L’Associazione Genesi dedica una mostra al tema dell’oppressione nell’opera di Fabio Mauri (Roma, 1926 – 2009), tra i più importanti protagonisti dell’avanguardia italiana del secondo dopoguerra, avviando così le celebrazioni per il centenario della sua nascita che cadrà nel 2026 e che includerà diversi eventi, tra cui grandi mostre retrospettive itineranti, nonché la pubblicazione del catalogo generale delle opere. L’esposizione si tiene nella città di Milano, dove l’artista soggiornò a lungo, rimanendone profondamente legato.
Mauri è stato un autore capace di interrogare come pochi altri il “secolo breve” nelle sue contraddizioni, tra memoria, ideologia e potere delle immagini. La sua opera, che ha spaziato dalla pittura al disegno, dalla scultura alla performance, dall’installazione alla scrittura, è segnata da una tensione costante tra dimensione individuale e collettiva, tra simbolo e documento, tra etica e determinismo storico. Fin dagli anni Cinquanta ha percepito la potenza e l’ambiguità dello schermo, concependolo come soglia e filtro, superficie neutra e al tempo stesso dispositivo di proiezione e manipolazione, emblema di una società che si andava progressivamente definendo come “società dello spettacolo” e che oggi, attraverso il computer e i social, è divenuta una vera e propria “società dello screen”. Dalla fine degli anni Sessanta ha inoltre anticipato il tema, oggi attuale, del corpo come luogo di memoria e di riflessione critica sull’oppressione, sulle ideologie e sulla possibilità di trasmettere esperienze traumatiche collettive. Molteplici sono state le mostre personali in importanti spazi espositivi in Itala e all’estero, nonché le partecipazioni a rassegne internazionali di primo piano, dalla Biennale di Venezia (1974, 1978, 1993, 2003, 2013, 2015) a dOCUMENTA (13) di Kassel (2012).
L’Associazione Genesi, fondata nel 2020 da Letizia Moratti che la presiede, ha come missione l’educazione ai diritti umani attraverso l’arte contemporanea. Dopo aver esposto, dal 2021 al 2024, in differenti sedi espositive le opere della propria collezione (la Collezione Genesi) legate a rilevanti e attuali questioni sociali e ambientali, dal 2025 ha ampliato la proposta espositiva, dando avvio a una serie di mostre dedicate a grandi artisti ormai storicizzati, non ancora presenti nella propria Collezione, la cui vita e/o il cui lavoro può essere interpretato ex-post come anticipatore di tematiche sociali oggi divenute urgenti. La prima esposizione di questa programmazione è stata la monografica su Louise Nevelson (Kiev, 1899 - New York, 1988) tenutasi a Palazzo Fava a Bologna nell’estate 2025, mentre la seconda è la mostra su Mauri a Milano, in Triennale, a cura di Ilaria Bernardi, realizzata in collaborazione con lo Studio Fabio Mauri – Associazione per l’Arte L’Esperimento del Mondo e con il suo comitato scientifico.
Mauri ha infatti l’importante merito di aver anticipato, fin dalla fine degli anni Sessanta, il drammatico tema dell’oppressione nelle sue possibili declinazioni tipologiche, cronologiche e geografiche. Per questa ragione, la mostra in Triennale Milano si concentrerà su un nucleo di opere iconiche realizzate tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Duemila, capaci di portare in luce l’estrema attualità del lavoro dell’artista attraverso la centralità del tema dell’oppressione, in particolare nelle sue declinazioni legate alla cultura, all’identità e all’ideologia, indagando come nella storia e in diversi contesti geografici questi tre concetti siano divenuti motivi di sopraffazione.
Tra le storiche opere in mostra ci saranno anche l’installazione Amore mio (1970) sul tema della morte, mai più esposta in Italia dopo la sua presentazione all’omonima rassegna tenutasi a Montepulciano nell’anno della sua realizzazione, Manipolazione di Cultura (1974) ed Europa bombardata (1978) che già dai rispettivi titoli rivelano il tipo di oppressione sottesa; I numeri malefici (1978) presentata alla Biennale di Venezia nel 1978 e ora nella collezione del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, nella quale l’artista rivela come l’errore di calcolo e di giudizio possano essere materia di interpretazione dell’uomo e della Storia.
