione stridente tra l’algida eleganza del danzatore classico che fu al Royal Ballet e la furia iconoclasta di allievo di Karole Armitage, Clark è un creatore di danze selvagge ma con tocco glam, sempre più vicine al graffio pittorico.
Bad boy, però fedele al ritmo trasgressivo che imprime ai suoi lavori, così come continua a riconoscersi nelle sue passioni: dalla musica dei Sex Pistols alle complicità con Charles Atlas, artista prediletto nella cerchia dei cunninghamiani. È l’assai elegante sapienza delle sue luci, infatti, ad accendere il recente animal / vegetable / mineral, mélange di corpi eccentrici con cui la compagnia di Clark torna a elettrizzare le nostre scene.


domenica 14 giugno
Basilica di San Francesco, ore 21

Musica al tempo di Dante
La musica della commedia
laudi, inni e cantici spirituali
progetto a cura di Suor Julia Bolton Holloway, Federico Bardazzi, Marco Di Manno

videomaker Federica Toci
voce recitante Paolo Lorimer

Ensemble San Felice
soprani Laura Andreini, Cecilia Cazzato, Lucia Focardi, Chiara Galioto
alto Floriano D’Auria
tenore Michael Paumgarten
bassi Luciano Fava, Leonardo Sagliocca
Federico Bardazzi viella
Marco Di Manno flauto
Cecilia Fernandez flauto
Dimitri Betti organo portativo
Donato Sansone arpa gotica, cialamelli, gaita, symphonia
Fabio Tricomi arpa gotica, daf, flauto e tamburo, oud, salterio, tamburello, viella, zarb

Pueri Cantores della Cattedrale di Santa Maria in Sarzana
maestro del coro Alessandra Montali

direttore Federico Bardazzi

produzione Ravenna Festival
Chi ha memoria degli studi liceali ricorda due episodi del Purgatorio dantesco: l’incontro tra Dante e l’amico musico Casella nel secondo canto e, nel canto xxi, quello col grande trovatore Arnaut Daniel, del quale Dante era stato ammiratore sin dalla gioventù. Di Arnaut Daniel restano una manciata di testi, solo due provvisti di musica; nulla resta della produzione semimprovvisata di Casella. È per questo che, per ricostruire l’universo musicale della Commedia, Suor Julia Bolton Holloway, Federico Bardazzi e Marco Di Manno si sono rivolti alla pratica medievale del contrafactum (il riuso di una melodia conosciuta su un nuovo testo), facendo risuonare le parole di Dante sulle melodie dei più importanti codici musicali fiorentini o legate ai luoghi che al poeta sono stati cari o familiari.


domenica 14 giugno
Palazzo Mauro de André, ore 21
Roberto Vecchioni meets
Orchestra Giovanile LUIGI Cherubini
direttore Roberto Menicagli

Poeta, scrittore, enigmista e molto altro, il “Professore” della canzone italiana si è persino affacciato sul grande schermo nel film di Castellitto, Nessuno si salva da solo. A Ravenna, però, Roberto Vecchioni porta la sua voce in primo piano, nel concerto-ritratto di cui è protagonista affiancato dai giovani musicisti dell’Orchestra Cherubini. Tra racconto e canzoni, disegna la mappa di una vita fatta di pensieri e di note. Testi forgiati col bulino con cui il “mercante di luce” riemerge dopo tuffi profondi nella cultura greca e latina, ma con parole per tutti. Ritagliandosi, nel magma orchestrale, spazi intimi per voce e chitarra (Le lettere d’amore) o anche violino (Vincent). Immancabilmente passando per il Sanremo dorato di Chiamami ancora amore e i suoi gioielli d’autore, da Luci a San Siro a Samarcanda.


lunedì 15 giugno
Chiostro Biblioteca Classense ore 21.30
Ensemble giapponese di musica e danza tradizionali
Complesso strumentale giapponese Sakurakomachi
Maki Isogai, Aoi Kajigano, Rin Nakashima, Yuko Fakuda, Asumi Yamano koto
Sakuzan Sakurai shakuhachi
Fumiko Arai strumenti a percussione
Hitomi Nakamura voce

progettazione e produzione Japan Performing Arts Foundation (NBS)
con il patrocinio del Consolato Generale del Giappone

Se c’è un universo di stili, sonorità e linguaggi tradizionali capaci di resistere all’invasiva omologazione dell’imperante world music, allora quello è il mondo musicale giapponese. Inconfondibile e inafferrabile, giunge a noi attraverso la suggestione di un ensemble che ne riunisce le diverse anime esaltando quella continuità che nella consuetudine popolare lega gli antichi repertori classici alla vitalità di sempre nuove composizioni. Dalle arcaiche musiche danzate a corte (gagaku) ai componimenti riservati a straordinari strumenti come il flauto di canna shakuhachi, o l’incisivo liuto a tre corde, shamisen, e soprattutto il raffinatissimo koto, una cetra dalla complessa accordatura, giunto in Giappone nell’viii secolo, ma capace di fondersi ai timbri della modernità.


martedì 16 giugno
Palazzo dei Congressi, ore 21
Dante nostro contemporaneo
Le Visage de la Comédie
(Il Volto della Commedia)
film-performance di Ghislaine Avan

con la partecipazione di
Hélène Breschand arpa
Michel Godard basso tuba e serpentone
Ghislaine Avan tap dance

prima visione assoluta
Dal 2006, Ghislaine Avan viaggia per il mondo filmando centinaia di persone che, in tutte le lingue in cui è stato tradotto il poema universale, ne leggono un passo, nella loro quotidianità e spesso nei luoghi o nei momenti più improbabili, ma rivelatori dell’attualità del messaggio di Dante. Di questo babelico materiale audiovisivo viene offerto a Ravenna, in anteprima mondiale, un primo montaggio. Né documentario, né fiction, né serie di ritratti, né reportage, Le Visage de la Comédie, multi-prospettico, multi-lingue, multi-sfaccettato, crea un genere inedito fondendo assieme tutti questi diversi linguaggi. Questa opera collettiva verrà accompagnata live a Ravenna da due improvvisatori di eccezione, Hélène Breschand e Michel Godard, e sarà il pubblico stesso a scegliere in quale dei tre mondi si snoderà il percorso della serata: Inferno, Purgatorio o Paradiso?


mercoledì 17 giugno
Palazzo Mauro de André ore 21.30
Dance Theatre of Harlem
The Lark Ascending
coreografia Alvin Ailey
musica Ralph Vaughan Williams
costumi Bea Feitler
luci Chenault Spence

Cajkovskij Pas de Deux
coreografia George Balanchine
musica Pëtr Il’ic Cajkovskij
luci Peter D. Leonard

Dancing on the Front Porch of Heaven
coreografia Ulysses Dove
musica Arvo Pärt
costumi Jorge Gallardo
luci Björn Nilsson

