È raro trovare un disco che riesca a suonare
antico e futuristico nello stesso istante. "Feeling Bleeding Rising
Shining", il nuovo album degli inDAroots Project uscito il 12 dicembre per
altodischi/Blackcandy Produzioni, riesce esattamente in questo intento. Il duo,
composto da Gabriella D’Amico e Cristiano Da Ros, parte da un nucleo acustico
essenziale – voce e contrabbasso – per poi espanderlo attraverso un uso
sapiente di texture elettroniche, loop e sovraincisioni. Non è un semplice
rivestimento estetico, ma una vera e propria architettura sonora che
arricchisce il sound "nudo" del duo senza soffocarlo.
Le radici sono nobili e dichiarate: c'è la
potenza narrativa di Charles Mingus che dialoga con la visionarietà elettronica
di Björk e le profondità dei Moderat. Questa fusione si manifesta chiaramente
nel singolo "Changing Worlds", un brano nato dalla semplicità di un
ukulele suonato guardando il mare e trasformatosi in studio in un inno
psichedelico, dove il tema ostinato viene processato ed effettato fino a
sembrare quasi un "tradimento" della versione originale, pur
mantenendone l'essenza. È un pezzo che descrive un amore capace di trasfigurare
la realtà, dipingendo un mondo di pura esperienza sensoriale.
Ma è nei momenti più scarni che l'alchimia del
duo brilla di luce propria. In "Stormy Bounds", ad esempio, la
produzione si fa essenziale: una ballata diretta dove il contrabbasso dialoga
con una voce asciutta, creando un'atmosfera di serena maturità. Il testo
riflette una presa di coscienza cinica ma liberatoria, parlando di chi accetta
di "pagare il proprio debito" abbandonando le bugie comode.
L'intero album è attraversato da questa
tensione tra organico e digitale, tra la carnalità del "Feeling" e la
trascendenza dello "Shining". "Flower of Love" ne è
l'esempio perfetto: introdotto da una citazione di Oscar Wilde, il brano è
incalzato da ostinati di contrabbasso che fanno da contraltare a una voce ricca
di movimento, celebrando il potere trasformativo del contatto umano.
La svolta linguistica verso l'inglese, lungi
dall'essere una barriera, agisce come un significante "trasparente".
Le parole non narrano più solo una storia, ma ne diventano il suono, fondendosi
con la musica in modo organico. "Feeling Bleeding Rising Shining" è
un'opera di consapevolezza che spazia tra groove pulsanti e melodie ipnotiche.
Un disco che conferma gli inDAroots come una delle realtà più interessanti per
quel pubblico colto ed eterogeneo che non si accontenta della superficie, ma
cerca la profondità della sperimentazione.


