Per festeggiare il
bicentenario della nascita di Don Bosco, a sei anni dalla prima
edizione, il 23 ed il 24 maggio, alle ore 21 all’Auditorium della
Conciliazione, sarà in scena “Don Bosco il musical” che vede
nella doppia veste di attore e regista Marcello Cirillo. Autore
del testo è Piero Castellacci, le musiche sono di Alessandro
Aliscioni e Achille Oliva.
Il musical nasce
dall’idea di far conoscere “il Verbo” di un uomo così moderno
e che ancora oggi saprebbe dare delle risposte non solo ai ragazzi ma
a tutti. Marcello Cirillo ha detto che sono mesi che lavorano a
questo progetto ed è un onore debuttare all’Auditorium della
Conciliazione che, con 1770 posti, darà modo a tanti di poter
assistere all’Opera.
Don Bosco era un uomo
straordinario, nato in un posto sconosciuto, Vecchi frazione di
Castelnuovo d’Asti nel Piemonte, nel
1815 una data storica, in cui il Concilio
di Trento,
segna la manifestazione ufficiale di una reazione non solo politica,
ma filosofica e letteraria. L’Italia ancora non esisteva,
Napoleone era già stato sconfitto a Waterloo e sono questi i più
grandi avvenimenti che segnano l’anno in cui nacque l’uomo che
iniziò un’opera che esiste ancora. Sono tante le situazioni che
rendono onore a questo umile contadino forgiato dalla sua terra. In
questi giorni è presente ad Expo con una casa tutta sua, voluta da
un ex allievo per mostrargli riconoscenza. Il Presidente Mattarella,
è andato a rendere onore alla sua urna. Tutto ciò a testimoniare
che “quest’uomo, quest’educatore, questo Santo, affascina
ancora”. Un piccolo grande uomo che ha reso migliore la vita di
molti. Essere professionisti è metterci del cuore. Una grandissima
figura, amata in tutto il mondo, sono passati due secoli e più lo
conosciamo e più capiamo che visse il sacrificio come l’unico modo
per una crescita interiore, prendendo esempio dalla mamma Margherita
(Daniela Danesi) e, compiendo un’opera grandiosa. Fondamentale
l’incontro con Madre Maria Mazzarello (Federica Graziani) che capta
il suo grande carisma “io lo vedo, Don Bosco è un Santo” e con
lui, fonda l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Santo lo
divenne nel 1934 ad opera di Pio XI che dopo la proclamazione
continuò a chiamarlo Don Bosco per continuare la familiarità ed il
rispetto di ciò che rappresentava.
Nella
trasposizione teatrale, tutto ciò è raccontato in una fusione tra
passato e presente. La scenografia è minimal - virtuale, vi saranno
delle proiezioni che daranno il senso della modernità. Oggi Don
Bosco sarebbe molto cibernetico. I brani musicali spaziano dal
classico, al gospel, al pop. Ci saranno immagini anche delle case dei
salesiani di oggi. L’obiettivo è quello di non fare un racconto
sterile, legato a molti anni fa. Ciò per mostrare Don Bosco come
“operaio di Dio”. Si canta, si balla, si recita (in scena 32
persone e dodici bambini che saranno le anime di Don Bosco) con
allegria e non tradendo il suo pensiero, il suo cuore. Ciò è
doveroso verso tutti i personaggi storici. La centralità dei giovani
è fondamentale, Don Bosco amava ripetere spesso “Dalla buona o
cattiva educazione della gioventù dipende un buon o triste avvenire
della società”, “In ognuno di questi ragazzi, anche il più
disgraziato, vi è un punto accessibile al bene. Compito di un
educatore è trovare quella corda sensibile e farla vibrare”. Il
miracolo si ripete ancora oggi con l’accoglienza dei Salesiani di
ragazzi di ogni razza e colore, non solo per dargli un pasto caldo o
un letto dove dormire ma anche la possibilità di studiare per avere
un avvenire migliore e sorridere al futuro.
Rispetto all’edizione
precedente, ci saranno alcune novità: la consecutio canora, balletti
più moderni, meno lirica e più “atti di vita”. Con un colpo di
teatro, si trasforma la scenografia montata su un tulle, in mille
colori.
Lo spettacolo è una
summa corrispondente a quella che è stata l’azione grandiosa di
quel prete santo che è Don Bosco.
Prevista una tournée in
Sicilia, Calabria e Lombardia per poi tornare nel Lazio a metà
ottobre. Previsto anche un percorso scolastico con delle matinée,
contribuendo a diffondere il suo messaggio universale.
Elisabetta Ruffolo