Return
coreografia Robert Garland
musiche Aretha Franklin e James Brown
costumi Pamela Allen-Cummings
luci Roma Flowers
L’orgoglio nero della danza si chiama Dance Theatre of Harlem, nato nel 1969, quasi idealmente dalle ceneri del sogno americano di Martin Luther King, assassinato un anno prima. A fondarlo, Arthur Mitchell, primo ballerino afroamericano venuto dall’empireo balanchiniano del New York City Ballet, che assieme a Karel Shook teneva lezioni in un garage ad Harlem, reclutandovi i futuri danzatori della prima compagnia di balletto all black. Nel versatile repertorio del DTH si trovano accostati titoli classici e lavori contemporanei, molti dei quali pensati su misura, così come voluto da Virginia Johnson, che dal 2009 ne rimodella le sorti. Tra le scelte a Ravenna: lo scintillante Cajkovskij Pas de Deux di Balanchine e Dancing on the Front Porch of Heaven di Ulysses Dove, una hit del Royal Swedish Ballet rimontato per il DTH.


giovedì 18 giugno
Teatro Rasi, ore 21
Viaggiatori degli inferi
una esplorazione musicale nel mondo delle ombre guidata da Guido Barbieri
Dolce Concento Ensemble
direttore Nicola Valentini

soprano Lavinia Bini
controtenore Raffaele Pe
basso Antonio Vincenzo Serra

musiche di Monteverdi, Händel, Gluck, Mozart

produzione Ravenna Festival
Commozione e “maraviglia”. Anche il mondo dei morti desta, nel teatro barocco, i medesimi affetti che abitano il mondo dei vivi; nell’opera del Sei e del Settecento gli inferi non sono il regno delle pene e dei contrappassi dei gironi danteschi, bensì un universo fantastico dove si consuma il dolore del congedo. Anche il Novecento, a partire dai
Sonetti ad Orfeo di Rilke, sente la visitatio inferni come un progressivo smarrimento dei sensi, come una discesa inconsolabile nel dolore della interiorità. Lo spettacolo vedrà scorrere, come sulle due sponde del “fiume stigio”, le lacrime e gli stupori dell’inferno barocco da una parte, e dall’altra la storia parallela di una guida preziosa: Wera Knoop, la giovane danzatrice, musicista e pittrice, scomparsa a 19 anni nel 1919, alla quale Rilke dedica il suo profetico poema orfico.


venerdì 19, sabato 20 e domenica 21 giugno
Russi, Palazzo San Giacomo ore 20
L’opera equestre
Saga IV. Il canto dei canti
corte transumante di Nasseta: libera compagnia di uomini, cavalli e montagne
Giovanni Lindo Ferretti signore delle parole
Marcello Ugoletti signore dei cavalli
Cinzia Pellegri signora della corte
Paolo Simonazzi signore delle arie e degli antichi strumenti
Stefano Falaschi signore del ferro e del fuoco
cavalieri e cavallanti

musiche originali di Lorenzo Esposito Fornasari, Giovanni Lindo Ferretti, Luca Rossi

nuovo allestimento per Ravenna Festival
in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia
con il contributo del Comune di Russi

Nell’evocazione di una turrita Italia medioevale, che la tematica dantesca sollecita, non risulta estranea l’opera equestre che Giovanni Lindo Ferretti propone per l’ampia corte/aia antistante il Palazzo San Giacomo a Russi. Una “partitura per voce, cavalli, incudine con mantice e bordone” che vede “in scena”, oltre allo stesso Ferretti, un musicista (Signore delle musiche), un maniscalco (Signore dei cavalli) e – soprattutto – venti cavalli e alcuni cavalieri. “Saga – scrive Ferretti – è il racconto di un antico patto che antichi uomini ed antichi cavalli sancirono a reciproco sostegno; un patto che avendo esaurito ogni ragione materiale di sussistenza, e proprio in virtù di ciò, lascia intravedere una ricchezza spirituale e comportamentale che merita di essere indagata. Conservata, restaurata, offerta alla vita quotidiana di chi ne comincia a percepire mancanza”.


sabato 20 giugno
Palazzo Mauro de André ore 21
60 anni di sigle RAI
Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
direttore Pietro Mianiti
pianoforte Danilo Rea

musiche di Rossini, Bach, Liszt, Paradisi, Stravinskij e medley tematici alternati a libere improvvisazioni al pianoforte di Danilo Rea
trascrizioni ed elaborazioni di Andrea Ravizza

conduce Massimo Bernardini

Chi è nato prima della televisione commerciale ha legato i propri ricordi alle musiche delle trasmissioni RAI: dal Guglielmo Tell di Rossini che apriva la giornata di programmazione, al finto Rinascimento della Chanson balladée di Almanacco del giorno dopo; dall’Aria sulla quarta corda di Bach divenuta un evergreen grazie a Quark, alla Toccata di Pietro Domenico Paradisi che dava suono alle immagini fisse dell’Intervallo; dalle sigle di varietà come Rischiatutto o Canzonissima, a quelle dei primi cartoni animati giapponesi o di sceneggiati come Sandokan e Pinocchio – come dimenticare il W la pappa col pomodoro di Nino Rota per Gianburrasca? –, fino a jingle come il Te deum di Lully per l’Eurovisione, e la frizzantissima Pancho: storica sigla di Jan Stoeckart per l’intermezzo calcistico 90° minuto.


domenica 21 giugno
Brisighella, Parco Vena del Gesso - Cava Marana dalle ore 10 alle 18.30

Concerto Trekking
Il Canto nell’antro
concerto per anguane, grotte e specchi d’acqua
Duo Alarc’h
Simona Gatto voce, percussione
Marta Celli arpa celtica, voce
Orchestra d’archi della Scuola G. Sarti di Faenza
diretta da Paolo Zinzani
arrangiamenti orchestrali Vanni Crociani

commissione di Ravenna Festival

il percorso (km 10 a tappe D+350) Brisighella, Cava Monticino, Parco Carnè (Ristoro), Cava Marana (concerto), Brisighella

in collaborazione con Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola

Dalla stazione di Brisighella, raggiunta col “treno di Dante”, si attraversa uno dei borghi più belli d’Italia per inerpicarsi fino al centro visite Rifugio Ca’ Carnè, passando prima dal Museo geologico ex-cava del Monticino, dove ascoltare suoni e storie di minatori, poi dagli scavi di Rontana. Dopo il ristoro si scende all’ex-cava Marana per immergersi nella leggenda alpina delle Anguane, eteree e bellissime creature dai lunghi capelli, che abitavano in grotte presso corsi d’acqua da cui, come omeriche sirene, grazie al melodioso canto attiravano gli uomini per ridurli in schiavitù. Un viaggio musicale attraverso gli archetipi del femminile, dove l’acqua, madre e matrigna, si unisce alla grotta in un “regressus ad uterum”, simbolica discesa agli inferi, per giungere infine ad una nuova nascita.


domenica 21 giugno
Palazzo Mauro de André, ore 21
Le quattro stagioni - Vivaldi Recomposed
Ensemble barocco L’Arte del Mondo
maestro concertatore Werner Ehrhardt
violino solista Daniel Hope

