Quante risate di scherno e
di sberleffo si farebbe Giovenale nell’apprendere che
l’amministrazione comunale che regge i destini dei suoi sfortunati
concittadini ha solennemente deliberato di far tagliare la gola
cioè di ammazzare quelle creature viventi
chiamate ‘alberi’ che solenni e umili
scandiscono e delimitano il percorso della Casilina, da sempre, anche
in territorio di Aquino: una volta infatti era tutta una infinita
sequenza di alberi frondosi che per secoli e secoli hanno indicato e
marcato la corretta via al viaggiatore, da Roma a Capua, dagli inizi
della storia!
Cioè il comune ha richiesto agli enti responsabili
(ASTRAL e PROVINCIA) in questi giorni il taglio dei ‘platani e
ippocastani’ che si levano sulla ‘Casilina SS 6 in territorio
di Aquino’ per ragioni di sicurezza degli
automobilisti, cioè per solidarietà, per
afflato lirico cioè per le stesse motivazioni che spingono certi
comuni a installare gli autovelox, “per spirito umanitario”.
Notoria ipocrisia. Anziché pretendere e impegnarsi realmente per
abbattere la velocità, per intervenire in maniera intelligente e
cioè realizzare o far realizzare nel proprio tratto di competenza
quei rimedi che obbligano forzatamente e
veramente a moderare la velocità di certi
automobilisti (il Codice della strada ne elenca e consiglia decine e
decine), il Comune di Aquino, patria di Giovenale, sfortunato, e di
San Tommaso, fortunato perché si è trasferito in altri lidi, si
comporta come quella famosa moglie che tutta trepidante per la
fedeltà e salute morale del marito, per non farlo cadere in
tentazione e in peccato gli taglia il sesso o fa eliminare tutte le
donne che lo seducono. Altresì la deliberazione del Comune di Aquino
ricorda quella telefonata che un palazzinaro di Ponte Melfa in quel
di Atina fece al più alto papavero della Provincia, suo amico e
sodale, anche lui palazzinaro ma fallito, per chiedergli di mandare
qualcuno ad ammazzare cioè a far tagliare i platani che avevano la
sfortuna di levarsi da secoli davanti al palazzo appena costruito e
da vendere sulla strada per Casalvieri. Il papavero provinciale
subito mandò -tanto paga pantalone!- una squadra di mezzi e di
uomini che immediatamente abbatterono quattro platani e pronti a
tagliarne altri cinque: per fortuna un cittadino si avvide del
massacro e chiamò i carabinieri che immediatamente intervennero e
bloccarono la carneficina: fortuna per i delinquenti che per questi
fatti non si mettano in prigione, autori e i mandanti: infatti
nessuna autorizzazione e nessun mandato
avevano a disposizione per giustificare
quanto avevano già fatto né tantomeno, in seguito, il Comune di
Atina qualcosa intraprese contro tale ignobile e squalificante
sopraffazione e distruzione di un bene pubblico né tanto meno sporse
denuncia. Ancora: si vada nella vicina Cassino, dove anche qui si
rinviene la conferma e l’approvazione della delibera aquinate cioè
in quale considerazione, ancora oggi, vengono tenuti gli alberi: come
si sa la guerra ha raso al suolo Cassino e il caso vuole che, pur se
malconcia, una creatura si è salvata e cioè quel platano maestoso
di almeno dieci metri di diametro -forse il maggiore in Italia-
risalente addirittura alla metà del 1700 che si leva maestoso in
Piazza Molise: in una società civile a quel superstite di siffatta
immane distruzione avrebbero eretto non dico un monumento ma
quantomeno ne avrebbero curato e assistito e facilitato la esistenza
e reso fruibile a tutti: si vada invece a vedere: il comune ha
autorizzato la costruzione di palazzoni orribili a ridosso, quasi a
toccarlo coi balconi, cosicché ora al povero platano comincia a
mancare l’aria e sta iniziando a deformarsi per seguire la luce e,
in aggiunta, si comincia a sentire anche che il povero platano dà
fastidio ai condomini! E si mormora di volerlo abbattere o
avvelenare! E’ dunque il platano che si leva in quel posto da quasi
trecento anni che dà fastidio, in analogia ai platani che si levano
sulla Casilina in Comune di Aquino: non solo debbono subire la
violenza dell’automobilista ubriacone o maldestro che piomba loro
addosso, quanto vengono anche accusati loro
dell’incidente! Tali aberrazioni, quali la
delibera del Comune di Aquino, la storia di Ponte Melfa e il platano
di Cassino, si verificano così frequentemente e quasi naturalmente
perché le associazioni sovente nulla vedono ma principalmente perché
la Giustizia non funziona e, ancora più grave, i cittadini,
chiamiamoli così, non vedono e non sentono.
Già sono una enormità
imperdonabile le querce secolari, i pini e i lecci centenari, gli
olmi che ancora si ha l’abbiezione di abbattere, e la Provincia,
alla quale il Comune di Aquino si è rivolta, ha il merito di essere
estremamente sensibile a tale argomento: ha
tagliato e sta continuando a tagliare -si vada per la strada di
Alatri-Fiuggi- antichissime e nobili querce lungo la Casilina, e non
solo qui, negli anni trascorsi, senza ragione e motivo alcuno, se non
labili e a mio avviso ipocrite motivazioni di preoccupazione e di
solidarietà per gli automolilisti o altri: si è mai sentito parlare
veramente di una pianta che ha ammazzato qualcuno? Parlano del
pericolo che possono cadere: si è mai vista la Provincia
sistematicamente e programmaticamente
potare gli alberi
lungo le strade o altroveo fare prevenzione intelligente? Mai! Si
direbbe che l’interesse a distruggere sia superiore a quello a
prevenire. I popoli
civili piantano e curano gli alberi quale segno eterno di gratitudine
e di rispetto per l’umanità, per il piacere che dà la loro
visione e per il bene che arrecano alla salute, invece quelli
incivili e barbari li abbattono…perché un pazzo sfrenato o un
ubriacone o un imbecille, non rispettosi delle regole, ci vanno a
sbattere contro, a danno del povero albero.
La delibera di Aquino
prova anzi riprova a sufficienza perché la provincia di FR è da
sempre agli ultimi posti della civiltà
e della cultura e del buon vivere nelle
statistiche nazionali.
Michele Santulli