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| Foto Via Var Group |
Nel segno dell’incontro tra technè e poiesis, tra invenzione e visione, è Auriea Harvey con l’opera mother/child a vincere il Var Digital Art Award 2025, premio biennale italiano dedicato alla ricerca artistica che attraversa il digitale come linguaggio poetico e strumento di consapevolezza. Un riconoscimento che, alla sua seconda edizione, si conferma come uno degli osservatori più significativi sul rapporto tra arte, tecnologia e cultura contemporanea, capace di restituire la profondità e la fragilità del nostro tempo attraverso le forme dell’innovazione.
Con mother/child, Harvey dà corpo a una delle esperienze più intime e universali: il legame tra madre e figlio. L’opera, che si ispira alla Pietà di Michelangelo in Vaticano, nasce come ambiente digitale tridimensionale, modellato attraverso tecniche di scultura virtuale e stampa 3D, in cui la materia è luce, il codice è gesto, la forma è memoria, una poesia fatta di pixel e respiro, una riflessione che attraversa la materia del tempo e si offre come ponte tra ciò che è generato e ciò che genera. mother/child è anche un'opera interattiva che può essere esplorata tramite qualsiasi tipo di device e ad essa corrisponde anche una versione oggettuale e reale.
Harvey, pioniera della Net Art, costruisce così un linguaggio che unisce profondità scultorea e innovazione tecnologica, traducendo la dimensione intima in una grammatica universale che parla di memoria e connessione. La sua “argilla matematica” si plasma nello spazio digitale e si traduce in presenza fisica, generando una tensione costante tra reale e virtuale, tra tatto e visione, tra distanza e prossimità, attraverso cui la maternità diventa architettura affettiva: non solo immagine di cura, ma anche rappresentazione della vulnerabilità, del limite, della trasformazione.
Le 4 opere finaliste sono state selezionate dal Comitato Scientifico composto da quattro esperti ed esperte che, con generazioni, ruoli, formazioni e traiettorie differenti, incarnano un approccio plurale e stratificato alla contemporaneità: Cesare Biasini Selvaggi, Ivan Quaroni, Gemma Fantacci e Serena Tabacchi. Il Comitato ha assegnato la Menzione Speciale del VDA Award 2025 all'opera What I think it becomes di Matteo Mauro.
L’opera vincitrice è stata individuata da una giuria esterna composta da Marco Pittarello, fondatore e direttore della rivista internazionale Prompt Magazine, e Davide Silvioli, critico, curatore e ricercatore presso l’Università di Roma “Tor Vergata”. Al loro giudizio si sono aggiunte le preferenze del curatore del VDA Award, Davide Sarchioni, di Alessandro Tiezzi, Head of Var Digital Art by Var Group, e del pubblico di Z!NG, contribuendo a delineare una scelta condivisa e coerente con la missione del premio.

Courtesy dell'artista
“Ha vinto l’opera che, secondo il giudizio congiunto di esperti ed esperte d’arte, di tecnologia e rappresentanti del mondo dell’impresa - sostiene Davide Sarchioni - è riuscita più di altre a invitarci a riflettere. Per un premio che nasce dal dialogo tra arte e impresa, in un contesto in cui l’innovazione procede a una velocità sempre crescente, l'arte ci ricorda l’importanza di fermarsi, osservare e interrogarsi sul senso umano del progresso, perché non dobbiamo mai dimenticare chi siamo e dove stiamo andando”.
Con gli altri tre finalisti – Martina Menegon, Quiet Ensemble e The Cool Couple – Auriea Harvey è stata tra le protagoniste del Var Digital Art Award 2025, che si è svolto all’interno di Z!NG – Zone of Innovation & Growth, al Palacongressi di Rimini il 23 e 24 ottobre: una finestra aperta sull’innovazione, sui nuovi linguaggi e sul modo in cui, oggi, l'intelligenza umana e l'intelligenza artificiale si incontrano e si integrano nell’arte digitale e nel business d'impresa.
“Laddove l’impresa sviluppa processi e tecnologie – continua Alessandro Tiezzi – l’arte esplora nuovi linguaggi e forme espressive. E quando questi due mondi si incontrano, nasce un ecosistema fertile dove idee, persone e strumenti collaborano per generare valore e significato”.