Antonio Vivaldi Le quattro stagioni
Max Richter Vivaldi Recomposed (prima esecuzione in Italia)

Alcune composizioni ci sono talmente familiari che è quasi impossibile ascoltarle come fossero fresche, qualcosa di nuovo o inaudito, ma questo è ciò che straordinariamente Max Richter è riuscito ad ottenere con Vivaldi Recomposed. E non si tratta di un mero arrangiamento perché è come se Richter avesse assorbito le Quattro Stagioni di Vivaldi nelle proprie vene, assimilandole e trasformandole attraverso i filtri della sua sensibilità di musicista contemporaneo. Nel suo “ri-comporre” confluiscono naturalmente elettronica, minimalismo, musica ambient, progressive rock, quel profumo di barocco che si poteva udire in certi pezzi dei Beatles e dei Beach Boys, se non addirittura il drumming di John Bonham, granitico batterista dei Led Zeppelin. Eppure il Prete Rosso vi abita ancora dentro, più che mai danzante ed estatico.


lunedì 22 giugno
Refettorio di San Vitale
ore 21 prima parte
ore 22.30 seconda parte

Musica al tempo di Dante
Luce nell’ombra

La Morra Ensemble
VivaBiancaLuna Biffi voce e archi
Corina Marti flauti e tastiere medievali
Michal Gondko liuto a plettro medievale

musica di Francesco Landini da Firenze

Ensemble Korymbos
direttore Alessandra Fiori

Canti dei monasteri femminili del xiii e xiv secolo
“Francesco Cieco”, per aver perso la vista; “Francesco degli Organi” per l’abilità di strumentista; “gloriosa rinomanza” di Firenze (Coluccio Salutati). È Francesco Landini: autore di una copiosa produzione musicale frutto delle commissioni della ricca borghesia fiorentina, figlio d’arte (suo padre era il pittore Jacopo del Casentino, cui il Vasari dedica un capitolo delle proprie Vite) nonché massimo esponente dell’ars nova italiana del Trecento. Alla luce della sua musica e del suo intelletto, che brillò nell’ombra della cecità, seguirà quella spirituale che rifulse nell’ombra della clausura. I canti dei conventi femminili reperiti da Alessandra Fiori nel manoscritto Q.11, conservato presso il Museo della Musica di Bologna, risuoneranno sotto gli affreschi di Santa Chiara, forse gli stessi canti che le Clarisse vi intonarono al tempo di Dante.


martedì 23 giugno
Rocca Brancaleone ore 21.30

Per i 70 anni della Liberazione
Bella ciao
con
Ginevra Di Marco, Lucilla Galeazzi
ed Elena Ledda voci
Alessio Lega voce, chitarra
Andrea Salvadori chitarra
Gigi Biolcati percussioni e cori
Riccardo Tesi organetto e direzione musicale

a cura di Franco Fabbri
regia di Silvano Piccardi
Quando il 21 giugno 1964 sul blasonato e “colto” palcoscenico del Festival dei Due Mondi di Spoleto approdò lo spettacolo imbastito da Roberto Leydi e Filippo Crivelli, con i testi di Franco Fortini, fu subito scandalo e, dopo le scomposte reazioni del pubblico “benpensante”, gli autori furono trascinati fino in tribunale. Ma da lì in poi la canzone italiana non sarebbe stata più la stessa: gli influssi delle ricerche del Nuovo Canzoniere Italiano e quelli del dilagante folk revival sarebbero arrivati a lambire i territori della musica di consumo. Dopo cinquant’anni quei canti di lavoro, d’amore, di protesta – dal canto del titolo a O Gorizia, da Amore mio non piangere agli Scariolanti – tornano a risuonare affidati ai migliori interpreti della scena folk italiana (con una outsider d’eccezione come Ginevra di Marco), rivelando un’urgenza espressiva mai spenta.


mercoledì 24 giugno
Artificerie Almagià, ore 21

Dante nostro contemporaneo
Un instant entre deux instants
(Un istante tra due istanti)
Ghislaine Avan regia, tap-dance
Alexandre Yterce elettroacustica
video Luca Brinchi, Maria Elena Fusacchia
Compagnie Tempo Cantabile

prima assoluta

Sospeso tra due mondi, questo “istante tra due istanti” si riferisce a quel “mondo intermedio” che, nella Divina Commedia, si trova tra Inferno e Paradiso, ovvero il Purgatorio, che Dante è tra i primi a raffigurare, lasciandosi alle spalle la visione binaria del mondo, suddivisa tra bene e male. Questa transizione a una struttura ternaria fa del Purgatorio il luogo di conversione e trasformazione per eccellenza. Si snoda così un percorso che intreccia danza, video e musica, e che traduce l’intensificarsi della percezione nell’ascesa al Purgatorio. La liquidità, la dolcezza, l’attesa eterna, il sollievo, la tensione, il pericolo, l’Eden, gli angeli, il rituale, l’elevazione, la metamorfosi interiore, la purificazione, la felicità quasi paradisiaca, il sogno, la scrittura, la manifestazione dell’arte (scultura, canto, l’incontro tra poeti), sono i temi ispiratori di questa pièce.


Giovedì 25 giugno
Teatro Rasi ore 21

Teatro delle Albe
Il volo
La ballata dei picchettini
di Luigi Dadina, Laura Gambi e Tahar Lamri
con
Tahar Lamri, Luigi Dadina narrazione
Francesco Giampaoli basso e percussioni
Diego Pasini basso e percussioni
Lanfranco Vicari-Moder rap

regia Luigi Dadina
scene e costumi Pietro Fenati, Elvira Mascanzoni

co-produzione Teatro delle Albe/Ravenna Teatro, Ravenna Festival
prima rappresentazione

Domenico Mazzotti, morto sul lavoro nel marzo del 1947, ha insistito perché si raccontasse questa storia. La sua foto è visibile sotto l’unica gru rimasta, nella darsena di città. In arabo Dar Essena’a, Casa dell’industria, dell’arte e del fare.
Tahar e Luigi, nati rispettivamente il 24 e il 25 dicembre del 1958, il primo ad Algeri, il secondo a Ravenna, hanno deciso di tenere, assieme a tre musicisti, una Conferenza sul Marzo per raccontare di fabbrica, porti, lavoro, incidenti, cormorani, nebbia e fuochi. Insieme ripercorrono anche la tragedia della Mecnavi, dove persero la vita, nel marzo 1987, tredici picchettini: morirono soffocati come topi nei cunicoli della nave gasiera “Elisabetta Montanari”.
Nello spettacolo si alternano narrazioni e testi in musica, ispirati alle ballate popolari e alla cultura hip hop.


venerdì 26 giugno
Teatro Alighieri ore 21
Aterballetto

e-ink
coreografia Michele Di Stefano (1999)
musica Paolo Sinigaglia
riallestimento nell’ambito del Progetto RIC.CI
(Reconstruction Italian Contemporary Choreography)
ideazione e direzione artistica Marinella Guatterini

