Arte, il legno e la scultura di Peter Demetz: non si creano oggetti, ma emozioni. L'intervista di Fattitaliani

Fattitaliani
Il legno si veste d'umanità e acquisisce uno stato d'animo: accade nelle sculture di Peter Demetz, l'artista di Bolzano ha trovato una dimensione artistica originale e profonda anche se - confessa a Fattitaliani - è sempre aperto alla ricerca e a nuove possibilità: i corpi perfettamente disegnati nella loro anatomia riproducono donne e uomini in maniera perfetta e naturale. Fra i tanti riconoscimenti ottenuti il più recente in ordine cronologico è il 1° Premio "Premio Pio Alferano" al concorso "Murat è vivo" a Castellabate (SA) con l'opera: "nelle strade di Pizzo". Fattitaliani lo ha intervistato.
Qual è il tuo primo ricordo "d'arte" in assoluto? 
Un libro che avevo trovato all’età di sette anni e che conteneva delle immagini di arte paleolitica. Almeno ricordo delle pitture rupestri con degli animali che sembravano volare. 
Quando hai capito che la scultura sarebbe stata la tua strada?
Creare con le mie mani è sempre stata la mia passione, già da bambino. Mi piaceva disegnare, perché sulla carta nascevano delle cose che prima non vi erano, mi piaceva suonare uno strumento perché nasceva della musica trattando (o maltrattando) una chitarra o una pianola. Solo molto più tardi ho capito che ciò che uno crea non sono degli oggetti o musica, bensì emozioni.   
E l'amore e il culto verso il legno derivano dalle tue origini o qualcuno te li ha trasmessi? 
È evidente che la mia terra, la tradizione della scultura lignea, gli scultori del legno che mi circondavano mi hanno impresso questo materiale vivo. Il legno è stato il materiale della mia formazione, con il quale sono cresciuto professionalmente. Ma è molto più tardi che ho deciso di continuare a lavorare il legno. Avevo imparato ad amare l’odore, la superfice calda, l’aspetto naturale e vivo del materiale. Ma queste sono considerazioni sentimentali. La scelta del legno di tiglio come supporto alla mia arte è una scelta in parte pragmatica e in parte artistica. Il legno ha le peculiarità che mi servono per realizzare queste sculture. Il tiglio è una scelta artistica. Con il suo colore chiaro e la venatura molto omogenea e poco vistosa ha l’estetica che al momento è adatta per le mie opere.
Mai attratto da un altro materiale?
Sì, e rimango in cerca. 
In tanti hanno scritto e parlato di te: chi si è avvicinato maggiormente alla tua idea di arte e alla tua personalità?
Devo dire che chi ha scritto o parlato di me non si è mai allontanato troppo da ciò che potevo condividere. Se devo scegliere direi Beatrice Buscaroli nel testo per il catalogo “Riflessioni” (link).
Chi sono gli artisti che hanno costituito un riferimento sicuro nel tempo per la tua arte?
Ignaz Günther, Francesco Messina, Stephan Balkenhol, Tim Eitel, Olafur Eliasson e tanti altri, Eric Emmanuel Schmitt (scrittore), Anton Bruckner e i Supertramp. 
Facile come docente trasmettere il senso, il gusto, l'amore dell'arte? Di questi tempi sembra davvero fuori dalla realtà... 
Fuori dalla realtà? No, anzi, in tanti giovani ho trovato passione, voglia e interesse. Bisogna cercare di non soffocarli, di non demotivarli e creare uno spazio mentale dove loro trovano la sicurezza di poter crescere. La cosa importante è lavorare su se stessi, mantenere la passione, rimanere aperti. Penso che un docente più che trasmettere deve cercare di essere quello che dice. 
Ogni volta che vinci un premio quale aspetto ti piace venga di più sottolineato nel tuo lavoro? L’aspetto emotivo. La possibilità di identificazione con i miei personaggi ed il loro mondo. 
Che cosa speri possa suscitare la tua arte in chi la guarda? 
I personaggi inseriti nelle mie opere, per me sono come degli inviti a partecipare, ad osservare, a riflettere e ad entrare mentalmente in un altro mondo. Il realismo ha questo scopo: far dimenticare l’interpretazione dell’artista (che c’è sempre) e dar via libera all’osservatore. Intimità, ricordi, sogni. Una condizione in piena coscienza e senza alcuna contaminazione dall’esterno. Giovanni Zambito.
© Riproduzione riservata

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