Luigi Contu, “Domani sarà tardi” un romanzo che si dipana nei mesi cruciali del crollo del regime fascista

 


“Domani sarà tardi” di Luigi Contu, (editrice Ritagli Solferino, Milano 2025), è un romanzo in cui la vicenda privata del protagonista è strettamente intrecciata, anzi fortemente condizionata, dalla vicenda più generale dell’Italia.

Il protagonista si racconta in un diario che narra le vicende dei mesi cruciali del crollo del regime. Il diario, ritrovato da un pronipote omonimo, diventa un romanzo liberamente ispirato alle terribili vicende di quei mesi di fuoco. Da ex dirigente nazionale dell’ANPI, concordo con l’autore, “chi dimentica il passato è condannato a ripeterlo, chi non conserva la memoria non può avere un futuro” (p.230). 

Siamo nell’aprile del 1945, nella val Brembana, all’epilogo della guerra di liberazione dal fascismo e dall’occupazione straniera. La Repubblica di Salò è agli sgoccioli, anche se il protagonista Luigi Contu non se ne rende pienamente conto. Luigi dirige un importante ufficio del Ministero dell’Agricoltura della Repubblica di Salò, ma è stato anche se per breve tempo deputato al Parlamento e sottosegretario alle Corporazioni. Ha partecipato alla Marcia su Roma. È un fascista convinto, ma alieno dalla violenza e dall’intolleranza. Non ha approvato l’omicidio Matteotti, rivendicato dallo stesso Mussolini; non gli piace il nazismo paganeggiante; ha partecipato alla guerra sul fronte orientale in Unione sovietica. Rientrato in Italia al Ministero, al momento della nascita della Repubblica di Salò, si è schierato con Mussolini per patriottismo e fedeltà al fascismo, nonostante vari dubbi derivanti dalle vicende della guerra, con i suoi lutti e devastazioni.

Luigi ha una fidanzata lontana, Virette, anche se il loro amore attraversa una fase difficile perché la donna, di famiglia antifascista, non approva la perdurante sordità di Luigi a rendersi conto della brutalità del fascismo e della guerra disastrosa provocata. La situazione precipita, gli alleati e i partigiani avanzano, i fascisti compiono gli ultimi efferati eccidi. Luigi è circondato, senza saperlo, da amici e collaboratori antifascisti: il parroco Gianni, che si prodiga per pacificare gli animi ed evitare inutili violenze ora che la situazione sta precipitando; il giovane autista Gregorio e Falcetta, un impiegato che pure si presenta come fascista accanito e intollerante. 

Allorché la Lombardia viene liberata e Mussolini giustiziato, gli antifascisti assumono il potere. Luigi viene arrestato e sottoposto ad una sorta di processo popolare. Se il parroco Gianni, Gregorio e Manuela testimoniano sulla correttezza e mitezza di Contu, sarà Falcetta ad accusarlo di aver firmato una appendice alla “Dottrina della razza” scritta da Mussolini. Questa rivelazione aggrava fortemente la posizione di Luigi. La sentenza è prevista per la mattina seguente e potrebbe essere impietosa, ma nel corso della notte il parroco Gianni e Gregorio fanno evadere Luigi, che dopo varie peripezie potrà tornare a Roma e abbracciare il fratello Raffaele e la sua famiglia. Potrà tornare anche uomo libero grazie all’amnistia emessa del Guardasigilli Palmiro Togliatti: “La Repubblica, sorta dall’aspirazione del rinnovamento della vita nazionale, non può non dare soddisfazione a questa necessità, presentandosi come il regime della pacificazione e riconciliazione di tutti i buoni italiani”. Insomma un fascista “buono” salvato da due partigiani e amnistiato da un ministro comunista. 

Nel romanzo risaltano le figure femminili: Antonia, vedova di un antifascista che ospita Luigi; la giovane partigiana Anna, che legge il diario di Luigi, e ne riconosce la natura pacifica; Manuela, sua collaboratrice che non esita a testimoniare a suo favore; e Virette, capace di far prevalere l’amore sugli eventi politici e le pressioni familiari. Luigi impersona quei tanti italiani che credettero nel fascismo anche se non ne assecondarono il carattere violento e che tardarono a fare i conti con esso. Tuttavia, ci ricorda l’autore che “l’Italia a ottant’anni dalla Liberazione dal nazifascismo non è ancora riuscita a chiudere definitivamente i conti con il proprio passato” (p.232) 

Il romanzo di Contu è molto efficace nel descrivere il travaglio del protagonista stretto tra una malintesa fedeltà agli ideali giovanili, l’incalzare degli avvenimenti tragici della guerra che pongono nuovi angoscianti interrogativi, un amore intenso alla prova delle vicende belliche, il dover fare i conti, come dice il protagonista, con gli arroganti e i falsi. Tuttavia, anche quando sembra che “pietà l’è morta”, può affermarsi la fiammella dell’umanità e schiudersi finalmente l’alba della libertà.

Giovanni Battafarano


Fattitaliani

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