Soul Boys of the western World firmato dalla regista George Hencken è un viaggio negli anni '80 con una delle band di quel decennio: gli Spandau Ballet.
Questo docu-film racconta la storia di cinque ragazzi della classe operaia di Londra che ha creato un impero musicale globale, ma con un rovescio della medaglia assai significativo.
Attraverso filmati personali della band e materiale d'archivio recentemente scoperto, questo film ci porta nel cuore di un'epoca straordinaria e racconta il panorama culturale, politico e personale formatosi al tempo e che fa da sfondo alla storia della band. E' un film che parla non solo ai fan degli Spandau Balletat o a coloro che nutrono nostalgia per gli anni '80, ma a chiunque abbia mai sperimentato l'amicizia e il dolore che la sua fine comporta.
"Il primo film che ho visto e che mi è piaciuto è Arancia Meccanica di Kubrick", dice Tony Hadley, rispondendo alla domanda sul suo genere preferito di cinema. "Ma mi piacciono anche i film muti, Chaplin".
Cosa ti è piaciuto di più di questo film sugli Spandau Ballet?
La prima parte del film mi piace molto, perché mi rivedo quando ero bambino. Poi non è un film solo su di noi, ma racconta la storia di un decennio, su quello che succede nel nostro quartiere, sulla società dell'epoca e sulla politica.
Qualcuno lo può considerare anche strano, ma devo fare i complimenti alla regista che ha saputo raccontare in questo progetto tante storie.
Il film è stato distribuito in 150 cinema in tutta Italia.
Da chi siete stati aiutati per il materiale del film?
Un contributo speciale lo dobbiamo a Red Ronnie che in tutti questi anni ci ha continuato a seguire e a filmare. Comunque c'è stata una grande ricerca di archivio e molto materiale su di noi è stato scoperto recentemente.
Come vi sentite ora che siete di nuovo in Italia?
Emozionati e felici. Anche se all'epoca del nostro successo l'Italia era in ritardo a conoscerci rispetto agli altri Paesi, qui abbiamo incontrato le fan più scatenate e pazze del mondo.
Come ricordate gli anni '80?
Come un'epoca fantastica dove si poteva esplorare il mito. Eravamo semplici ed ingenui. Vedevamo il mondo come un pianeta da conquistare. Non c'era youtube, non scaricavi la musica dal telefonino e non era permesso di entrare ai nostri eventi e filmarci.
La difficoltà nel realizzare questo film?
Bè abbiamo visto 300 ore di filmati, sono state fatte tante ricerche storiche: è stato un po' una caccia al tesoro e l'impostazione del film è dovuto da quello che abbiamo trovato.
Steve Dagger il nostro manager, aveva tanto materiale soprattutto nostre interviste ed è stato fondamentale per la realizzazione del documentario. E' comunque un viaggio nel tempo visto con gli occhi del regista e l'ha raccontato secondo il suo punto di vista.
Siamo cresciuti insieme, eravamo amici e compagni di scuola e l'unica cosa che ci interessava era salire sul palco e suonare. Era l'epoca del new romantic, ci piaceva vestire e trovare la nostra identità.
Ma qual era il vostro gusto musicale?
Ognuno di noi aveva il suo gusto e la sua influenza musicale e quello che accadeva intorno a noi generava questo tipo di musica... ed era la musica elettronica che ci influenzava.
Con chi eravate in competizione?
I Duran Duran erano i nostri maggiori rivali: loro avevano avuto il successo prima di noi e forse questo ci ha spronato anche a darci da fare per arrivare! Emanuela Del Zompo.