Rettore, nuovo singolo "Malamocco": una canzone che diverte e insieme racconta. La recensione

 

Foto di Iannetta Eugenio/Flickr

Da venerdì 7 novembre sarà disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme digitali di streaming “Malamocco”, il nuovo singolo di Rettore, estratto dal suo ultimo album “Antidiva Putiferio”, uscito lo scorso gennaio.

“Malamocco” è una canzone che solo Rettore avrebbe potuto scrivere: ironica, raffinata e al tempo stesso irresistibilmente pop. Con il suo stile unico, la cantautrice riesce a trasformare un episodio minimo e quotidiano - le zanzare, il caldo, la noia estiva - in una riflessione ironica e musicale sull’insofferenza e sul bisogno di leggerezza.

Il titolo, apparentemente bizzarro, ci porta in una geografia reale e simbolica insieme: Malamocco diventa un luogo dell’anima, una piccola metafora del vivere italiano, tra lamenti e voglia di fuga. Su questo scenario Rettore costruisce un gioco linguistico brillante, dove rime imprevedibili e parole “insolite” per il pop – “italico lamento”, “impacco”, “potenziale cambiamento” – si incastrano in modo perfetto nella trama electro-dance del brano. È la sua cifra: la capacità di rendere musicale ciò che normalmente resterebbe fuori dal vocabolario della canzone.

“Malamocco” si colloca così nel solco dei celebri esperimenti linguistici dell’artista, come “Kobra” (biscia, blasone, ottone, pitone) – la prima canzone italiana a osare una “K” nel titolo – o “Konkiglia”, dove il gioco fonetico diventa elemento strutturale (tutti piangono il morto ma nessuno lo veglia/ siamo noi le sbarre di questa orribile gabbia; in un mondo di uguali voglio essere sola/ non dirò dove vado a ki mi dò e mi consola; mi dispiaci ma mi piaci/voglio solo amici froci/un esercito di audaci). 

Ma anche in canzoni colte come "Addio mia bella Napoli" (comò; déco; L'Italia è lunga e mobile/Piena zeppa di re/E ognuno ha il suo nostalgico piccolo vivido/Irreprensibile lacchè); popolari come "Donatella" e "Lamette", raffinate come "Femme fatale", romantiche come "Io ho te" e "Di notte specialmente", trascinanti come "Kamikaze rock'n'roll suicide", "Splendido splendente" e perfino agli inizi della carriera con "Caro Preside" o "Maria Sole" fino alle recenti "Disco Prosecco" e "Odio tutti".

Anche in "Malamocco" Rettore mostra quella “allegria colta” che l’ha sempre contraddistinta: una leggerezza che nasce dall’intelligenza e dalla libertà creativa.

Ma dietro l’ironia e l’energia ritmica, si avverte anche un accento più personale. Nei versi “Ma stare zitta mi conviene / Che qui nessuno mi vuol bene” affiora un’eco autobiografica, un riferimento sottile alla solitudine e alle incomprensioni che l’artista ha spesso affrontato nel corso della sua carriera. È la sua maniera di dire la verità: con un sorriso, ma senza rinunciare alla sincerità.

“Malamocco” è dunque una danza intelligente e malinconica, una canzone che diverte e insieme racconta. Rettore continua a fare ciò che le riesce meglio: trasformare la vita - anche quella più pungente, come una puntura di zanzara - in arte e in ritmo.

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