L’ispirazione nasce dall’osservazione della realtà che ci circonda, che poi stravolgiamo a nostro piacimento
I loro romanzi gialli, pubblicati da Spirito Libero edizioni quali La Forma del delitto, I diavoli di San Lorenzo e Sceneggiatura per un delitto, recano la firma di Fulvio di Chiara ma, in realtà, dietro questo pseudonimo si nascondo ben due eccellenti autori. Si tratta di Fulvio Tango e di Chiara Nervo. Di come sia nato il loro sodalizio e l'idea di scrivere testi molto particolari a quatto mani ci hanno parlato i diretti intervistati in questa divertente e spassosa intervista che ha come sfondo la bellissima città di Torino.
Fulvio Di Chiara, ovvero Fulvio Tango e Chiara Nervo. Come è nata l'idea di scrivere a quattro mani e di scegliere un unico pseudonimo per firmarvi?
C: Intanto, scrivere insieme ha il vantaggio che si raggiunge il risultato dividendosi il lavoro a metà! Ma lascio a Fulvio la risposta seria. (ride)
F: L’idea di scrivere insieme è nata un po’ per gioco. Avevamo fatto una sfida: scrivere un monologo su un tema, sulla morte – che bel tema allegro, eh! Poi, rileggendo i rispettivi scritti, abbiamo pensato che si potessero fondere e trasformare in dialogo. Ci siamo divertiti e farlo e così abbiamo pensato di scrivere a quattro mani.
C: Anche lo pseudonimo è una burla. Abbiamo mescolato i nostri nomi e ne è uscito Fulvio Di Chiara, che può essere letto ‘Fulvio dichiara’, un bel nome assertivo! E suona comunque meglio che Chiara Di Fulvio!
Leggendo i vostri primi tre romanzi, non si capisce dove ha scritto uno e ove ha scritto l'altro. Vi dividete i compiti e poi fate un editing insieme?
C: Più o meno è così. Ci dividiamo le scene, poi ciascuno rilegge le scene scritte dall’altro e magari propone delle modifiche. Alla fine facciamo l’editing insieme.
F: E questa è la spiegazione razionale. Ma, in realtà, è il demone Fulvio Di Chiara, che ha preso vita e possiede a turno le nostre menti.
Molti autori sostengono che quella sia la fase più noiosa, è così anche per voi?
C: No, direi di no. Dopo la fatica di riempire il foglio bianco, rimaneggiare il ‘già scritto’ è la parte divertente. Forse perché lo facciamo insieme.
F: Certe volte, quando i nostri personaggi si trovano in qualche situazione divertente, ridiamo anche noi come matti.
Generalmente come nasce una vostra storia? L'ispirazione dove e quando scaturisce?
C: Le storie nascono elaborando un’idea iniziale, un’ispirazione, come hai ben detto. Quest’idea iniziale può scaturire da una frase che ascoltiamo per caso, da un’immagine, da un luogo. Ad esempio, per il romanzo I diavoli di San Lorenzo è stata proprio la cupola della chiesa di San Lorenzo.
F: Sì, l’ispirazione nasce dall’osservazione della realtà che ci circonda, che poi stravolgiamo a nostro piacimento.
Al di là dei delitti, ciò che affascina è la presenza costante di tre personaggi. Ce li volete presentare con pregi, vizi e virtù?
C: Sì, certo. Il commissario Massimo Sanfilippo
è l’investigatore ufficiale. Ma, per un motivo o per l’altro, nelle indagini si
immischiano i suoi due amici Sandro e Vittorio, che sono due personaggi un po’
bizzarri, appassionati di delitti.
Inizialmente il personaggio del commissario non era previsto, ma poi ci siamo chiesti: come giustificare che due persone comuni si trovino sempre in mezzo a delitti e misteri? Allora abbiamo inserito anche Sanfilippo.
F: E ci pare che il trio funzioni, perché
l’unione delle loro capacità porta alla soluzione dei casi.
Il commissario è una persona coscienziosa e ha
un ottimo fiuto, non si accontenta dell’apparenza di soluzioni facili e comode.
I suoi amici, proprio perché non fanno parte delle forze dell’ordine, hanno più
libertà di movimento e raccolgono informazioni che si rivelano decisive.
Vittorio è quello riflessivo, che mette ordine nella quantità di fatti che Sandro, con la sua genuina curiosità, riesce a scoprire.
Tuttavia altra indiscussa protagonista è la vostra città, Torino. Che cosa amate particolarmente di lei?
C: Più che tutto l’atmosfera misteriosa che l’avvolge. I portici, le piazze eleganti e i palazzi antichi, ma ancor più gli slarghi e le piazzette che si aprono all’improvviso nella scacchiera delle vie tutte parallele e perpendicolari, tutto contribuisce a creare quella magica atmosfera di bellezza e mistero.
F: Non a caso Dario Argento ha scelto Torino per ambientare Profondo Rosso e altri suoi capolavori. Scommetto che avrà pensato: dietro queste finestre, sotto questi portici, proprio in quel cortile là in fondo potrebbe accadere qualsiasi cosa.
Perché credete che oggigiorno non sia così considerata come, ad esempio Milano o Roma, per un bel week end o come centro nevralgico per un buon lavoro?
C: Forse perché, con l’importanza che ha avuto la Fiat, Torino fatica a scrollarsi di dosso l’etichetta di città esclusivamente industriale., n cui non vale la pena “perdere tempo” come turista, con tutti i posti che ci sono da vedere. Ma Torino è una città bella e interessante come poche, con duemila anni di storia che hanno lasciato numerosissime testimonianze.
F: La crisi della Fiat ha finito anche con il danneggiarla economicamente, visti tutti i posti di lavoro che si sono persi. Rilanciarla come città turistica potrebbe essere un modo di rimediare, almeno parzialmente, alla congiuntura economica non troppo che si è creata negli ultimi anni.
Tra l'altro durante la Fiera del Libro viene letteralmente invasa da addetti ai lavori e appassionati. Da torinesi, amanti della lettura e scrittori, come vivete quei giorni?
C: Entrambi con grande entusiasmo. Siamo felici di avere la possibilità di seguire le conferenze e le presentazioni di tanti scrittori famosi e importanti personaggi del mondo della cultura.
F: Ci piace seguire anche le presentazioni di scrittori meno famosi o, almeno a noi, del tutto sconosciuti. Per il gusto di scoprire qualcosa di nuovo. A volte nei lavori di questi scrittori si nascondono idee potentissime.
Voi siete stati anche ospiti con i vostri romanzi, che effetto vi ha fatto e come avete vissuto quella esperienza?
C: Siamo fieri che i nostri lavori siano stati presentati al Salone, perché negarlo? Fieri e un po’ imbarazzati, forse.
F: Chi l’avrebbe mai detto che un giorno ci saremmo stati anche noi lì in mezzo?
Avete mai pensato di organizzare delle piccole gite nella vostra città in compagnia dei vostri investigatori immaginari accompagnati dai vostri lettori, curiosi di conoscere i posti ove sono ambientati i vostri scritti?
C e F: no mai, ma è davvero un’ottima idea!