Upper-East-Side
coreografia Michele Di Stefano
musica Lorenzo Bianchi Hoesch

Tempesta/The Spirits
coreografia Cristina Rizzo
musiche autori vari

Un vento di novità contemporanee avvolge l’Aterballetto ed è percepibile in questo sorprendente trittico tutto italiano. Vi spiccano Upper-East-Side di Michele Di Stefano, già Leone d’Argento alla Biennale Danza 2014, e Tempesta/The Spirits di Cristina Rizzo. Una coreografia formalistica tentata da un nomadismo concettuale, fatto di fragilità, coraggio, aspirazione ad impossessarsi fisicamente di un luogo. Ed un’altra danza pura, ma anche dorata e tribale, per tre coppie al loro rinnovato incontro dopo una “tempestosa” rottura. A coronamento e-ink, primo successo, nel 1999, di Mk, la compagnia di Di Stefano: è un duetto freschissimo, di sussultante, tragica e comica goffaggine, fuoriuscito dall’ormai lunga e collaudata lista del Progetto RIC.CI, cui anche il ringiovanito Aterballetto ha aderito.


venerdì 26 giugno
Palazzo Mauro de André ore 21Münchner Philharmoniker
direttore Semyon Bychkov
Jean-Yves Thibaudet pianoforte

Johannes Brahms Sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90
Maurice Ravel Concerto per pianoforte e orchestra in sol maggiore
Claude Debussy La mer tre schizzi sinfonici dedicati a Jacques Durand

Da una parte quella che lo stesso Brahms, come disorientato dal planetario e incondizionato successo riscosso, definì come la “sinfonia sfortunatamente troppo celebre”, la sua “Eroica”, definitiva emancipazione dall’ingombrante modello beethoveniano; dall’altra il più ambizioso affresco sinfonico di Debussy, la luminosa e stupefacente sequenza d’impasti sonori e ritmici in cui l’esperienza del mare appare trasfigurata in un magma di sotterranee pulsioni emotive. Capolavori. Ad interpretarli il gesto di Semyon Bychkov, capace di svelare l’insospettabile anche nelle pagine più celebri. Eppoi, per la giocosa serenità del Concerto di Ravel, intriso dei più diversi influssi, dal jazz ai temi baschi, la sensibilità poetica e la prodigiosa tecnica di Jean-Yves Thibaudet, sicuramente tra i più titolati interpreti raveliani dei nostri tempi.


venerdì 26 giugno
Chiostro Biblioteca Classense ore 21.30

Canti Nomadi 1
Voci nomadi
l’incontro del canto a tenore sardo col canto difonico della Mongolia
Cuncordu e Tenore de Orosei
Mario Siotto bassu
Gian Nicola Appeddu contra
Piero Pala mesuvoche
Tonino Carta voche

Massimo Roych voche, trunfa, flauto pipiolu

Tsogtgerel Tserendavaa canto khoomij, flauto tsuur, viella morin-khuur
Garzoring Nergui canto khoomij, liuto tovshuur, viella morin-khuur
La suggestione di una possibile condivisione di alcuni elementi di linguaggio tra la sovrapposizione di suoni del tenore sardo e gli intervalli impiegati nel canto difonico in Mongolia, nonché le affinità suggerite dal timbro vocale gutturale, hanno forse incoraggiato, nella cornice multietnica del Festival delle Musiche Sacre di Fès, un incontro tra culture musicali così lontane, radicate rispettivamente nelle montagne sarde e nelle steppe mongole. L’esperienza con i cantori mongoli Tsogtgerel Tserendavaa e Garzoring Nergui non è la prima collaborazione che il Cuncordu e Tenore de Orosei ha costruito con artisti provenienti da diverse realtà musicali: sono infatti progetti ambiziosi e perfettamente riusciti le colonne sonore dei film The Wild Blue Yonder e The White Diamond di Werner Herzog, con la collaborazione di Ernst Reijseger al violoncello e del cantore senegalese Mola Sylla.


sabato 27 giugno
Palazzo Mauro de André, ore 21
Dante Symphonie
DanteXperience concerto multimediale
Budapest MAV Symphony Orchestra
Angelica Girls’ Choir di Budapest
ideazione, regia e direzione Vittorio Bresciani
voce recitante Chiara Muti

Pëtr Il’ic Cajkovskij Francesca da Rimini, fantasia sinfonica in mi minore (dal v Canto dell’Inferno di Dante) op. 32
Franz Liszt Dante-Symphonie

produzione Festival di Primavera di Budapest - Studiomusica Hungary

Se per Liszt il rinnovamento della musica doveva passare “attraverso la sua più intima compenetrazione con l’arte poetica”, misurarsi con le inarrivabili altezze della Commedia dantesca era inevitabile. Ma la scoperta di quel capolavoro diventò uno dei più ardui banchi di prova per le sue teorie sulla “musica a programma” negli anni della piena maturità, e rinunciando al sogno – multimediale ante litteram – di fondere il suono alle immagini che una “lanterna magica” avrebbe dovuto, secondo i suoi progetti, proiettare durante l’esecuzione del poema sinfonico. Un sogno che qui si realizza nella pienezza sinestetica della musica e del canto che incontrano la forza significante della poesia recitata, sullo sfondo delle inconfondibili e celeberrime incisioni che Gustav Doré, proprio negli stessi anni della partitura lisztiana, realizzò ad illustrare quei versi immortali.


sabato 27 giugno
Chiostro Biblioteca Classense, ore 21.30

Canti Nomadi 2
Songs from a no man’s land
Elina Duni Quartet & Roberto Ottaviano

Il nomadismo postmoderno non è solo mobilità fisica, ma è soprattutto la possibilità di acquisire e rielaborare modalità espressive che si generano e circolano grazie alla pervasione dei media, dando luogo a ibridazioni inaspettate. Elina Duni lo dimostra: nata in Albania e cresciuta in Svizzera, riscopre la musica tradizionale albanese durante il suo percorso come musicista jazz. Formatasi nel solco di Miles Davis, John Coltrane, Billie Holiday, Shirley Horn, Sidsel Endresen, attratta dalla poesia (la madre stessa, Bessa Myftiu, è scrittrice), dalla duttilità degli idiomi albanesi e delle altre lingue in cui canta le proprie canzoni, ha fatto del quartetto la propria dimensione musicale ideale. Improvvisamente l’equilibrio viene rotto dal sax di Roberto Ottaviano, un altro specialista nell’intrecciare percorsi musicali, tra jazz e mondo mediterraneo.


domenica 28 giugno
Basilica di San Vitale, ore 21
Il Cantico dei Cantici
di Alessandro Grandi maestro a Venezia al fianco di Monteverdi
I Cantori di San Marco
Alice Borciani, Elena Modena soprani
Julio Fioravanti controtenore
Marco Mustaro, Dino Lüthy tenori
Marcin Wyszkowski basso

