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| Carlo Marrale e Silvia Mezzanotte (Ph. Eleonora Maggioni) |
Carlo Marrale, fondatore storico e coautore dei più grandi successi dei Matia Bazar, e Silvia Mezzanotte, per tanti anni iconica voce del gruppo, celebrano questo anniversario con la nuova versione acustica di “Stasera che sera”, in radio e in digitale. I festeggiamenti continuano con il tour “Stasera che sera 50th”, che vede i due artisti in uno spettacolo fatto di ricordi e melodie indimenticabili, come “Stasera che sera”, “Per un’ora d’amore”, “Solo tu”, “Mister Mandarino”, “C’è tutto un mondo intorno”, “Che male fa” e “Messaggio d’amore”.
Queste
le date di “Stasera che sera 50th” prodotte da Baldrini Group:
21 novembre 2025 - Montecatini (Pistoia) - Teatro Verdi
27 dicembre 2025 - Sulmona (Aquila) - Teatro Maria Caniglia
11 gennaio 2026 - Marano (Napoli) - Teatro Alfieri
16 gennaio 2026 - Foggia - Teatro del Fuoco
Intervista a cura di Domenico Carriero
Quando si festeggia un compleanno si soffiano le candeline. Quale
desiderio vorreste esprimere relativamente a questo brano?
Silvia: relativamente a questo brano devo dire che i desideri in buona sostanza si sono realizzati. Parli con una persona che quando uscì cinquant'anni fa era una bambina e non ce l'aveva neanche lontanamente in testa di poter celebrare questi cinquant'anni, per cui per me il desiderio di entrare a far parte di un gruppo così importante come i Matia Bazar e trovarmi adesso accanto a Carlo, a ripercorrere tutti i più grandi successi che ha scritto lui, della sua parte di storia del mondo Matia e anche della mia, è un desiderio realizzato che non avevo neanche mai osato sognare. Non posso desiderare di più, se non che stare accanto a lui ed essergli grata.
Carlo: di trovarmi tra cinquant'anni nuovamente a festeggiare altre canzoni, forse è un po' improbabile, però ci speriamo. Cinquant'anni fa non avrei neanche osato sognare che potesse diventare una canzone così longeva, così come anche altre, per esempio “Per un’ora d'Amore”, “C'è tutto il mondo intorno”, “Ti sento”, “Vacanze romane”.
Con “Stasera che sera” i Matia Bazar sono andati alla conquista del
mondo, superando i confini temporali e spaziali. Quale è stato l'ingrediente
che ha fatto sì che tutto ciò si avverasse?
Carlo: probabilmente la semplicità della melodia e anche del testo, che era abbastanza leggero come da cifra stilistica di Aldo. Erano gli “anni di piombo” per cui probabilmente la gente aveva bisogno di evasione e noi siamo arrivati forse nel momento giusto con le canzoni giuste e il fatto che siano sincere, questo il pubblico l'ha riconosciuto non solo in Italia ma anche all'estero.
Noi abbiamo un patrimonio musicale, culturale, immenso in Italia, e
c'è un problema di come tramandare questa memoria, come farla conoscere ai
giovani. Come si fa a far vivere questi brani nel futuro?
Silvia: parlo del mio rapporto che ho con il mondo giovanile che è abbastanza frequente anche per via delle accademie e diciamo che c'è una malattia dilagante in questo momento che è la superficialità che è dettata dal telefonino per cui la soglia dell'attenzione è molto bassa. Quando però c'è un interesse musicale di qualunque genere, strumento o voce, in realtà il desiderio di approfondire va sfruttato e quindi questi ragazzi hanno poi l'opportunità di comprendere che le origini musicali dalle quali proveniamo. Alcuni ragazzi giovani arrivano con un brano moderno, magari musica trap, che è un linguaggio dei nostri tempi, e l'unica cosa che io chiedo è di specificare le motivazioni per cui si sceglie un determinato brano, cioè costringerli alla non superficialità, all'approfondimento. Da lì spesso si cambia idea perché si scopre che questo testo parla di cose delle quali tu in realtà non vuoi parlare; si passa poi all'approfondimento su quella che è stata anche la musica generazionale precedente e soltanto attraverso l'approfondimento c'è l'opportunità di fargli capire che tutti noi veniamo da un mondo musicale che era molto più melodico, molto più profondo da un certo punto di vista e che in realtà in qualche modo vengono instradati e istruiti attraverso la musica moderna attuale a tre accordi, ma la musica è fatta di molti di più. Una volta che scoprono questo è tutto molto più semplice.
Pensate che la vostra gavetta vi abbia aiutato in tutti questi anni?
Carlo: penso di sì. La gavetta è fondamentale perché ti consente di avere i mattoni della tua personalità e di conseguenza anche della tua carriera. La gavetta ti insegna l'umiltà, ti insegna che nulla viene così per caso, te lo devi sempre conquistare con molta umiltà, cosa che purtroppo mi rendo conto che oggi manca.
Silvia: la vita di un artista è su una barca che non naviga sempre in
acque calme, anzi sono molte di più le burrasche. Se non hai questa base di
fondo che ti tiene lì e ti fa parlare per esempio con l'ultimo dei tecnici con
lo stesso rispetto che hai del pubblico, in realtà è l'ultimo dei tecnici che
ti salverà la vita. Quindi se non hai accumulato storie di fallimenti, di
insuccessi, di successi, di gioie, di dischi d'oro, se non hai accumulato tutte
queste cose poi fai fatica ad esprimerle attraverso una canzone o cantando. Il
problema dilagante di quest'ultimo periodo nei ragazzi giovani è che perdono
l'equilibrio su questa barca che vacilla e purtroppo devono fermare una
carriera velocissima senza che questa cosa possa essere controllata. In realtà
a me è stata data la possibilità di crescere dentro questo mondo, di cadere, di
rialzarmi, di sbagliare.

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