L’autore, l’illustre Prof. Enrico Malizia è un clinico e
tossicologo di fama internazionale. Professore Emerito dell’Università La
Sapienza di Roma e di Philadelphia. Fondatore e Direttore del Centro Antiveleni
di Roma, Consigliere Medico Scientifico della Presidenza del Consiglio dei
Ministri.
Insignito nel 2001 della Medaglia d’Oro dal Presidente della
Repubblica quale benemerito della cultura, educazione, scienza ed arte, nonché
nel 2017 di quella alla carriera. Medaglia d’Oro del Ministero della Sanità nel
1991 per l’attività scientifica e professionale. Gli sono state conferite
lauree honoris causa dall’Università di Buenos Aires, Gent in Belgio e Seton
Hall in Usa. Autore di oltre 450 pubblicazione scientifiche, di 4 trattati, di
22 monografie di cui 9 in inglese. Fondatore e Presidente di numerose e
prestigiose Società Medico Scientifiche. Ha presieduto importanti Congressi
Medico Scientifici nazionali ed internazionali. Ha ricevuto rilevanti Premi scientifici
nazionali ed esteri.
L’attività intellettuale di Enrico Malizia, non ha solo riguardato
la medicina clinica e scientifica, ma gli ha permesso di acquisire una profonda
cultura umanistica espletata mediante l’opera di conferenziere, saggista,
letterato e scrittore.
Ne sono originati significati contributi per quanto concerne la
storia, la filosofia e la critica artistica, nonché quella delle tradizioni dei
misteri delle leggende e del fantastico. La sua produttività va dalla radio
alla televisione, alle conferenze, alla carta stampata dai giornali ai libri.
Ha pubblicato 21 volumi, ottenendo lusinghieri successi, suggellati da Premi e
critiche favorevoli. Tra le opere più significative va ricordato “Il Viaggio Fantastico di Hieronymus Bosch”
e la “Storia della Stregoneria”,
parte assestante del Ricettario delle Streghe, un volume (tradotto in più
lingue), che ha aperto il ciclo del soprannaturale, misterico e occulto, di cui
fa parte il presente volume.
Sito ufficiale: http://www.enricomalizia.it .
Intervista
Nei
Quadri di Bosch sono raffigurati animali, strumenti musicali, figure ed oggetti
che, però, hanno un significato diverso da ciò che rappresentano, sono cioè dei
simboli. Ad esempio l’uovo rappresenta l’isolamento spirituale, gli oggetti
viventi sono strumenti del diavolo che li ha animati. Bosch usa molto
l’allegoria. Con queste premesse la sua Pittura non è per tutti ma elitaria.
Secondo Lei l’arte deve raggiungere tutti o no?
Hieronymus
Bosch è senza dubbio un grande pittore simbolico, possiamo ben dire che sia il
padre e il massimo esponente del simbolismo. In ogni immagine da lui dipinta è
racchiuso uno o più significati che i critici hanno cercato di spiegare, molte
volte senza riuscirci. Melle sue opere il reale si mescola al fantastico, al visionario
che il “terzo occhio” del Maestro Brabantino percepisce e illustra, creando una
nuova identità che comunque ci attrae irresistibilmente, pur nella sua
irrazionalità. E’ il mistero di un mondo medioevale nord-europeo,
particolarmente fiammingo, giunto al crepuscolo tanto da divenire nello stesso
tempo sapienza e tecnica pittorica rinascimentale attraverso l’acquisizione
della profondità mediante la terza dimensione, raggiunta con lo studio dei
grandi maestri italiani, da Paolo Uccello a Guido d’Arezzo, da Giovanni Bellini
al Mantegna e a Giorgione. Ciò posto,
ritengo che la pittura di Bosch, elitaria nella sua interpretazione (per
rendere possibile a tutti anche una lettura interpretativa, ho esposto spiegazioni
di ogni sua opera), sia fruibile e ammirabile da tutti nel suo splendore
figurativo e dei colori,, perché ritengo che l’arte debba raggiungere tutti coloro
che contemplano un’opera degna di questo nome.
Professore,
Lei che idea si è fatto dei sentimenti religiosi di Bosch? È un eretico
anticonformista o un moralista?