Nicola Lamon organo
Gianluca Geremia tiorba

direttore Marco Gemmani

Mottetti a 5, 6, 7 voci
prime esecuzioni in tempi moderni

Tutti conoscono Claudio Monteverdi; molti meno conoscono Alessandro Grandi. Eppure, le vicende dei due compositori s’intrecciano a più riprese nell’arco di un ventennio: dalla Ferrara del 1597 in cui Grandi è cantore e poi maestro di cappella all’Accademia della Morte (negli stessi anni Monteverdi lavora alla corte di Mantova, che con Ferrara intrattiene strettissime relazioni anche musicali), alla Venezia dei primi decenni del Seicento che vede Grandi dapprima “giovane di coro”, poi cantore, e infine vicemaestro di cappella proprio a fianco di Monteverdi. Era inevitabile che il più giovane Grandi subisse l’influenza del seducente stile monteverdiano, soprattutto nei grandi mottetti concertati che costituivano un vero e proprio marchio di fabbrica della musica veneziana del primo Seicento.


lunedì 29 giugno
Basilica di San Vitale ore 21
Figlia del tuo figlio
Graciela Gibelli soprano
Margot Oitzinger contralto
Thomas Walker tenore

Il Suonar Parlante
Rodney Prada viola da gamba
Cristiano Contadin viola da gamba
Vittorio Ghielmi viola da gamba
Luca Pianca liuto

Cuncordu de Orosei
Giovanni Rosu voche
Paolo Burrai mesuvoche
Martino Corimbi cronta
Franco Sannai bassu

direttore Vittorio Ghielmi

Stabat Mater tradizionale sardo a 4 voci
Stabat Mater di Josquin Desprez
Stabat Mater di Arvo Pärt
Mai Jacopone da Todi avrebbe immaginato quante volte e in quante forme, dal secolo xi a oggi, sarebbe stato musicato il suo testo dello Stabat Mater, e quanto avrebbe viaggiato in lungo e in largo: dalle chiese alle grandi sale da concerto, alle piccole chiese di paese, intonato dai più celebri compositori come dai più oscuri musicisti di tradizione orale. Prende spunto da qui il percorso musicale che Vittorio Ghielmi ci propone assieme al suo Il Suonar Parlante e ai cantori del Cuncordu de Orosei, passando dalla tradizione musicale sarda allo Stabat Mater che Josquin Desprez musicò nel 1480 sul tenor della chanson profana Comme femme desconfortée di Gilles Binchois, fino a quello che il celebre compositore estone Arvo Pärt (80 anni a settembre) scrisse nel 1985 nel suo inimitabile stile tintinnabuli.


martedì 30 giugno
Palazzo Mauro de André ore 21.30

Aterballetto
Lego | Antitesi

Lego
coreografia, scena e costumi Giuseppe Spota
musiche Ezio Bosso, A Filetta, Jóhann Jóhannsson, Ólafur Arnalds/Nils Frahm
video e sound design OOOPStudio

Antitesi
coreografia Andonis Foniadakis
musiche italiane dal xvi al xx secolo
sound design Julien Tarride
costumi Kristopher Millar & Lois Swandale
luci Carlo Cerri
Corpi scelti, dalla tecnica affilata. Con un senso forte del contemporaneo. Sono i tratti distintivi con i quali Aterballetto si fa riconoscere. Punta di diamante tra le compagnie italiane, ha nel suo DNA le eredità preziose di chi l’ha fatta crescere, dal fondatore Vittorio Biagi – ex béjartiano virato presto a una sua originalità – al percorso stilistico internazionale voluto da Amedeo Amodio, fino al segno d’autore di Mauro Bigonzetti. Cristina Bozzolini riporta oggi la compattezza di Aterballetto a respiri e ritmi variati. Investe su nomi nuovi, come Giuseppe Spota, già danzatore in compagnia e ora firma di Lego, dove condensa le sue esperienze artistiche. Con l’inedito Antitesi, invece, conferma il sodalizio con il gruppo il greco Andonis Foniadakis, coreografo in ascesa con un interessante mix di estetiche béjartiane e rigori made in Japan.


mercoledì 1 luglio
Chiostro Biblioteca Classense ore 21.30
Pacific Quartet Vienna
European Chamber Music Academy - Scuola di Musica di Fiesole
YuTa Takase violino
Eszter Major violino
Chin-Ting Huang viola
Sarah Weilenmann violoncello

Alessandro Scarlatti Sonata a 4 in re minore n. 4
Wolfgang Amadeus Mozart Quartetto in re minore KV 421
Robert Schumann Quartetto in la maggiore op. 41 n. 3

È nella città crocevia della creazione musicale europea che si incontrano i giovani musicisti riuniti dal 2006 in questo quartetto, ma provenienti dai quattro angoli del mondo – Giappone, Ungheria, Taiwan, Svizzera. Quella Vienna in cui Mozart compone i sei Quartetti dedicati ad Haydn – quello nella cupa e inquietante tonalità di re minore è il secondo del ciclo, intriso di una tensione patetica “senza precedenti e con ben pochi rimandi futuri” (Carli Ballola). Quella Vienna dove Schumann avrebbe voluto gettare le basi di una nuova vita insieme a Clara, e a cui continua a guardare studiando i quartetti di Mozart e di Beethoven pochi giorni prima di dare alla luce i serrati dialoghi strumentali dell’op. 41. Quella Vienna che Scarlatti mai vide, ma dove sbocciò il germe del quartetto d’archi che, con le sue Sonate a 4, egli aveva gettato all’ombra del Vesuvio.


giovedì 2, venerdì 3, sabato 4 e domenica 5 luglio
Teatro Alighieri
spett. serale ore 21
spett. pom. ore 15.30 (sab. e dom.)

New Adventures
Matthew Bourne’s The Car Man
Bizet’s Carmen Re-Imagined
regia e coreografia Matthew Bourne

musiche di Terry Davies (da Rodion Shchedrin e Georges Bizet)
scene e costumi Lez Brotherston
luci Chris Davey
suono Paul Groothuis
direttore associato Etta Murfitt
co-direttore residente Neil Westmoreland

il progetto è sostenuto dall’Arts Council England grazie al programma di fondi Grants for the Arts

prima italiana in esclusiva

Nel panorama della danza di oggi, Matthew Bourne è uno dei rari coreografi che sa raccontare storie in movimento. Affabulatore ironico e raffinato pesca titoli dal repertorio classico e li trasforma in novelle contemporanee orlate di dark. Dalla leggendaria versione al maschile di un Lago dei cigni ambientato nella corte di Elisabetta ii, alla Bella Addormentata gotica e timburtoniana che con un frizzante Schiaccianoci! forma un originale omaggio a Cajkovskij, Bourne si dimostra un vulcano di sorprese. Dal cilindro tira fuori questa volta The Car Man, ribaltata variante dell’eroina di Bizet di cui resta un semplice retrogusto musicale negli arrangiamenti di Rodion Shchedrin e Terry Davies, mentre la trama naviga nelle acque del noir con ben evidenti omaggi, da inveterato cinefilo quale è, a Visconti e al torbido romanzo Il postino suona sempre due volte di Mallahan Cain.


