Nove, Gino Cecchettin: “9 ragazzi su 10 chiedono l’educazione affettiva a scuola”

 


GINO CECCHETTIN A CHE TEMPO CHE FA: “con la Fondazione formeremo 1000 insegnanti partendo da Toscana, Veneto e Puglia” “l’ora di educazione affettiva cambierebbe il nostro futuro” “le famiglie da sole non bastano e 80% della violenza di genere avviene nelle famiglie”, “9 ragazzi su 10 chiedono l’educazione affettiva a scuola”
 
“Dobbiamo assolutamente fare un bilancio, bisogna tirare le somme dal tanto lavoro da parte di tutti i comitati, del comitato scientifico, dell’esecutivo e soprattutto di tutti i volontari che colgo l’occasione di ringraziare. Siamo partiti con dei progetti educativi, abbiamo potenziato un progetto che era già attivo nella provincia di Padova che si chiama Prevenire e promuovere, che coinvolge il comune, la provincia, l’università e il CAV di Padova. Poi siamo partiti anche con il nostro progettone, a cui tengo tantissimo, che ha la velleità di formare gli insegnanti della primaria e della scuola d’infanzia, realizzato in collaborazione con l’Università di Firenze, lavoreremo su tre regioni pilota, Toscana, Veneto e Puglia per formare 1000 insegnanti. Ovviamente lo farà il nostro comitato scientifico e questo darà la possibilità di dare elementi formativi e crediti formativi agli insegnanti”, così Gino Cecchettin ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa a un anno dalla nascita della Fondazione Giulia Cecchettin.
 
C’è una collaborazione con il Ministero? “No, è un progetto della Fondazione, lo abbiamo fatto noi con le nostre risorse e i nostri professionisti, in collaborazione solo con l’Università di Firenze”
 
Sui 91 femminicidi di quest’anno e il fatto che si siano fatti o meno dei passi avanti nella lotta alla violenza di genere: “Finché ci mettiamo a contare solo il numero dei femminicidi, probabilmente no… c’è però tanta sensibilità in più, che è fatta dai volontari, dai centri anti violenza, da chi lavora per contrastare la violenza di genere, servirebbe molto di più, servirebbe fare quel passo fondamentale che poi lavorerà sulle nuove generazioni per educarle al rispetto, quindi introdurre quella famosa ora di educazione all’affettività, che cambierebbe le cose nel nostro futuro, lo chiedono i ragazzi, lo chiedono i presidi, e ci dobbiamo muovere in quella direzione”
 
Sull’ipotesi di iniziare l’educazione affettiva già alle medie: “Io non vedo un problema iniziare alle medie l’educazione all’affettività. Perché guardo quello che ho visto quest’anno incontrando tanti ragazzi, dirigenti e insegnanti. Vedi una realtà in cui il cellulare viene dato ai ragazzi a 8/10 anni, e nel momento in cui sono connessi con il mondo, perdiamo il controllo perché vengono educarti nel peggiore dei modi, da internet, dalla pornografia… e poi leggo che la metà degli adolescenti che utilizza internet e l’intelligenza artificiale, la sfrutta come un consulente psicologico, e lo trovo aberrante, perché l’AI è una tecnologia che è allenata da quello che ha già percepito quindi di fatto ti stai “auto-allenando” ed è il modo più sbagliato. Servirebbe un insegnante, che ti dà degli elementi per venirne a capo, delle problematiche, delle emozioni che non riesci a gestire”
 
Sull’eventualità che le famiglie possano essere contrarie e sulla difficoltà delle famiglie di educare i ragazzi da sole: “Noi in fondazione siamo convinti che l’educazione sia un partenariato tra famiglie e scuole, però ci sono famiglie dove questo non avviene, pensiamo a quanti di noi come genitori hanno fatto realmente educazione sessuale ai propri figli e pensiamo poi alle famiglie dove è presente la violenza, perché ricordiamoci che più dell’80% della violenza di genere avviene in famiglia, come si può pensare che in quelle famiglie ci sia un consenso contro la violenza di genere, forse non sanno nemmeno di cosa stiamo parlando. Sono convinto che i piani educativi li debba fare il Ministero, i dirigenti scolastici e gli insegnanti. Non dobbiamo perdere la speranza e continuare a far capire che è importante, tramite la ricerca e le testimonianze: 9 ragazzi su 10 chiedono questo tipo di educazione. Dobbiamo farlo cercando di lavorare sui punti comuni, perché posso capire le divisioni ideologiche ma sull’educazione dei figli dobbiamo trovare un punto di incontro”
 
Sulla proposta di Fazio di tornare ospite saltuariamente, portando gli esperti della Fondazione: “Ti ringrazio ed è una proposta che accetto, penso che i membri del comitato scientifico siano ben disposti a venire qui a portare la loro esperienza per far capire anche che la violenza non è un atto casuale o un raptus ma che è radicato nella società, che deriva da costrutti sociali e stereotipi che viviamo quotidianamente e finchè non vengono estirpati continuerà la violenza”
 
Sull’idea di possesso e la necessità di estirparlo: “Va fatto in nome dell’importanza della vita. Lo posso dire io che con me la vita non è stata generosa in termine di vite tolte, quest’anno ho perso anche la mia mamma. Ed è proprio per questo che sto lottando con tutte le mie forze per far capire che una vita è importante”
 
Sul secondo anniversario dalla scomparsa di Giulia e sulla notizia che non ci sarà appello per Turetta: “Il dolore lo considero un amico ormai, ma mi permette di vivere accanto ai miei affetti, accanto a Giulia. Sono riuscito a fare la differenza tra dolore e sofferenza. Il dolore può aiutarti anche nel quotidiano. Mi è stato detto che sarebbe stato difficile l’11 novembre, ma io non conto il tempo in anni, lo conto in giorni. E non c’è giorno che non pensi a Giulia. Ed è proprio per questo che so quanto è importante la vita. È importante per Davide ed Elena”.
 
Sul giorno della laurea della figlia Elena: “Se Elena ha fatto quello che sta facendo in questi anni è davvero una grande persona. Il giorno della laurea di Elena è la prova che la vita merita di essere vissuta”
Fattitaliani

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