Operetta, "Il conte di Lussemburgo" a Düsseldorf. Recensione: la regia, una macchina perfetta, mette in risalto musica, cantanti e attori

Il conte di Lussemburgo (titolo originale Der Graf von Luxemburg) è un'operetta in tre atti di Franz Lehár su libretto in lingua tedesca di Alfred Maria Willner e Robert Bodanzky. La prima rappresentazione ebbe luogo al Theater an der Wien a Vienna il 12 novembre 1909: l'immediato successo ne ha garantito la frequente messa in scena fino ad oggi e Fattitaliani si è recato a Düsseldorf per vederlo.

Il genere in sé e gli ingredienti dell'opera in questione potrebbero facilmente portare a un risultato che incontri il favore del pubblico: invece, non è così semplice e scontato e la produzione della Deutsche Oper am Rhein è andata ben oltre, con la regia di Jens-Daniel Herzog che è riuscito a confezionare uno spettacolo a tutto tondo, completo, originale, veloce e moderno. La direzione musicale del Maestro Patrick Francis Chestnut ha permesso alla musica di Lehár di esprimersi in tutta la sua potenza e sfumature.
Personaggi e interpreti. Una presenza scenica e una vocalità eccelse, dal protagonista René interpretato ieri sera dalla voce calda e piena del baritono Kay Stiefermann, al suo antagonista il principe Basil Basilowitsch (il tenore Bruce Rankin), alla donna contesa dai due Angèle (la bravissima soprano Romana Noack). Si è assistito in più momenti al passaggio disinvolto fra le arie divertenti a quelle romantiche e intense così come per il parlato e recitato: il che ha reso l'insieme divertente ma sempre credibile, mai sopra le righe.

La scena del matrimonio forzato e incognito è spettacolare.

Da citare il personaggio della contessa Contessa Stasa Kokozowa, cui nel terzo atto è stato affidato un contenuto attualizzato dell'aria: affronta temi come Trump, i social network, gli tsunami e la mezzosoprano Susan Maclean conquista la platea fra narrazione e canto ineccepibile.

E poi c'è l'attore Oliver Breite che ha costituito un ulteriore motivo di divertimento. 
Già travestito da drago - portiere del teatro - era esilarante ed espressivo  e poi nel terzo atto ambientato in un hotel ha svolto il ruolo tuttofare di manager, impiegato alla reception, addetto all'ascensore nonché cameriera dando vita a dei vivaci siparietti (da ricordare anche l'efficace monologo recitato ad introdurre l'ultima parte dell'operetta).

Indimenticabili i tre bodyguard Pélégrin (Karl Walter Sprungala), Pawel von Pawlowitsch (Luis Fernando Piedra) e Sergei Mentschikoff (David Jerusalem): i tre imbranati personaggi con le loro azioni maldestre hanno fatto da collante narrativo fra i diversi momenti narrativi. Bravissimi!

Bravi anche Florian Simson e Monika Rydz nei panni del pittore Armand Brissard e della sua musa Juliette Vermont.
Un'operetta esplosiva, con un allestimento coinvolgente dalla prima scena in cui il conte raccontava della propria miseria fino all'atto finale, apoteosi e trionfo dell'amore.
Da vedere, insomma!

Foto di Hans Jörg Michel

Fattitaliani

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