Se
si esclude il Museo di Montecassino, un autentico scrigno, e quello
di Casamari e i due risalenti agli ‘anni ruggenti’ di Latina, la
Ciociaria si distingue ed evidenzia anche per la completa e
incontestabile abulia e insensibilità nei confronti dell’arte e
della cultura: basti richiamare alla memoria il primato oltraggioso
di essere il solo capoluogo sprovvisto di una pur se modesta
pinacoteca o galleria, nemmeno della solita galleria dei pittori
locali contemporanei che non si nega a nessuno: la palma del primato
incontestabile spetta alla provincia di Frosinone, dove si fa pure
cultura, si badi bene, ma di solito secondo il famoso principio del
“frack messo addosso alla virgola”, e cioè le inezie e le
facezie, che sicuramente richiamano gente ma coi risultati che si
vedono in giro.
E la sola spiegazione è che non si conosce il
proprio passato e le proprie radici, vengono cioè a mancare i veri
ed unici parametri e metri di valutazione e di riferimento: di
conseguenza la impossibilità di far cultura a vantaggio ed
ammaestramento di tutti, e perciò il vuoto, riempito però solo dal
cemento armato e dall’asfalto, la vera cultura ciociara, oppure
appunto dal “frack messo addosso alla virgola” cioè la
divulgazione e promozione dell’immotivato e del vuoto, come regola,
e anche di quei cosiddetti ‘musei’ che si aprono -e poi, finita
la festa, restano chiusi o si chiudono- perché qualche buontempone
politicante ha messo a disposizione soldi pubblici per realizzare,
senza minimamente preoccuparsi di quanto vi viene messo dentro. Ma ci
arrestiamo, passando a note più gioiose.
Alla
metà del mese di giugno andrà in vendita a Parigi un quadruccio
inaudito di Giuseppe Cesari (1560-1640) universalmente noto come il
Cavalier
d’Arpino: Una
Sacra Famiglia con San Francesco e San Girolamo, di
scarsi 40 cm di altezza, ma con un mondo di personaggi perfettamente
delineati. L’opera è inedita e il massimo esperto dell’artista,
il prof. H.Roettgen, ha apposto il suo sigillo di autenticità e
collocata agli anni 1630. Il prezzo di stima è quello di una buona
utilitaria. Anche questa dunque è una rara possibilità aperta per
far rientrare in casa un’opera d’arte di alto prestigio:
disgraziatamente non possiamo contare sulle istituzioni pubbliche ed
è inutile illustrarne i motivi, ma che almeno un privato decida di
volersi concedere una fonte di godimento e di gratificazione grazie
alla contemplazione di questo piccolo capolavoro appeso davanti a lui
a casa sua, lui fortunato.
Michele Santulli