di Manlio Pirrotta
“Scrivere non è mai facile, scrivere per i piccoli è
sicuramente più divertente. Io credo che ognuno di noi in un angolino dovrebbe
conservare un po' del bambino che è stato. Altrimenti come potremmo capire i bambini, le
loro esigenze, i loro problemi... e poi mantiene viva l'autoironia e ci
impedisce di prenderci troppo sul serio”, a dirlo è Elfriede Gaeng, ormai alla nuova
prova narrativa per bambini, dopo la
prima, molto apprezzata, avventura di Olimpia e del riccio Fritz e dopo diversi
romanzi per adulti. È nelle librerie e sugli store con “La villa delle cose
straordinarie” (ed. Carabba Lanciano) in cui per la gioia dei lettori più
giovani tornano Olimpia e il simpatico riccio. Già regista e produttrice
cinetelevisiva, Gaeng rinnova così il piacere impagabile di raccontare, con
l’entusiasmo di una cara zia o di una dolce nonna, una storia appassionante ma
anche edificante. Perché nulla come la narrativa per l’infanzia serve a far
passare messaggi importanti e nel contribuire, in primo luogo, a diffondere il
privilegio dell’amore per la lettura.
Lei che
bambina è stata?
Una bambina lettrice. Da quando la mia maestra delle
elementari ci lesse in classe "Ventimila leghe sotto i mari" di Jules
Verne, non ho più smesso di leggere.
Si trova a
suo agio quando incontra i bambini?
Molto. Spesso sono molto più divertenti degli adulti.
Sono curiosi, fantasiosi, privi di preconcetti. Hanno un gran voglia di parlare
e di essere ascoltati, ma anche di chiedere e di capire.
Che autori
leggeva?
Charles Dickens, Mark Twain, Jules Verne, Rudyard
Kipling, sono i primi che mi vengono in mente. Mi piacevano soprattutto i libri
di avventura.
Olimpia
pensa che assomigli ai bambini di oggi?
Olimpia, spero che sia una bambina contemporanea, con
i problemi e le speranze che i bambini di oggi manifestano. Molti si sono
identificati in lei, nella sua necessità di avventura e di giustizia, ma anche
nel suo rapporto speciale con i nonni. Ho scoperto che i nonni sono figure
importantissime da un punto di vista affettivo per i bambini.
Nel primo libro di Olimpia affrontava il tema del bullismo, ritiene sia una nostra piaga?
Sicuramente è un problema serio e reale. Moltissimi
bambini alla fine di ogni incontro mi hanno chiesto se Olimpia sarebbe riuscita
a diventare amica di Michela - la bambina bullizzata - e poi ad aiutarla. Ho
riscontrato un interesse vivo e reale per l'argomento. È importante che capiscano
che attraverso l'aiuto di qualcuno possono uscire da situazioni difficili, che
possono segnarti la vita.
In questo
tratta della diversità come valore... ne è convinta?
Pienamente. È solo dal confronto con gli altri che noi
riusciamo a identificare noi stessi. La società è composta da tante differenze
e ognuna porta un valore aggiunto, ma ci deve essere riconoscimento e rispetto
da entrambe le parti.
A un certo
punto lei parla del vestirsi allo stesso modo... è importante differenziarsi?
È importante essere se stessi e non omologarsi per
piacere di più o essere accettati dal gruppo. Prima ancora che agli altri dobbiamo piacere a noi stessi e accettarci
per quello che siamo, pregi e difetti.