Bosch è
nato cattolico in una regione del Nord-Europa, le Fiandre e più precisamente
nel Brabante, la cui capitale del Nord era s’Hertogenbosch, o Bois-le-Duc. di
saldi e rigorosi principi, ispirati dalla Chiesa di Roma. La sua educazione fu
strettamente cattolica, come per tutta la famiglia van Aachen, cioè proveniente
da Acquisgrana, patria di Carlo Magno. I van Aken (fiamminghi) agricoltori e
commercianti si erano formati a partire dal nonno Jan (tutta la genealogia è illustrata
nel mio volume) di ortodossi principi e costumi cattolici. Il pittore che si
chiamava Jeroen Antoniszohn van Aken, per non essere confuso con gli altri
consanguinei artigiani di vaglia, ma non eccelsi maestri, decise di latinizzare
(avendo studiato questo idioma)in Hieronymus, eliminare il patronimico e scegliere
come luogo di provenienza la sua città natale, abbreviata in Bosch. Non si può
escludere, come descritto nel libro, che spinto dall’immoralità imperante,
specie nel clero, abbia celatamente parteggiato per movimenti riformisti, come
del resto il suo collega di collegio, Erasmo da Rotterdam. Né si può negare che
abbia strizzato un occhio a sette eretiche, come i Neo-Adamiti di cui parlo
diffusamente. Ma, col matrimonio con una moglie rigidamente cattolica, con la
nomina a membro notabile della famosa Congregazione della Vergine e con il
progredire del suo lavoro dedicato alla punizione infernale, alla vita dei
Santi, specie asceti, e alla Passione, morte e risurrezione di Cristo trionfante
nell’Ultimo Giudizio, fu irreprensibile cattolico riformista dal 1500 alla morte
nell’agosto del 1516-.
Quanto
la sua Pittura ha influenzato 400 anni più tardi l’Espressionismo che dipingeva
i sogni e gli incubi degli esseri umani o il Surrealismo, che voleva svelare il
lato mostruoso della società? Da molti è considerato un surrealista
ante-litteram. Secondo Lei è così?
L’arte e
l’opera di Busch ha avuto un’enorme influenza a partire dai primi anni del XX
secolo, particolarmente in rapporto alla scoperta della psicoanalisi e
delle interpretazioni di Freud, Jung e
dei loro allievi, vivendo un nuovo periodo d'oro e tornando alla ribalta nel
panorama artistico contemporaneo. I sogni e gli incubi degli esseri umani,
nonché del fantastici e soprannaturali, hanno pervaso l’espressionismo. Il
surrealismo, anche se Breton giustamente non colloca Bosch nel movimento da lui
fondato (Bosch è molto più di un pittore del surreale) ha raccolto la sua ispirazione
visionata, percepita come realtà e analizzata dal “terzo occhio” che permette di penetrare al disotto
della superficie dell’oggetto dipinto , mescolando il visibile con
l’invisibile. Tra gli esempi illustri di grandi pittori che hanno riconosciuto
Bosch come loro maestro, ricordo Jean Mirò (il suo “campo coltivato” riecheggia
il comparto centrale de “Il giardino delle Delizie”), Salvator Dalì, Gustave Moreau, Georges Seurat, René Magritte, Max Ernst, per citare i
più famosi.
Bosch
attraversò tutta la seconda metà del 400 e i primi anni del 500 e, mentre in Italia
si compiva la celebrazione umanistica dell’intelletto, lui poneva l’accento sui
conflitti dell’uomo rispetto alle regole imposte dalla Religione e dalla
Morale. Consiste in questo la sua innovazione?
Direi la
parte forse più importante; come già sottolineato, altrettanto significativo è
la creazione di una nuova realtà visionaria che scopre quanto è celato da una
superficie, spesso completamente diverso. Inoltre con i sette vizi capitali
inaugura la serie della vignettistica paesana, in cui rifulgerà Bruegel, il
sommo discepolo mai conosciuto fisicamente. Per non tacere della paesaggistica
tridimensionale giorgionesca e la grandissima cura dei dettagli, che spesso suggono
o sono trascurati dalla nostra grandiosa pittura umanistica e rinascimentale-
La sua opera
più ambiziosa è “Il Giardino delle
Delizie” che è al Museo del Prado. È un’opera complessa, storici e critici
non sono riusciti a darne una lettura interpretativa concorde. C’è qualcuna di
queste interpretazioni che Lei condivide e quale?
