Uno
strumento legale per gestire le segnalazioni, anche anonime, dei
comportamenti illeciti e informare tempestivamente sui rischi. La
proposta è di Massimo Fossati, esperto di anticorruzione di Carna’
& Partners
Come
gia’ visto di recente nelle inchieste su Expo e sul Mose di
Venezia, la
gestione degli appalti per le grandi opere pubbliche rappresenta una
delle aree piu’ critiche in tema di corruzione.
Cosa
si potrebbe fare per arginare il fenomeno?
Un tema sul quale oggi c’è spazio per pensare a qualcosa di
diverso, anche dal punto di vista normativo, è quello del cosiddetto
“whistleblowing”,
ovvero la gestione delle segnalazioni, anche anonime, di
comportamenti illeciti; oggi
la normativa prevede esclusivamente la piena tutela del dipendente
pubblico che segnala un illecito, ma vi è da chiedersi se chi è a
conoscenza dell’illecito abbia effettivamente un interesse a
denunciarlo.
Probabilmente
no, al di la’ di scrupoli morali che pero’ potrebbero essere
controbilanciati dal dubbio “che cosa mi puo’ succedere se
denuncio il fatto? Rischio qualcosa?”; la legge tutela il
dipendente pubblico, ma non è detto che questo sia sufficiente a
convincerlo a denunciare un fatto.
Se
prendiamo ad esempio ancora una volta il sistema statunitense, oggi
sono presenti piani
di
incentivazione
anche economica per chi denuncia un illecito:
la SEC, ovvero il corrispondente americano della nostra CONSOB, ha
avviato gia’ da diversi anni un “whistleblower
program” che prevede, per chi denuncia illeciti di natura
finanziaria, incentivi in denaro proporzionali alle sanzioni erogate.
Qualcosa
di simile si potrebbe pensare anche da noi, con tutte le cautele del
caso per evitare diffamazioni, denunce false o palesemente infondate.
Un’altra
considerazione che si puo’ fare alla luce di quello che sta
emergendo è come spesso, nel mondo pubblico o vicino ad esso, si
creino
“centri di potere” che rimangono tali per lunghissimo tempo;
questo favorisce lo sviluppo di relazioni che da professionali
diventano “personali”, con tutto cio’ che ne puo’ conseguire
in termini in favoritismi e clientelismi.
In questo senso, un maggior rotazione delle figure “chiave”
all’interno dei ruoli pubblici non potrebbe che ridurre questo
rischio.
E’
indubbio che negli ultimi anni si è fatto e si sta facendo molto per
prevenire la corruzione, sia dal punto di vista legislativo che di
diffusione di una cultura “etica” degli affari. E’, pero’,
plausibile che gli effetti di molti di questi interventi si vedano
solo nel lungo periodo e quindi, dovremo convivere ancora per un po’
di tempo con scandali analoghi.