Libri, Enza Pecorelli presenta "Ancora un valzer" romanzo pieno di risvolti inconsueti: l'intervista di Fattitaliani

La scrittrice Enza Pecorelli ha appena pubblicato con Navarra editore il suo nuovo libro, il romanzo "Ancora un valzer": una storia siciliana ambientata alla fine del 19° secolo in cui le storie personali di caratteri forti e fragili si mescolano ai cambiamenti che la storia sta portando anche nella piccola comunità di riferimento. L'intervista di Fattitaliani.

Molto intrigante il titolo: da dove nasce?
Il titolo nasce dalla parte iniziale e finale del romanzo. Nardina, la protagonista, mentre balla sulle note del suo valzer preferito, muore tra le braccia del suo giovane amante. Desiderava morire “ridennu e scialannu”. Il destino ha voluto che succedesse.
Come presenterebbe al lettore questo suo nuovo libro?
È un romanzo avvincente, pieno di risvolti inconsueti e in un certo qual modo inaspettati. La storia di una donna forte che sfida la sorte avversa e ne fa impulso per la sua rivincita. Una vicenda travagliata di riscatto sociale e personale, perché le donne, pur in condizioni di subalternità, trovano spesso la forza e la tenacia per essere vincenti.
C'è una sorta di continuità rispetto alle precedenti pubblicazioni?
Le mie precedenti pubblicazioni sono diverse, unico tratto che potrebbe accomunarle è la collocazione nel contesto dove vivo che mi dà spunto a costruire le narrazioni. Qualche racconto del “Capolinea” infatti ha connotazioni del territorio siciliano, i Cunti, sono più una ricerca etnoantropologica.
Fra i personaggi che affollano il romanzo, qual è quello che Lei sta più a cuore, che forse L'ha anche fatta soffrire?  
Il personaggio che amo particolarmente in questo romanzo è Teresa, la madre di Nardina, punto di riferimento essenziale per la famiglia. La madre premurosa e tenera che ognuno desidererebbe avere e, in quanto donna, anche essere.
Il contesto della narrazione in che maniera e profondità incide sulla storia dei personaggi?
La famiglia di provenienza, il piccolo paese dove si svolgono i fatti narrati, la presenza di una casta egemone, sono determinanti nella vita della protagonista, come il palazzo baronale e le campagne un tempo feudi di possidenti dal sangue più o meno nobile.
Ci dice qualcosa sul linguaggio adottato e sulla presenza del siciliano? 
La forma linguistica tagliente a tratti, ironica nel delineare alcuni personaggi, incalzante nei dialoghi, morbida e densa di particolari nelle descrizioni, si arricchisce dell’uso del dialetto, forma che amo particolarmente. Le parti dialogate, considerato lo spaccato sociale semplice, sono in gran parte nella forma dialettale, cucite addosso a ognuno, come se fossi entrata realmente in un immaginifico set cinematografico, interpretando di volta in volta i ruoli e dando voce a ognuno. La sicilianità, o come la definisco io, sicilianitudine, può essere un punto di forza.
La gestazione del libro è stata lunga?
Ho lavorato a lungo a questo romanzo, scrivendo e tagliando, secondo i miei canoni, in perenne stato di imperfezione. Dopo poco più di tre anni ho ultimato gli ultimi capitoli.
In che occasioni lo presenterà?
La prima presentazione si è svolta a Palermo, ha avuto come suggestivo scenario un gigantesco albero di ficus all’Orto Botanico, in occasione della manifestazione “Una Marina di libri”. Ho avuto l’onore e il piacere di essere presentata da Stefania Auci, giovane scrittrice siciliana emergente. A breve ci sarà quella di Siculiana e in seguito porterò “Ancora un valzer” dove ci sarà spazio per la narrativa e la cultura. Giovanni Zambito.
IL LIBRO
Nardina Varza è la primogenita di una famiglia poverissima di un paese siciliano; è priva di dote e anche bruttina, il peggiore dei partiti possibili. A causa di queste condizioni, il padre decide che lei e la sorella Mariantonia divengano serve a Palazzo Aurello, dimora del barone Onorio, proprietario di buona parte dei terreni della zona, di palazzetti e ville a Palermo e nelle campagne circostanti. Da quel momento la vita di Nardina prende un corso inedito per una giovane del suo ceto: grazie alla sua caparbietà, ma soprattuto alla sua resilienza, si direbbe oggi, riesce a sfruttare la propria posizione e persino una serie di infelici eventi per riscattare la sua posizione di subalterna. Gli scontri con il campiere Niccita, che detiene largo potere sulle proprietà del barone, con la diffidenza delle altre contadine e con gli avidi nipoti del barone fanno sì che la storia diventi una vicenda corale, e che ogni personaggio dia il suo contributo, in insieme di punti di vista, ambiti e linguaggi diversi. Tra famiglie nobili del tardo Ottocento, già sulla strada della decadenza, si affacciano via via nel contesto storico e sociale i nuovi burgisi, da un lato, e superata la seconda guerra anche i contadini di nuova generazione, più consapevoli, e pronti a prendersi ciò che loro spetta. Nardina vivrà da protagonista questi anni, riuscendo persino a recuperare tra un ballo e l’altro la spensieratezza negatale in gioventù.
Fattitaliani

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