Tra le opere dei decenni successivi in mostra, si annoverano Ricostruzione della memoria a percezione spenta (1988), Cina ASIA Nuova (1996) e Rebibbia (2007) esemplificative della sensibilità dell’artista di percepire e interpretare ogni tipo di sopruso, anche il più individuale e personale, come parte della Storia.
Durante la mostra saranno attivate visite guidate, workshop e incontri educativi co-organizzati da Genesi insieme ai propri enti patrocinanti, tra cui Università Cattolica, FAI, Gariwo – la foresta dei Giusti e Robert F. Kennedy Human Rights Foundation Italia. Queste attività, pensate per un pubblico di tutte le età, offriranno strumenti di lettura non solo della poetica di Mauri ma anche dei temi universali che essa affronta, confermando la volontà dell’associazione di unire arte, riflessione critica e partecipazione collettiva.
Il primo appuntamento del programma pubblico si terrà mercoledì 10 dicembre alle ore 18 e vedrà protagonista Carolyn Christov-Bakargiev, presidente del comitato scientifico dello Studio Fabio Mauri e curatrice del catalogo generale, edito da Allemandi e Hatje Cantz, che sarà presentato per la prima volta per l’occasione.
L’esposizione sarà accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale, con un testo di approfondimento della curatrice, una cronologia sulla vita e sulle opere dell’artista, schede sulle opere esposte, immagini e fotografie storiche provenienti dall’archivio dell’artista.
Main sponsor dell’iniziativa sono Fondazione Cariplo, Eni e Intesa Sanpaolo.
Gli sponsor tecnici sono Open Care, Hidonix e Start.
La mostra organizzata dall’Associazione Genesi segna l’inizio delle attività del centenario che proseguirà con altre iniziative, tra le quali la grande mostra retrospettiva al MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna, itinerante al Mudam in Lussemburgo.
“Le vittime del Potere è una delle sei sezioni in cui si sviluppa la Collezione d’arte contemporanea dell’Associazione Genesi. Il tema dell’oppressione è ad essa implicito e, purtroppo, oggi più che mai attuale. Sono lieta che l’Associazione Genesi possa proseguire nella sua indagine su questo drammatico tema, attraverso un importante e storico artista italiano come Fabio Mauri che ne è stato anticipatore. Le sue opere aiutano a riflettere e aprono riflessioni che smuovono le coscienze. Per questo è fondamentale rileggere la storia dell’arte e i suoi protagonisti alla luce del presente e in vista del futuro: solo così facendo, potremo costruire un avvenire migliore” (Letizia Moratti, Presidente dell’Associazione Genesi).
“A nome dell’Estate e dello Studio Fabio Mauri, ringrazio l’Associazione Genesi, la presidente Letizia Moratti e la curatrice Ilaria Bernardi per questa importante mostra che affronta un nucleo fondamentale della ricerca di mio zio, Fabio Mauri. Queste opere evidenziano con forza drammatica il tema dell'oppressione, che l'artista ha visto da vicino negli anni della sua giovinezza, restituendolo con radicale coerenza e visionarietà nella sua Opera. De Oppressione apre le celebrazioni del centenario della nascita di Fabio Mauri che sarà costellato di grandi eventi a partire dalla pubblicazione del Catalogo Generale che verrà presentato in anteprima digitale in questa prestigiosa sede di Milano, città d’adozione della nostra famiglia” (Presidente dello Studio Fabio Mauri).
“La mostra in Triennale desidera testimoniare quanto Fabio Mauri sia stato non soltanto un artista di indubbio valore, ma al contempo un raffinato e lungimirante intellettuale, capace di leggere nella Storia passata e presente i germi della Storia futura. Anche per questa ragione la sua rilevanza nella Storia dell’arte cresce e si rende ancor più evidente col passare del tempo: le sue opere, dalla forte valenza sociale, indagano i meccanismi con cui la Storia, individuale e collettiva, si dipana all’interno di un determinismo storico che purtroppo ogni volta sembra confermare la veridicità dei ‘corsi e ricorsi storici’ di Giambattista Vico” (Ilaria Bernardi, curatrice della mostra).