Torna Santoianni con “11.09”, brano che mette a fuoco la linea sottile tra giusto e sbagliato. L'intervista

Intervista a cura di Domenico Carriero.

Santoianni torna con il singolo "11.09", disponibile su tutte le piattaforme digitali. Il brano, prodotto da Ale Bavo, è stato presentato alla recente finale del Premio De André. "11.09" esplora la linea sottile tra giusto e sbagliato attraverso la prospettiva di un attentatore, riflettendo sulla fragilità umana. Santoianni sottolinea l'importanza di raccontare punti di vista alternativi nella musica, cercando di rappresentare qualcosa di significativo. Il singolo segna un nuovo capitolo nella carriera dell'artista, che continua a intrecciare melodia e riflessione con delicatezza e profondità.

Santoianni, esce “11.09”, brano che evoca una data nota a tutti….

Sì, è la data dell’11 settembre, una data direi che è un po' nella memoria di tutti, almeno nostra, magari più avanti i ragazzi più giovani forse lo avranno meno in mente, però è sicuramente una data che ha cambiato. Penso che tutti noi ci ricordiamo cosa facevamo quel giorno, a quell'ora, in quel momento.

Hai presentato questo brano al Premio De Andrè 2025, da te vinto nel 2024. Che esperienza è stata?

E’ stato molto bello, si è chiuso un po' un cerchio di un anno, molto intenso, è stato molto bello tornare come ospite, tra l'altro ho aperto, diciamo, le danze di questa finale del Premio De Andrè, in cui c'erano poi altri grandissimi artisti, grandissimi ospiti, e in quell'occasione lì mi sembrava giusto cantare in anteprima quello che poi era l'inizio di un nuovo percorso, di un nuovo progetto, che è proprio appunto “11.09”. Ho fatto una ricerca in Italia e credo di essere il primo ad aver avuto la voglia di raccontare qualcosa che fosse collegato a quella data.

In questo brano ti concentri sul punto di vista dell’attentatore….

Era da un po' di tempo che avevo in mente di provare a raccontare qualcosa che mi permettesse di cambiare un po' il punto di vista, quindi di fare una sorta di gioco d'attore, di interpretare un ruolo, e in questo caso il ruolo di una persona con cui chiaramente non ho nulla da condividere, ossia un attentatore. Tengo a dire che quello è un momento storico che chiaramente ha causato il dolore della perdita, ma il dolore anche nostro nel vedere delle immagini che fino a quel momento lì per noi sembravano fantascienza, ma che poi ha segnato una rottura netta con una serie poi di conseguenze anche ad ampio spettro sull'intero mondo e su anche persone che non avevano responsabilità dirette su quello che era successo. La mia voglia era quella di provare a fare questo sforzo, di provare a mettermi nei panni di chi si alza una mattina e decide che possa essere una scelta giusta quella di prendere un aereo, dirottarlo e uccidere mille persone. È uno sforzo che nel cinema si fa tanto, meno nella musica.

Nella musica si fa un po' poco, forse c'è una sorta di voglia di edulcorare sempre un po' tutto, si pensa si debba sempre lasciare spazio a cose soltanto belle, romantiche o comunque che ci riguardano direttamente. Ho provato a fare questo sforzo a raccontare il punto di vista di un attentatore che nel caso specifico, poco prima di farsi saltare in aria o comunque di fare l'estremo gesto, si chiede se forse veramente la cosa che sta facendo lo porterà a qualcosa di buono, al paradiso tanto sperato e raccontato, o se invece magari banalmente si è accorto di essere vittima di una truffa e che quindi quello che sta facendo non servirà a niente.

Cosa ha portato a te la scrittura di questa canzone? Ti ha cambiato in qualche modo?

Sì, mi ha cambiato più che altro il percorso che ho fatto per arrivarci a una canzone che non ho scritto velocemente. Ho cercato di pesare bene le parole, di provare a dilatare quei tre secondi cercando di dargli un po' più spazio per prendere forma, perché poi secondo me quei pensieri lì, a chi decide di fare una cosa del genere, arrivano tutti insieme in pochissimi secondi. E’ un esercizio che ho fatto per la prima volta e che penso che proverò a fare ancora, perché credo si sia raccontato tanto e quindi si debba in qualche modo cercare di prendersi anche la responsabilità di provare a raccontare punti di vista alternativi.

Hai detto che con questo brano si apre un nuovo capitolo, perché?

Semplicemente perché “La soglia dei trenta”, che è il disco precedente, ha fatto un bel percorso ed è stato molto bello perché raccontava un momento della mia vita particolare, specifico e in qualche modo mi ha aiutato ad andare oltre, a chiuderlo e quindi in qualche modo la fine di quel percorso, che per me poi combacia con l'inizio della scrittura di nuove canzoni, mi fa pensare che poi da qui in avanti ci sarà ovviamente un proseguo con un altro album.

 


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