Bobby Solo inaugura il nuovo spazio del Nuovo Roxy Bar di Red Ronny

 


Dopo oltre sessant'anni di carriera e un'identità ormai salda nel rock'n'roll italiano, Bobby Solo ha inaugurato il Nuovo Roxy Bar con una performance che ha superato le aspettative.

Non è stata la classica apertura di un locale: è sembrata quasi una cerimonia, una sorta di passaggio di testimone tra il vecchio e il nuovo, tra la memoria del Roxy Bar storico e questa sua nuova versione, più intima ma con la voglia di stessa raccontare storie attraverso la musica.

A guidare tutto, come un direttore d'orchestra che non ha bisogno della bacchetta, c'era Red Ronny. Solo lui riesce a trasformare un evento in un momento collettivo. Camminava per il locale come se fosse casa sua, parlando con tutti, accendendo conversazioni, raccontando piccoli ricordi e scaldando l'atmosfera prima ancora che Bobby mettesse piede sul palco. Ogni sua presentazione sembrava fatta su misura, come se conoscesse ogni dettaglio della serata un secondo prima che accadesse. Portava energia, ma anche una sorta di calma da veterano che sa come far scorrere la serata senza forzature.

Quando le luci si sono abbassate, si è creato quel silenzio particolare che dura pochi istanti ma sembra molto più lungo. Il pubblico, un mix di habitué, curiosi, fan storici e anche ragazzi giovani, era stretto attorno al palco come se volesse essere parte dell'esibizione. L'odore del legno nuovo si mescolava a quello dei cavi delle amplificazioni appena montate, dando al locale un'aria da "spazio inaugurale" che non si scorda facilmente.

Appena Bobby Solo è salito sul palco, il locale ha cambiato volto. C'era chi urlava il suo nome, chi fischiava in segno di carica, chi applaudiva già prima che iniziasse a suonare. Lui ha afferrato la chitarra con quella naturalezza che appartiene solo a chi vive da sempre sul palco. Ha sorriso, un sorriso tranquillo ma deciso, e ha aperto il concerto con un'energia che ha acceso subito tutti i presenti. Tra un pezzo e l'altro, raccontava piccoli episodi di vita, accendendo ricordi nel pubblico. A volte si fermava un secondo in più a guardare la sala, come se volesse assorbire quella miscela di storia e futuro che il Roxy Bar rappresenta.

La scaletta era una sorta di viaggio musicale lungo decenni. "Hound Dog" ha risvegliato lo spirito del rock primordiale, quello che ti mette in moto il piede anche se non vuoi. Con "I'm Gonna Walk Dem Golden Stairs" ha portato un tocco di gospel che sembrava quasi spirituale, mentre "I Believe" e "Amazing Grace" hanno avvolto la sala in un'atmosfera piena, morbida, quasi emotiva. "Rock Me Baby" ha riportato tutto sul terreno del blues, quello vero, fatto di voce e vibrazione. "La fine del mondo" ha aperto una parentesi country che ha stupito chi non si aspettava quella dolcezza. "Be Bop a Lula" ha portato quel sapore "da viaggio nello spazio" che Red Ronny ama raccontare. Poi l'Italia, con "Quando vedrai la mia ragazza", ha scatenato i cori di chi quella canzone ce l'ha tatuata nell'infanzia. E infine, inevitabile e magnifico, "Una lacrima sul viso", che ha unito la sala come fosse un inno nazionale.

La sua voce, oggi, ha un peso diverso. Non è più quella dei vent'anni, certo, ma ha guadagnato una profondità che solo il tempo può dare. Ogni nota aveva un'intenzione, ogni frase un sapore, ogni acuto un vissuto. Gli assoli di chitarra hanno mostrato un musicista ancora affamato, ancora curioso, ancora capace di stupire. Nessuna posa, nessuna ricerca di effetto: solo autenticità.

Il palco del nuovo Roxy Bar è diventato una sorta di ponte tra generazioni. Chi era lì sembrava sentire qualcosa di familiare e, allo stesso tempo, qualcosa di nuovo. I generi diversi non erano messi uno dopo l'altro, ma intrecciati, come se raccontassero un'unica storia: quella della musica che vive e si trasforma ma non perde mai la sua anima.

Mescolare stili così lontani funziona perché tocca corde diverse del pubblico. È un modo per far incontrare persone che magari non condividono gli stessi gusti, ma che ritrovano un punto comune nell'esperienza. Per il locale è un grande segnale. Se questa è solo l'apertura, il futuro del nuovo Roxy Bar promette serate intense, curate, sincere. Potrebbe diventare un riferimento non solo per la musica dal vivo, ma per un certo modo di raccontare l'arte senza filtri.

Per Bobby Solo, questa esibizione è stata un'ulteriore dimostrazione di come ci si possa reinventare senza tradire sé stessi. Dopo così tanti anni di carriera, sarebbe facile restare fermi su ciò che funziona. Lui invece ha mostrato la voglia di spingersi ancora oltre, di mantenere viva la curiosità.

La serata non è stata una semplice festa di apertura. È sembrata una dichiarazione, un modo per dire che la musica dal vivo può ancora emozionare con onestà, senza effetti speciali, senza sovrastrutture. Solo una voce sincera, una chitarra che vibra al momento giusto e un pubblico disposto a lasciarsi andare. Chi c'era se la porterà dietro per un bel po', perché non capita spesso di partecipare a un'inaugurazione che riesce a essere così piena, così viva e così carica di futuro.

Fattitaliani

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