Ritengo che
lo stesso Bosch non abbia interpretato in maniera univoca codesto capolavoro,
ma abbia lasciato nell’ambiguità il significato simbolico dell’opera, che va
cronologicamente compresa tra il 1495 e il 1500, cioè tra la fine del periodo
iniziale e i primordi della prima maturità. Comunque ritengo possibili sia
quella di Baldass in chiave cattolica, che quella di Fraenger eretica, considerata
committenza del Gran Maestro Neo-Adamita; entrambe sono state esposte con
dovizia di dati nei Cap. XVIII, XIX e XX del libro. Devo inoltre sottolineare
che l’autodidatta Bosch plasmò la sua
prima formazione da miniaturista sui codici miniati e su una rapida
frequentazione delle scuole di miniatura più importanti del Nord-Europa. Le
miriadi di minuscole figure che popolano i suoi trittici, particolarmente il
Giardino, hanno ciascuno un proprio simbolismo e celano un significato
profondo.
Bosch,
storicamente, si inquadra nel periodo in cui avviene il passaggio dalle visioni
del mondo medievale a quelle della primissima modernità, un grande cambiamento
quindi che comporta l’elaborazione di un immaginario nuovo. Le sue opere
denunciano questo fermento, svelando l’irrazionalità e la follia che albergano
nel cuore dell’uomo. C’è sempre un significato dietro l’evidenza?
Bosch fu
indubbiamente, come evidenziato dal sottotitolo ”stregoneria, magia, alchimia,
simbolismo” homo medievalis con tutte le paure e le superstizioni irrazionali che
tale appartenenza ha comportato, ma lo humor e il grottesco di molte opere (vedi
il disegno dell’uomo alchemico, o albero che appare anche nell’Inferno del
Giardino) stanno a significare la caduta
delle credenze favolistiche del mondo che lo ha preceduto. Le sue visioni
proiettano una nuova e moderna interpretazione dell’occulto di impronta
psicoanalitica ante litteram. Proprio questa modernità, questo svelare un
significato dietro l’evidenza, direi sia l’attualità del pensiero boschiano,
colta dagli espressionisti e dai surrealisti, fanno del grande pittore
fiammingo un traghettatore dal Medio Evo a quello moderno, addirittura verso
l’attuale presente e l’incombente futuro. Il volume che ho scritto non è
soltanto una biografia fantastica del Maestro, ma anche una descrizione di un
periodo di transizione di importanza eccezionale, paragonabile a quello che
stiamo vivendo, nei suoi travolgimenti storici, geografici, astronomici,
filosofici e religiosi, cui fanno contorno le grandi imprese belliche e la
nascita delle nazionalità europee.
Se Lei
dovesse spiegare a dei ragazzi la figura di Hieronymus Bosch come la sintetizzerebbe?
La sua figura
fisica è bene illustrata anche ai ragazzi dal ritratto di Arras e dal volto del
gigantesco mostro, l’uomo albero nell’Inferno del Giardino, che evidenziano tra
l’altro lo sguardo di rara capacità penetrativa, senso dello humor e grande melanconia; il carattere
con i suoi coinvolgimenti psichici è per me mostrato da due disegni: “ Il nido
del gufo” e “ La foresta che ode e
vede”, entrambi chiaramente spiegati nel volume. Da essi si evince
facilmente una personalità di grande forza e volontà, modesto e schiva,
malgrado il suo grande genio artistico, l’intelligenza e la cultura; una
personalità dominata da paure, incubi e fantasmi irrazionali, retaggio del
grande incendio che lo ha lambito nella prima adolescenza (Cap.V), le folle
brute, violente e minacciose e gli eventi bellici, cui ha assistito. Dai
dipinti di Santi, specie Asceti ed Eremiti, nonché dalle scene della passione,
morte e risurrezione di Cristo si manifesta il suo profondo spirito religioso e
dall’Inferno e da allegorie peccaminose, il terrore per il peccato che ci
condanna per l’eternità a dannazione e torture indicibili privandoci di Cristo.
Per
quanto riguarda interpretazioni e capacità figurativa, mi rivolgerei a Walter
Disney e ai cartoni animati. Il disegno delle figure dolci come Bambi, mi
aiuterebbe a far comprendere i disegni e dipinti soavi, mentre le orride figure
dei cartoni giapponesi gareggerebbero con i mostri Boschaiani. Infine, alcuni
capolavori del Maestro sono stati trasformati in cartoni animati splendidi,
come il suo più famoso dipinto, il pannello centrale del Giardino, che in
questa forma svela i suoi segreti ai più giovani.
Grazie Professore
per avere reso un po’ più chiaro un Personaggio che per molti è ancora oscuro
e, sappiamo, che questo spesso succede con le figure storiche più geniali che,
con le loro opere, hanno segnato il corso della Storia. Un grazie personale per
avere illuminato le mie cognizioni in materia.
Caterina Guttadauro La Brasca