venerdì 3 luglio
Chiostro Biblioteca Classense ore 18.30
di Commedia in Commedia
incontro con Patrizia Valduga
in dialogo con Emiliano Visconti

flauto e live electronics Fabio Mina

Se il prolungamento, lo sbocco naturale della parola petrarchesca è la musica, quello della parola dantesca è il monologo, il dialogo, il grido, la scena”, ha scritto Giovanni Raboni. La poetessa Patrizia Valduga, ultima compagna del grande poeta, ha testimoniato il suo amore per Dante nel lontano 1985 con La tentazione (Crocetti editore, ora in Cento quartine, Einaudi): dieci canti in terza rima, mille endecasillabi per un dialogo tra due amanti, di carattere inequivocabilmente teatrale. Ce ne legge un canto, anzi, lo dice a memoria, e con la maestria che tutti le conoscono. Ma prima della lettura, dialogando con Emiliano Visconti, ci mette a parte del “suo” Dante: lontano da ogni pretesa critica o filologica, il suo racconto ha i modi e il valore di una testimonianza autobiografica.


venerdì 3 luglio
Pineta San Giovanni (Micoperi) ore 21.30
The Real Group
30 anni di musica vocale
Emma Nilsdotter, Katarina Henryson, Anders Edenroth, Peder Karlsson, Anders Jalkéus
Più volte Ravenna Festival ha accolto prestigiosi gruppi vocali nel solco dei grandi Swingle Singers ospiti nel 1991 fino alle Voci di corridoio presenti nel 2012, passando per i newyorkesi Manhattan Transfer e Hudson Shad, le finlandesi Värttinä o i Take 6. È ora la volta dello svedese Real Group, che quest’anno festeggia i trent’anni di attività. Formatosi alla Royal Academy of Music di Stoccolma, ha definito il proprio stile combinando jazz, pop e musica corale del Nord Europa, con una versatilità che gli ha consentito di collaborare con orchestre sinfoniche e artisti quali Barbara Hendricks, Toots Thielemans e Sir George Martin. Alle esibizioni in tutto il mondo, da qualche tempo si sono aggiunte l’organizzazione di festival, come The Real Group Festival, e l’attività didattica nell’ambito della Real Group Academy e dell’Å Cappella Camp.


sabato 4 luglio
Palazzo Mauro de André ore 21

Le vie dell’Amicizia: l’Albero della Vita, Ravenna-Otranto
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
La Stagione Armonica
direttore Riccardo Muti
maestro del coro Sergio Balestracci
con la partecipazione di musicisti di
Coro e Orchestra del Teatro Petruzzelli

Arvo Pärt Orient & Occident per orchestra d’archi
Franz Joseph Haydn da Die Schöpfung Hob.XXI:2 (La Creazione) parte terza
recitativo “Aus Rosenwolken bricht”
tenore Matthias Stier
duetto e coro “Von deiner Güt, o Herr und Gott”
soprano Rosa Feola
baritono Thomas Tatzl
Giuseppe Verdi Te Deum per doppio coro e orchestra

Ancora una volta la musica si apre all’universalità di un messaggio che supera i confini del suono: musica che si fa preghiera, abbraccio tra gli uomini, “ponte di fratellanza” teso ad unire culture, lingue, religioni diverse, alla ricerca di radici comuni, tra Oriente e Occidente. Poli espressivi riassunti nella composizione di Arvo Pärt: è su quel tormentato e geniale movimento orchestrale, sulla forza vibrante che emana da quella partitura che il gesto inconfondibile di Riccardo Muti intraprende il nuovo “viaggio di amicizia”. Per poi cedere all’incanto e alla serenità del Paradiso terrestre abitato da Adamo ed Eva, all’intreccio delle loro voci e alla pace che emana dalla celestiale melodia di Haydn. E infine alla sgomenta commozione dell’uomo di fronte a Dio, alla misericordia invocata con quella drammatica eloquenza che solo il Te Deum verdiano sa esprimere.


Lunedì 6 luglio
Cattedrale di Otranto ore 21

Le vie dell’Amicizia: l’Albero della Vita, Ravenna-Otranto
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
La Stagione Armonica
direttore Riccardo Muti
maestro del coro Sergio Balestracci
con la partecipazione di musicisti di
Coro e Orchestra del Teatro Petruzzelli

Arvo Pärt Orient & Occident per orchestra d’archi
Franz Joseph Haydn da Die Schöpfung Hob.XXI:2 (La Creazione) parte terza
recitativo “Aus Rosenwolken bricht”
tenore Matthias Stier
duetto e coro “Von deiner Güt, o Herr und Gott”
soprano Rosa Feola
baritono Thomas Tatzl
Giuseppe VerdiTe Deum per doppio coro e orchestra

in collaborazione con RAI 1
con il contributo del Comune di Otranto

Quell’albero della vita che appare nelle cantiche di Dante e dal quale, almeno secondo le più ardite teorie e leggende, scaturirebbe l’idea stessa della Commedia, non poteva che divenire l’ennesima meta delle Vie dell’amicizia. Allora, voci di fratellanza e di preghiera risuonano nella cattedrale di Otranto, sul rigoglioso disegno medievale che sembra racchiudere tutta la storia (e il destino) dell’uomo, sull’immenso mosaico di pietra – che proprio i maestri ravennati hanno saputo riportare all’originario splendore – in cui Nuovo e Antico Testamento, Corano e Torah si incontrano in un unico inestricabile disegno creativo. Voci che nel cuore della cittadella-medina, per secoli coacervo di culture e religioni diverse (ma anche, con i suoi 813 martiri, segnata sul finire del Quattrocento dall’odio più barbaro), si levano oggi più che mai contro la follia del male.


martedì 7 e mercoledì 8 luglio
Chiostro Biblioteca Classense
La tradizione del Nuovo | Omaggio a Béla Bartók per i 70 anni dalla scomparsa
Béla Bartók: integrale dei Quartetti per archi

martedì 7 luglio, ore 18.30
Quartetto Accord
Péter Mezo violino
Csongor Veér violino
Péter Kondor viola
Mátyás Ölveti violoncello

Quartetti per archi n. 1 op. 7 Sz 40 e n. 3 Sz 85


martedì 7 luglio, ore 21.30
Quartetto Kelemen
Barnabás Kelemen violino
Katalin Kokas violino e viola
Oskar Varga violino e viola
Dóra Kokas violoncello

