“Anna”: Monica Guerritore debutta alla regia nel segno di Magnani. L'intervista di Fattitaliani

 


Nella sezione Gran Public debutta Anna, opera prima di Monica Guerritore, prodotta da Luminamgr, Masi Film e Mediaflow.
Il film ripercorre la notte del 21 marzo 1956, quando Anna Magnani attende, sola, la notizia dell’Oscar per La rosa tatuata. Sono ore di speranza e tensione, in cui il trionfo pubblico si intreccia con l’addio a Roberto Rossellini. Da quella rottura nasce un distacco dal cinema, il ritorno al teatro e l’inizio di un viaggio interiore tra ferite, amore e memoria.

foto di Vanna Giannoccaro

di Emanuela Del Zomppo

È arrivato il giorno di Monica ed Anna: sul red carpet l’attrice-regista è apparsa radiosa e felice, insieme a tutto il cast che ha diretto per la prima volta al cinema. Non si è risparmiata durante la conferenza stampa, presentando uno a uno gli attori che con lei avevano già lavorato a teatro.
Senza trucco e con le stesse occhiaie della Magnani, Monica non solo ha interpretato un’icona mondiale, ma l’ha fatta rivivere in tutta la sua umanità e fragilità, regalando al pubblico un ricordo indimenticabile di una delle donne più grandi che il nostro cinema abbia mai avuto.

Il messaggio di Anna e Monica è chiaro: mai farsi dominare, mai essere succubi, neanche di fronte alle avversità.

“Anna mi ha sorretto indicandomi la strada per fare il mio mestiere. E io, in quella strada, mi sono accucciata e ho trovato il mio riferimento femminile”.

Con queste parole la regista riassume lo spirito dell’opera, dedicata alla memoria di Andrea Purgatori, che la affiancò nella prima revisione della sceneggiatura.

Guerritore racconta anche la complessità della lavorazione: due anni di difficoltà prima di riuscire a portare il progetto sul set, cinque settimane di riprese e un gruppo di attori che considera decisivo.

La storia raccontata nel film Anna si apre in una data precisa: la notte del 21 marzo 1956, quando Anna Magnani vinse l’Oscar come miglior attrice per La rosa tatuata di Daniel Mann. Fu la prima interprete non anglofona a ottenere quel riconoscimento.
Ma nella pellicola di Guerritore quella notte prende un’altra direzione: invece di trovarsi a Los Angeles, la protagonista attraversa Roma, immersa nei ricordi, nelle emozioni e nei dolori che hanno segnato la sua vita.

Cammina tra le strade della città, incontrando le ombre del passato e le figure che hanno inciso nel suo percorso artistico e umano: Roberto Rossellini (nel film interpretato da Tommaso Ragno), Suso Cecchi D’Amico (Francesca Cellini), Carlo Ponti (Luca Lazzareschi), Alberto Moravia (Antonio Zavattieri), Federico Fellini (Matteo Cirillo), Sergio Amidei (Stefano Rossi Giordani) e Indro Montanelli (Massimiliano Vado).
È un viaggio notturno tra realtà e memoria, in cui si intrecciano la malattia del figlio, il dolore del tradimento e la voce interiore di una donna che ripercorre la propria esistenza con la forza di chi non si arrende.

La Guerritore non cerca di imitare Anna Magnani, ma scava nel suo io più profondo, avvolgendo il suo ritratto nella solitudine e nella forza che hanno segnato la vita di Anna.
Dopo alcune letture a teatro, la sceneggiatura è diventata un linguaggio cinematografico che si intreccia con la memoria.

Monica Guerritore parla anche delle difficoltà affrontate per realizzare il film:

“Se sei un uomo e presenti un progetto, nessuno ha niente da obiettare; se sei una donna, considerano il tuo lavoro come un hobby”.

Alla domanda se Gabriele Lavia le abbia dato suggerimenti o consigli, risponde:

“Mi ha solo detto che non augurerebbe neanche al suo peggior nemico un’esperienza del genere”,

riferendosi alle difficoltà a cui andava incontro.

Che messaggio dà Anna alle donne?

“Anna è un modello per me ma anche per tutte le donne. Il messaggio è semplice: credere in se stesse, andare avanti anche quando sembra tutto difficile.”

Fattitaliani

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