L'Aquila, operazione A.S.TER.I.C.S: simulato il terremoto. Rivissuto il dramma di 6 anni fa

“Salvare vite umane fronteggiando la devastazione del terremoto grazie a rigorose procedure e una corretta informazione”. E’ la sfida che ha lanciato L’Aquila a sei anni dal sisma che uccise 309 persone cambiando il volto della città. Oggi, per la prima volta, è stato simulato un terremoto di magnitudo 4.0 sulla Scala Richter con la conseguente evacuazione del centro storico. Impegnati nell’operazione A.S.TER.I.C.S. decine di uomini dalla Protezione civile. Per noi c’era Massimiliano Menichetti

E’ il suono della sirena dei Vigili del Fuoco a dare l’allarme. Tra le tende di coordinamento e soccorso, sanitari, esperti del territorio, militari, forze di  polizia e volontari, tutti impegnati a gestire l’emergenza terremoto a L’Aquila. Un evento simulato con tanto di evacuazioni, persone da cercare, estrarre dalle macerie, da censire e raccogliere nella centralissima piazza Duomo. Il sindaco Massimo Cialente:
“La prima cosa è organizzare la macchina. In questo momento non sono tanto investiti i cittadini, quanto le istituzioni… Poi, si vedranno tutti gli eventi avversi - anche il più piccolo errore, la più piccola sfasatura che avremo riscontrato - e lavoreremo su quelli”.
A.S.TER.I.C.S. ovvero “l’attività di simulazione terremoto in centro storico” ha testato efficacemente la risposta di uomini e mezzi in caso di sisma, ma ha voluto anche essere una via d’informazione per la popolazione, nella consapevolezza che sapere come agire, in caso di evento catastrofico, salva la vita. Eugenio Vendrame, capo della Protezione Civile del Comune aquilano:
“Bisogna sempre ricordare che le attività di sicurezza sono attività che più vengono testate, più vengono organizzate, più vite vengono salvate”.
Uomini e mezzi della Protezione civile si sono mossi tra i palazzi puntellati, le macerie e le gru della ricostruzione. Tra lo sguardo della popolazione. Inevitabile tornare con la memoria alle 3:32 del 6 aprile del 2009 quando il fragore del suolo uccise 309 persone, ne ferì 1.500 e provocò danni per oltre 10 miliardi di euro e più di 60 mila sfollati. 15 mila persone ancora oggi sono senza casa.
“Questa è stata una tragedia che noi avremo sempre negli occhi”.
“Quel tipo di angoscia c’è sempre”.
“E’ un ricordo che non si cancellerà mai. Ancora adesso, a distanza di sei anni, quando sto per prendere sonno, ogni tanto ho l’impressione che il mio letto si muova”.
D. – Lei come vive questa giornata di oggi?
R. – Molto contenti perché era ora che si facessero cose di questo genere perché ci aiutano a prepararci.
“Ci voleva forse un allarme all’improvviso per vedere le tempistiche e i modi di attuazione dei piani di emergenza”.
“Credo che sia una cosa positiva”.
La ricostruzione c’è ma è lenta ripete il sindaco Cialente confermando che il 90% dei quartieri nuovi sono stati ristrutturati. Situazione diversa nel cuore del centro storico dove la percentuale scende fino al 3%. Ancora Cialente:
“Adesso i soldi ci sono. Solo per quest’anno abbiamo un miliardo e 200 milioni che è una cifra immensa! Alla fine del 2017 noi avremo restituito un pezzo importante alla città. Nel 2019 noi vorremmo aver finito quasi tutto. Noi vorremmo dire al mondo: l’Italia ha ricostruito L’Aquila in 10 anni. Bisogna crederci!”
L’Aquila ha mostrato tutta la sua forza anche avendo saputo trasformare la catastrofe in scuola. Qui infatti ha sede la prima Accademia in Europa di Protezione civile. Il responsabile Sandro De Santis:
“Il progetto è il primo in Europa. Noi siamo un dipartimento della UNINT, l’Università degli studi internazionali di Roma. La sfida nasce dalla consapevolezza che c’è un buco di formazione. Come disse all’epoca dell’inaugurazione della nostra sede il prefetto Gabrielli, avere piani di protezione civile chiusi nel cassetto non serve a nulla. I piani di protezione civile devono essere divulgati fra la popolazione affinché la popolazione conosca come comportarsi durante l’evento perché così si salvano vite umane. Questo è ciò che noi spingiamo a fare”.
Mentre si attende la ricostruzione si studiano e testano i piani della protezione la città - dicono gli aquilani - ha cambiato volto, ma la speranza non cede al passo alle nuove criticità:
“Al di là del vedere i cantieri ovunque, non ci sono punti di raccolta. Comunque rimane la nostra città”.
“Spero sicuramente che rinasca, che torni com’era prima”.
“Purtroppo ci vuole tempo. La preoccupazione non è tanto per noi, ma per i giovani: non c’è un futuro qui per loro al momento. Qui il sabato si va nei Centri commerciali, i ragazzi bevono birre, si litiga… Perché purtroppo non ci sono momenti e punti di aggregazione”.
D. – E’ cambiato il volto di questa città?
R. – E’ cambiato tantissimo. Non è più la città di prima. E proprio a proposito di punti di aggregazione, di socializzazione, che mancano, gli unici punti di aggregazione che sono rimasti adesso sono le parrocchie, quelle poche che sono ancora in piedi! La speranza è sempre l’ultima a morire, come si dice, e noi siamo qui, aspettiamo fiduciosi che succeda qualcosa di buono. Massimiliano Menichetti, Radio Vaticana, Radiogiornale del 23 aprile 2015.
Fattitaliani

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