Quartetti per archi n. 2 op. 17 Sz 67 e n. 4 Sz 91


mercoledì 8 luglio, ore 21.30
Quartetto Kelemen e Quartetto Accord
Quartetti per archi nn. 5 Sz 102 e 6 Sz 114
Felix Mendelssohn Ottetto in mi bemolle maggiore per archi op. 20
Conoscenza profonda del contrappunto, abilità ineguagliabile nella combinazione di diversi centri tonali, esplorazione di nuove tecniche timbriche e strumentali e, soprattutto, un ritmo che affonda le proprie radici nel cuore oscuro della musica popolare magiara, e che si fa struttura. È nei Quartetti che è racchiusa la vera essenza del gesto compositivo di Bartók: non è un caso che la loro elaborazione punteggi buona parte del suo arco creativo, dal 1908 fino a quel 1940 che lo vide costretto alla difficile scelta di lasciare l’Europa in guerra ed emigrare negli Stati Uniti. Quartetti qui proposti in una vera e propria “maratona” che i due ensemble di Budapest concludono riunendosi in una piccola orchestra sinfonica: quel che ci vuole per l’irrequieto e innovativo Ottetto di Mendelssohn.


giovedì 9 luglio
Chiostro Biblioteca Classense ore 21.30
Budapest Strings Orchestra
Ferenc Erkel “Palotás”
Béla Bartók Divertimento per archi
Johannes Brahms Danze ungheresi nn. 5 e 6
Béla Bartók Danze popolari rumene
Franz Liszt Rapsodia ungherese n. 2 (trascrizione di Peter Wolf)

Dal virtuosismo dello stile zigano delle rapsodie e delle danze alle suggestioni di un linguaggio che si nutre del mistero della musica popolare: è la magia della musica ungherese, interpretata da una delle più brillanti formazioni boeme, sapientemente condotta dal primo violino Jànos Pilz, tra l’altro protagonista del festival haydniano presso il leggendario castello degli Eszterhazy. Da una parte, le acrobatiche rapsodie di Brahms e di Liszt, che nella trascrizione per orchestra (gli originali sono pianistici) restituiscono agli archi lo stile dei leggendari violinisti zigani attivi nei caffè mitteleuropei. Dall’altra, la ricerca di un rinnovamento che attinge da quegli arcaici stilemi popolari che, secondo Bartók, “hanno reso possibile la liberazione dalla tirannia dei sistemi maggiore e minore”, e che nel suo personalissimo stile approdano all’uso “libero e indipendente di tutti e dodici i suoni della scala cromatica”.


giovedì 9 luglio
Palazzo Mauro de André ore 21.30
ICKamsterdam Emio Greco | Pieter C. Scholten
I Soprano
coreografia Emio Greco | Pieter C. Scholten
ideazione Pieter C. Scholten
direttore d’orchestra Rolf Verbeek
drammaturgia Jesse Vanhoeck
luci Henk Danner, Paul Beumer
scenografia Paul Beumer
costumi Clifford Portier
video Rafael Kozdron

musiche di Giuseppe Verdi
brani da “Don Carlo”, “Otello”, “La traviata”, “Il trovatore”, “Rigoletto”, “La forza del destino”, Messa di Requiem

danzatori Dereck Cayla, Quentin Dehaye, Kelly Hirina, Arad Inbar, Edward Lloyd, Arnaud Macquet, Helena Volkov
cantanti Capucine Chiaudani, Anna Emelianova, Marjolein Niels
musicisti Daniel Boeke, Lidwine Dam, Merel Junge, Arthur Klaassens, Toska Kieft, Margreet Mulder, Nadine van Mervwe, James Isaac Oesi, Niels Verbeek, Geneviève Verhage, Marit Vliegenthart

co-produzione ICKamsterdam e Opera Zuid
prima italiana in esclusiva
con il supporto di Stichting AMMODO, Performing Arts Fund NL (FPK), il Comune di Amsterdam e EU Culture
Lui, Emio Greco, brindisino dal fisico mingherlino e asciutto, un fascio di muscoli che guizzano in una danza nervosa, scheggiata, piena di fremiti. E lui, Pieter C. Scholten, nordico mago delle luci e sapiente orchestratore di schemi scenografici. Si sono incontrati in Olanda e dal 1995 formano un tandem di artisti tra i più affiatati. Curiosi di ogni nuova forma, interdisciplinari da sempre, hanno affinato la loro intesa focalizzandosi all’inizio su un lavoro riflesso l’uno per l’altro. Lanciandosi poi in una monumentale trilogia ispirata alla Divina Commedia e costruita per la loro compagnia. Ora danno nuova vita alle eroine verdiane, facendo dialogare sul palco i soprano con danzatori e giovani musicisti. Insieme ricavano per il patrimonio verdiano un nuovo spazio nella società contemporanea. Uno scontro fisico tra movimento e voce.


sabato 11 luglio
Pineta San Giovanni (Micoperi) ore 21.30
La musica è pericolosa - Concertato
musica e parole di Nicola Piovani
Ensemble Aracoeli
Marina Cesari sax, clarinetto
Pasquale Filastò violoncello, chitarra
Ivan Gambini batteria, percussioni
Marco Loddo contrabbasso
Aidan Zammit tastiere

Nicola Piovani pianoforte

produzione Compagnia della Luna

È un racconto musicale, narrato da un manipolo di strumenti chiamati ad agire in scena. A scandire le stazioni di questo viaggio musicale in libertà, Nicola Piovani racconta al pubblico il senso di quei frastagliati percorsi che l’hanno portato a fiancheggiare il lavoro di De André, di Fellini, di Magni, di registi spagnoli, francesi, olandesi, per il teatro, il cinema, la televisione, per cantanti e strumentisti, alternando l’esecuzione di brani teatralmente inediti a nuove versioni di pagine più note, riarrangiate per l’occasione. Nel racconto teatrale la parola arriva dove la musica non può arrivare, ma, soprattutto, la musica la fa da padrona là dove la parola non sa e non può dire. I video di scena integrano la narrazione con spezzoni di film e di spettacoli, eppoi con immagini che artisti come Luzzati e Manara hanno dedicato all’opera musicale di Piovani.


venerdì 17 luglio
Piazzale Saline di Cervia ore 21
Mercanti di sale 1
Dalle terre e dai mari... di Sardegna
preludio
Quando la musica… sale
Fabio Mina
flauti, field recordings dei suoni delle saline e live electronics

Marcello Fois e Gavino Murgia Mediterranean Trio
Marcello Fois voce narrante
Gavino Murgia sax soprano, tenore e voce “gutturale”
Marcello Peghin chitarre e live electronics
Pietro Iodice drums

con il contributo del Comune di Cervia

Io vorrei un po’ vedere quest’Adriatico che non conosco: mi piacerebbe andare a Riccione o a Bellaria o anche nella sua Cesenatico. Che mi dice Lei? Sarebbe possibile avere proprio sul mare una casina con facilità di vita materiale, oppure una pensione, sempre vicinissima al mare, per me, Sardus e Franz?” così scriveva all’amico Marino Moretti, nell’aprile 1919, Grazia Deledda, manifestando la curiosità per la costa adriatica che l’avrebbe portata a Cervia, dove trascorse tutte le estati fino alla morte, affascinata dal paesaggio a tratti ancora incolto, con pinete, siepi di tamerici, paludi e dune. Marcello Fois e il Gavino Murgia Mediterranean Trio, nel nome della Sardegna, e il sale dei flauti, field recordings e live electronics del romagnolo Fabio Mina rendono omaggio a terre, mari e saline.


