- Cosa significa per lei essere stato selezionato per la mostra “IL GRANDE CANALE DELLA PACE” che si terrà a Venezia dal 9 maggio?
Essere presente in questa occasione è per me importante fondamentalmente per due motivi: far parte di una iniziativa a favore della pace e come riscontro del lavoro che sto portando avanti da diversi anni.
- Qual è il suo messaggio artistico?
Ciò che intendo esprimere nei miei quadri è la valorizzazione del proprio personale modo di vedere ed interpretare le cose, riuscire ad andare in profondità per cogliere sensi e significati che altrimenti rimarrebbero silenti.
- Come nasce un’idea?
Nel mio lavoro tutto nasce da sensazioni che possono essere innescate da mille occasioni: incontri, luci, parole, gesti….. Ogni momento della giornata può caricarsi, per ragioni che rimangono sostanzialmente sconosciute, di un messaggio che diventa una sfida da affrontare per trasformarlo in una immagine pittorica.
- Che cosa è per lei l’ispirazione?
La dimensione più vitale del mio modo d’essere.
- In che circostanze vengono le idee migliori?
Le circostanze sono molteplici, ma importante è immergersi in un raccoglimento interiore.
- Qual è la prova del nove per capire se un’idea è valida oppure no?
Un’idea è valida, a mio avviso, se mentre dipingi, ti riconosci in quello che fai, se arrivi a sentirti soddisfatto delle scelte che stai compiendo anche se rimani sempre in fondo inappagato nella ricerca di un’armonia, di un equilibrio che sembra continuamente sfuggirti.
- Tre idee creative che piacerebbero fossero venute a lei?
Guardando i grandi pittori del passato e del tempo presente c’è una miniera di sollecitazioni. Ma senza presunzione, è la propria originalità che va perseguita.
- Quando e come ha iniziato a vedersi come artista?
Ho cominciato a dipingere quando ho avvertito il bisogno di coniugare la mia formazione scientifica di ingegnere con i linguaggi aperti dell’arte e per cercare punti di equilibrio tra i diversi modi di conoscere e interpretare la realtà.
- Perché in maggioranza gli artisti hanno delle personalità complesse?
Non so se questo sia vero. Per quanto mi riguarda corrisponde al mio modo di essere inquieto e sempre alla ricerca di un’armonia sostanzialmente irraggiungibile.
- Come si deve valutare un’opera artistica?
Valutare è sempre un’operazione complessa che richiede di esplicitare i criteri che si stanno seguendo. Spesso si procede in modi soggettivi e anche provvisori. La storia dell’arte è piena di casi di artisti che sono stati compresi e valorizzati solo a molti anni, se non secoli, di distanza.
- L’artista deve reinventarsi ogni giorno?
Non necessariamente. Ciò che importa è che sia sempre autentico.
- Che artisti ammira e in che modo hanno influenzato le sue opere?
Senza dubbio la pittura veneziana del 1500 mi appassiona particolarmente, e spesso mi ritrovo ad ammirare quelle opere immerso nelle atmosfere che riescono ad evocare.
- Qual è la sua opinione sulle sovvenzioni pubbliche all’arte?
Certamente aiutano il settore, ma rischiano di essere un fattore negativo se gestite in maniera clientelare.
- Le dispiace doversi staccare da un pezzo che ha venduto?
Per quanto riguarda vendere un proprio quadro è un’esperienza ambivalente: da un lato gratificante perché segno di un apprezzamento, ma dall’altro triste perché ti allontana da una parte di te.
- Si compera l’opera o si compera l’artista?
L’artista se è vero non è mai in vendita.
- Nell’arte non ci sono guide , come sa qual è la cosa successiva da fare?
Mi affido al flusso delle emozioni che sono la mia sola e vera guida.
- Che ruolo hanno giocato nella sua traiettoria le figure del mercante, rappresentante, gallerista e intermediario in generale?
Al di là delle figure che ruotano attorno all’artista e che hanno ruoli e compiti certamente importanti (possono fare o meno la sua fortuna) un artista è sostanzialmente solo.
- Che cosa consiglierebbe a chi inizia?
A chi inizia consiglio di comprendere bene quante e quali difficoltà è disposto ad affrontare. E’ questa una strada densa di problemi e spesso avara di soddisfazioni.