domenica 19 luglio
Cervia, Milano Marittima
Mercanti di sale 2
Dalle terre e dai mari... di Sicilia
sole e sale dall’alba al tramonto

Foce canale delle saline, ore 6
Fabio Mina flauti e Peppe Frana oud

Pineta di Cervia-Milano Marittima, ore 18
Trekking “la via del sale”

Woodpecker, ore 19

Casa delle Aie (Ristoro), ore 20

Pineta di Cervia-Milano Marittima, ore 21.30
Davide Enia
Rita Botto e la Banda Diavola
Terra ca nun senti

Terme di Cervia, ore 23.30
Lounge underwater sounds

con il contributo del Comune di Cervia

Le linee d’acqua che connettono il mare alle saline e poi alle terme, caratterizzando non solo un paesaggio ma anche un’economia che si basa sulle risorse del territorio, delineano la via che Ravenna Festival e Trail Romagna hanno scelto per un cammino in musica da percorrere in un’intera giornata, dall’alba al tramonto. Il particolare contesto ambientale fatto di canali, pineta, saline è allo stesso tempo il paesaggio attraversato e il teatro in cui prenderanno suono i testi di Davide Enia e in cui Rita Botto e la Banda Diavola tramuteranno lo spazio fisico in uno spazio sonoro ispirato alle tradizioni musicali di un’altra terra di mare e di sale, la Sicilia. Dopo il tramonto il meritato arrivo alla destinazione, con la vera e propria immersione in un nuovo spazio sonoro: le acque ristoratrici delle terme.


giovedì 23, sabato 25 e domenica 26 luglio
Teatro Alighieri, ore 20.30
Giuseppe Verdi
Falstaff
commedia lirica in tre atti, libretto di Arrigo Boito
dalla commedia Le allegre comari di Windsor e dal dramma Enrico IV di William Shakespeare

Sir John Falstaff
Kiril Manolov
Ford Federico Longhi
Fenton Giovanni Sebastiano Sala
Dott. Cajus Giorgio Trucco
Bardolfo Matteo Falcier
Pistola Graziano Dallavalle
Mrs. Alice Ford Eleonora Buratto
Nannetta Damiana Mizzi
Mrs. Quickly Isabel De Paoli
Mrs. Meg Page Anna Malavasi

l’oste della Giarrettiera Ivan Merlo
Robin paggio di Falstaff Michael D’Adamio
DanzActori del Teatro Alighieri

direttore
Riccardo Muti

regia e ideazione scenica
Cristina Mazzavillani Muti
light design Vincent Longuemare
scene Ezio Antonelli
costumi Alessandro Lai
visual design Davide Broccoli

Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Coro del Teatro Municipale di Piacenza
maestro del coro Corrado Casati

produzione di Ravenna Festival
allestimento in occasione di EXPO 2015
in collaborazione con la Regione Emilia Romagna

È profonda la sintonia che lega Riccardo Muti all’ultima straordinaria opera di Verdi: “Potrei dirigere Falstaff ogni sera, immergersi in essa significa vivere in uno stato di gaudio totale. Perché dentro c’è la nostra vita, ciascuno può trovarvi un pezzo di se stesso, vanità, debolezze, narcisismo, intrighi, l’amore vissuto nella sua forma più fresca e intensa…”. Un’opera composta nel ritiro di villa Sant’Agata, “per piacer mio e per conto mio”, scrive Verdi, che in quelle stanze avrebbe voluto rappresentarla: “la vastità della Scala nuocerebbe all’effetto”. E proprio in quelle stanze, tra gli alberi del rigoglioso giardino, tra le nebbie dei “suoi” paesaggi, catturati nelle immagini che tratteggiano la caleidoscopica e virtuale scena, si muoveranno i personaggi di questo Falstaff. Cercando quella raffinata lievità che sola può esprimere questo disincantato addio al mondo e al gioco della vita.


lunedì 27 luglio
Teatro Alighieri ore 21
Riccardo Muti Italian Opera Academy gala
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini

estratti dall’opera “Falstaff”

Riccardo Muti
introduce i direttori della sua prima
master class


“Chi, come me, ha avuto il privilegio di studiare con Antonino Votto, e di raccogliere dalle sue mani la lezione di Arturo Toscanini, quindi il dettato verdiano, ha il dovere di trasmettere tutto questo alle nuove generazioni”. Riccardo Muti, che alla formazione dei giovani musicisti ha iniziato a dedicarsi da oltre dieci anni, con la fondazione dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, per la prima volta conduce un’accademia sulla direzione d’orchestra. Ai giovani direttori, selezionati tra le innumerevoli domande giunte da tutto il mondo, insegnerà la propria arte, fatta di tecnica, di studio e passione, ma anche di profonda sensibilità culturale. Irrinunciabile banco di prova, l’opera italiana: quel Falstaff “raffinatissimo e ricco di contrappunto, in cui Verdi raggiunge la piena compenetrazione tra parola e musica, compendio ideale di un’arte di straordinaria profondità”.



Musica al tempo di Dante
In templo domini
musica sacra e liturgie nelle basiliche

7
giugno domenica, ore 11.15
Basilica di San Francesco
Liturgia in canto volgare
Laude delle confraternite laiche del xiii secolo
laReverdie

14 giugno domenica, ore 11.15
Basilica di San Francesco
La Messa di Dante
Brani liturgici citati nella Commedia
Ensemble San Felice
direttore Federico Bardazzi

21 giugno domenica, ore 11.30
Basilica di Sant’Agata Maggiore
Messa a Ravenna al tempo di Dante
Brani tratti dall’Ufficio di San Severo, Vescovo di Ravenna, risalente al xi secolo
Ludus Vocalis
direttore Stefano Sintoni

28 giugno domenica, ore 10.30
Basilica di San Vitale
Il cuore sacro dell’Europa
Antifone di Hildegard von Bingen e mottetti dal Codex Las Huelgas
I Cantori di San Marco
direttore Marco Gemmani

Il percorso delle liturgie è incentrato sulle forme musicali dell’epoca di Dante. La Liturgia in canto volgare è interamente dedicata alla Lauda medievale, la forma di componimento in volgare del xiii secolo sorta in seno alle confraternite religiose e laiche. La Messa di Dante propone brani dell’intera liturgia desunti da citazioni contenute nel Paradiso e nel Purgatorio. La Messa a Ravenna al tempo di Dante è incentrata sull’Ufficio di San Severo conservato presso la Biblioteca Classense e risalente al secolo xi, che celebra uno dei primi vescovi e santi di Ravenna e che si presume fosse ancora in uso nella Chiesa ravennate tra Due e Trecento. Hildegard von Bingen e alcuni brani tratti dal Codex Las Huelgas ci immergono nel clima che animava l’Europa al tempo di Dante, quel “cuore sacro” diffuso di umano sentire, di coscienza e di pensiero, da cui è potuto scaturire il miracolo della Commedia.
Fattitaliani

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